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Pianzo, nella solennità dell’Assunta la visita del vescovo Massimo Camisasca

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In attesa dell’8 settembre in Ghiara, l’anno pastorale diocesano vive un anticipo a Pianzo, nella solennità dell’Assunta, grazie alla visita del vescovo Massimo. La splendida mattina - fresca e soleggiata - bacia un luogo di per sé già incantevole, con il borgo ordinato e il prato verde lussureggiante dirimpetto alla chiesa di Santa Maria, che conserva la primitiva struttura romanica con la navata ad abside quadrata.

Soltanto una parte dei 500 presenti può entrare nel tempio; tutti gli altri partecipano grazie agli altoparlanti alla celebrazione eucaristica e ai canti proposti dal coro di Monchio delle Olle. Durante il corso della giornata, poi, saranno alcune migliaia le persone che saliranno in questo lembo del territorio di Casina per visitare la Pieve.
La fonte dei dati è Franco Spaggiari, che della parrocchia di Pianzo è da ben 45 anni “angelo custode”, come lo definisce monsignor Camisasca al termine della liturgia, che prevede Messa, processione e benedizione solenne.

Il Vescovo arriva poco dopo le dieci e mezzo e per prima cosa benedice un presepe perpetuo posto all’inizio del sentiero che conduce alla Pieve, costruito da Romano Ghirelli all’interno di un grande tronco di castagno. Poi sosta alle bancarelle, dove si ferma per acquistare tre collane. Ad accoglierlo il parroco dell’unità pastorale “Terre del Perdono”, don Bogdan Rostkowski, lieto che per un giorno Pianzo diventi il centro della Diocesi.

A sua volta il pastore diocesano ricorda di essere rimasto molto colpito dalla gradevolezza di questo borgo fin dalla prima occasione e di ricevere il bollettino periodico degli “Amici di Pianzo”, ringraziando a più riprese tutti coloro che hanno lavorato per il restauro e l’abbellimento del luogo.

All’inizio dell’omelia Camisasca si rifà al ritornello del canto popolare eseguito all’inizio della Messa, “Andrò a vederla un dì”, per soffermarsi sul significato dei versi “Bella tu sei qual sole, bianca più della luna”, simbologia che evoca la descrizione della donna descritta nel dodicesimo capitolo dell’Apocalisse.

Propriamente la Madonna non è il sole, che è Gesù – commenta il presule – ma nessuna persona ha seguìto Gesù e ne è stata illuminata come sua madre; se noi riceviamo la luce dall’esterno, Maria ha ricevuto la luce divina dall’interno. Il testo del Magnificat, parlando di umiltà, fedeltà e gioia di essere stati scelti da Dio, ricorda come si tratti di una “luce di fede”; la circostanza in cui la Beata Vergine ha intessuto il suo cantico, la Visitazione, ci dice poi che è una “luce di carità”: fidandosi totalmente di Dio, quella giovanissima ragazza compì infatti un viaggio pericoloso per aiutare la parente che, essendo invece vecchia, doveva affrontare un parto difficile.

E il biancore lunare? Niente a che vedere – precisa monsignor Camisasca - con la tintarella di luna o con le donne pallide: “bianca più della luna” vuol dire interamente pura, non segnata dal peccato, luminosa di ogni virtù umana e cristiana.

La solennità dell’Assunzione di Maria al cielo è allora la festa della bellezza che attrae.
Bellezza che può essere esteriore e interiore.
La nostra ricerca di bellezza - continua la riflessione - spesso si infrange in qualche “tradimento” perché compiamo l’itinerario sbagliato: la cerchiamo nelle cose per salire a Maria, e invece dobbiamo cercare la bellezza in Maria per scoprire la bellezza delle cose.

Di qui il collegamento con il “quando” e il “dove” odierni: se vogliamo trovare dei luoghi in cui poter riacquistare ancora serenità, pace, gioia di vita, desiderio anche di combattere (perché la vita è un combattimento) - afferma il Vescovo - dobbiamo cercarli accanto a Maria e a suo Figlio, che ci conducono al Padre. Come si è fatto a Pianzo.
Ridare bellezza a un luogo come questo costituisce un valore sociale, oltre che religioso, perché ciò di cui oggi le persone hanno sommamente bisogno è vincere la solitudine e lo scoraggiamento.

L’invito finale è a non abbandonare Pianzo, il che non significa solo tagliare l’erba del prato ma soprattutto entrare e pregare nella Pieve, ricordando la ragione prima per cui essa esiste: raccogliere il popolo di Dio, il corpo di Cristo che attende la venuta del suo Regno, con Maria a indicare la strada.

Dopo la benedizione monsignor Camisasca, riferendosi al suo periodo di vacanza, annuncia di stare ultimando il testo del Discorso alla Città per la solennità del patrono san Prospero, che quest’anno avrà per tema “I cattolici e la politica”, e la sua terza Lettera pastorale, in uscita per Natale, che sarà dedicata alla liturgia e alla celebrazione eucaristica.

 

(La Libertà, edizione 04/09/'19)