Home Cultura Gli studenti italiani non sanno leggere, come va qui in montagna? Aggiornamento

Gli studenti italiani non sanno leggere, come va qui in montagna? Aggiornamento

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Riportiamo integralmente il pensiero di Lorenzo Franchini, preside all’Istituto Comprensivo Ludovico Ariosto di Busana, in merito all’articolo sul rapporto Ocse-Pisa e le competenze degli studenti. 

“Trovo che l’articolo descriva un quadro che non rende assolutamente giustizia ai nostri studenti (conseguentemente neanche ai nostri insegnanti ed alle nostre famiglie), fornendo dati che non trovano riscontro nella realtà che vivo quotidianamente.

Il titolo stesso è imbarazzante. Cosa vuol dire che gli studenti non sanno leggere? Un’interpretazione letterale mi indurrebbe a catalogare l’informazione come non attendibile, i nostri studenti leggono, è un dato di fatto! Perché gli studenti della montagna dovrebbero essere significativamente diversi dai loro coetanei? La rarefazione dell’ossigeno migliora forse la capacità di leggere e di comprendere? Per farla breve, i dati di cui dispongo, e sono dati concreti, ufficiali e documentati, mi dicono questo: nell’anno scolastico 2018-19, presso l’Istituto Comprensivo di Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto e Vetto, 34 studenti hanno sostenuto l’esame di stato di terza media, con relative prove Nazionali INVALSI, indispensabili per l’ammissione. L’INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) ha valutato le competenze in italiano di ogni singolo alunno con questi risultati:
18 alunni, ovvero più del 50%, si sono collocati nelle fasce corrispondenti a competenze di livello alto o molto alto, ovvero pienamente “in grado di leggere e comprendere testi complessi con significati espliciti ed impliciti padroneggiando un lessico ampio ed adeguato” (sono parole dell’INVALSI); 9 alunni si sono collocati in una fasce mediana a cui l’INVALSI riconosce le competenze necessarie a “riconoscere le informazioni fornite dal testo distinguendole da parti non pertinenti”; 6 alunni sono stati in grado di riconoscere le informazioni date in modo esplicito e un solo alunno è stato in grado di cogliere anche le informazioni esplicite in modo non del tutto completo.
La fotografia che ci restituisce un osservatore esterno, assolutamente imparziale, mi sembra quindi molto diversa, e più rispondente alla realtà, da quanto descritto nell’articolo.

Sicuramente le problematiche evidenziate sono presenti, le diverse componenti del sistema formativo non sono prive di criticità, questo vale per genitori, insegnanti ed anche dirigenti scolastici. Possiamo e dobbiamo fare meglio.
Purtroppo la criticità più grande sta proprio nell’incapacità del sistema di prendere davvero atto, in tempo reale, dei cambiamenti a cui la nostra società va incontro, con ritmi sempre più stringenti. Sta nella difficoltà di cogliere e valorizzare anche gli aspetti positivi insiti nel cambiamento, di adeguarsi a questi in modo tempestivo, efficace, dinamico e privo di atteggiamenti nostalgici che, comunque, mai potranno riportare indietro l’orologio del tempo”.

Lorenzo Franchini Dirigente Scolastico I. C. Busana

La redazione risponde:

gentile preside, analizziamo punto per punto quello che lei scrive.

Per prima cosa il titolo dell’articolo vuole sottolineare un dato di fatto, sempre più oggettivo, presente in Italia. Lei conosce quanta fatica fanno gli studenti a leggere, a rispettare la punteggiatura (soffermandosi dove ci sono virgole e punti) e comprendendo dopo una prima lettura quello che è scritto.

Il titolo, inoltre, per sua natura deve incuriosire e attrarre il lettore spesso svogliato a leggere o banalmente soffermarsi un paio di minuti sull’articolo. (Guardi caso il titolo, sulle principali testate nazionali, il giorno dopo l’uscita del rapporto Ocse era lo stesso).

Ovviamente non c’è alcuna differenza di trattamento tra studenti di montagna, di paese o di città (anzi l’aria buona può sicuramente agevolarli a stare più in salute). Redacon, però, nello svolgere il suo servizio per l’Appennino ha voluto dare un punto di vista locale ad una problematica nazionale.

L’indagine Ocse-Pisa non valuta le prove Invalsi, criticate aspramente da professori, docenti e presidi di tutto il Paese perché fuorvianti poiché si presume, proprio perché nazionali, non siano valutate nel medesimo modo in cui la maggior parte dei docenti valuterebbe gli stessi compiti nelle proprie materie.  Infine, rileviamo che l’indagine in questione riguarda i ragazzi di 15 anni e non gli alunni di scuola media.

In seguito i link dove reperire l’indagine:

Indagine Ocse-Pisa

Indagine Ocse-Pisa sintesi

Precendente articolo:

Secondo il rapporto dell’Ocse, pubblicato qualche giorno fa, il rendimento degli studenti italiani è peggiorato notevolmente nel corso degli anni. Solo il 5% dei quindicenni italiani è in grado di comprendere un testo e valutarne l’attendibilità. I ragazzi leggono poco e mal volentieri.

Una fotografia che rispecchia anche gli studenti della montagna?

Purtroppo riscontriamo le stesse allarmanti carenze anche in Appennino. La preparazione degli studenti è in gran parte insufficiente. A casa non leggono quasi niente ed è molto difficile per gli insegnati lavorare e preparare lezioni dato il livello molto diversificato degli studenti. Ad essersi interrotta è la scala sociale che offriva a chiunque di poter iniziare e concludere qualsiasi percorso formativo

L’utilizzo continuativo di telefonini e computer non aiuta.  I messaggi che i ragazzi scrivono, infatti, sono completamente sgrammaticati. In questo modo difficilmente impareranno a utilizzare la punteggiatura quando devono scrivere a mano.

Anche i compiti a casa, più volte messi sotto accusa, servirebbero a consolidare ciò che è stato fatto a lezione se assegnati coerentemente.

Negli ultimi anni gli studenti delle scuole medie (età molto critica) – spiega A. P. docente di scuola media - hanno cambiato molto il loro modo di essere. Il mondo dei social ha catturato buona parte dei loro interessi, anche se ugualmente molti di loro, oltre alla scuola, fanno anche sport o frequentano corsi di musica. Teniamo però presente che nella scuola dell'obbligo ci sono molti stranieri (con problematiche innanzi tutto di lingua e di cultura) e crescono sempre di più coloro che provengono da famiglie disagiate. Le esigenze, pertanto, sono molto diversificate e il ruolo dell'insegnante è sempre più difficile. L'uso di internet purtroppo, se non è vagliato dalla famiglia, può essere causa di un vero e proprio ottundimento della vivacità mentale e della capacità critica che, anzi, si conforma a chi fa più tendenza sui social e a degli stereotipi purtroppo anche negativi. Ora i ragazzi stanno perdendo l'abilità di scrivere in corsivo, perché fanno fatica a scrivere sul foglio, essendo il loro usuale metodo di comunicazione la tastiera. L'insegnante fa quello che può e sempre più spesso gli viene chiesto di essere un tuttologo e un burocrate; gli insegnanti con una buona coscienza educativa si sentono frustrati. La famiglia dovrebbe aiutare in modo particolare la crescita dei figli in modo equilibrato e collaborare con i docenti, senza mettere in discussione il loro operato. Purtroppo, a mio parere, ci sono le premesse per un nuovo tipo di analfabetismo di cui stiamo osservando già alcuni segnali”.

3 COMMENTS

  1. Non meravigliamoci di quello che sta succedendo, in questa società sono venuti a mancare gli insegnanti più importanti, i genitori; compito dei genitori è di insegnare ai figli e non dire o fare ciò che i figli vogliono, come vedo sta succedendo in tante famiglie; e questo si ripercuote anche nei rapporti tra insegnanti e genitori, spesso ciò che dicono i ragazzi è la verità e a sbagliare sono gli insegnanti, che sempre più spesso hanno difficoltà a riprendere i comportamenti di tanti alunni per non aver a che fare con genitori infuriati se il ragazzo viene ripreso. Non meravigliamoci se le cose andranno sempre peggio e i ragazzi saranno sempre meno istruiti, uomini e donne maturi, con anni di esperienze vissute e tante difficoltà superate, demandano ai ragazzi le scelte da farsi e criticano l’operato di tanti insegnanti; se non cambia qualcosa non vedo un miglioramento in futuro.

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino
  2. Che bella,purtroppo,la parte finale di questo articolo.Rispecchia in pieno ciò che molti docenti pensano da tanto tempo,ma non hanno il coraggio di esprimere,perché si va subito ad uno scontro diretto con i genitori che in questo momento sono la parte mancante(non tutti per fortuna) del processo educativo.Non sanno più dire di no ,è completamente scomparso lo spirito di sacrificio e ogni richiesta dei ragazzi viene immediatamente soddisfatta.

    Luciano Montermini

    • Firma - Luciano Montermini
  3. Trovo che l’articolo descriva un quadro che non rende assolutamente giustizia ai nostri studenti (conseguentemente neanche ai nostri insegnanti ed alle nostre famiglie), fornendo dati che non trovano riscontro nella realtà che vivo quotidianamente.
    Il titolo stesso è imbarazzante. Cosa vuol dire che gli studenti non sanno leggere? Un’interpretazione letterale mi indurrebbe a catalogare l’informazione come non attendibile, i nostri studenti leggono, è un dato di fatto! Perché gli studenti della montagna dovrebbero essere significativamente diversi dai loro coetanei? La rarefazione dell’ossigeno migliora forse la capacità di leggere e di comprendere?
    Per farla breve, i dati di cui dispongo, e sono dati concreti, ufficiali e documentati, mi dicono questo:
    nell’anno scolastico 2018-19, presso l’Istituto Comprensivo di Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto e Vetto, 34 studenti hanno sostenuto l’esame di stato di terza media, con relative prove Nazionali INVALSI, indispensabili per l’ammissione. L’INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) ha valutato le competenze in italiano di ogni singolo alunno con questi risultati:
    18 alunni, ovvero più del 50%, si sono collocati nelle fasce corrispondenti a competenze di livello alto o molto alto, ovvero pienamente “in grado di leggere e comprendere testi complessi con significati espliciti ed impliciti padroneggiando un lessico ampio ed adeguato” (sono parole dell’INVALSI); 9 alunni si sono collocati in una fasce mediana a cui l’INVALSI riconosce le competenze necessarie a “riconoscere le informazioni fornite dal testo distinguendole da parti non pertinenti”; 6 alunni sono stati in grado di riconoscere le informazioni date in modo esplicito e un solo alunno è stato in grado di cogliere anche le informazioni esplicite in modo non del tutto completo.
    La fotografia che ci restituisce un osservatore esterno, assolutamente imparziale, mi sembra quindi molto diversa, e più rispondente alla realtà, da quanto descritto nell’articolo.
    Sicuramente le problematiche evidenziate sono presenti, le diverse componenti del sistema formativo non sono prive di criticità, questo vale per genitori, insegnanti ed anche dirigenti scolastici. Possiamo e dobbiamo fare meglio.
    Purtroppo la criticità più grande sta proprio nell’incapacità del sistema di prendere davvero atto, in tempo reale, dei cambiamenti a cui la nostra società va incontro, con ritmi sempre più stringenti. Sta nella difficoltà di cogliere e valorizzare anche gli aspetti positivi insiti nel cambiamento, di adeguarsi a questi in modo tempestivo, efficace, dinamico e privo di atteggiamenti nostalgici che, comunque, mai potranno riportare indietro l’orologio del tempo.

    Lorenzo Franchini Dirigente Scolastico I. C. Busana

    Lorenzo Franchini

    • Firma - Lorenzo Franchini