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“Vi racconto il mio Iran”. La giovane castelnovese Martina Bianchi ci parla del suo ultimo viaggio

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L’Iran, paese islamico a maggioranza sciita, è al centro della scena della politica estera degli ultimi mesi. L’attentato al generale Soleimani da parte degli americani ha provocato una crisi  internazionale che nel peggiore dei casi potrebbe provocare una guerra devastante. Martina Biachi giovane 32enne di Castelnovo ne’ Monti è recentemente stata a Tehran con due amici.

Martina quando sei andata in Iran?

Sono stata in Iran ad agosto 2019, quando ancora la situazione era tranquilla, al di là degli storici rapporti tesi con gli Stati Uniti. Ero molto affascinata dalla cultura millenaria iraniana e dall’identità delle persone che lo abitano. Ma la spinta più forte a partire è stata quella di vedere con i miei occhi un paese che nell’immaginario collettivo viene dipinto come pericoloso o inospitale, ma che sentivo non essere così. Ero curiosa di vedere questo Iran “ultimo della classe”, di capire quanta distanza potesse esserci tra un paese reale e la rappresentazione che ne viene fatta dai media.

Quanti giorni siete stati?

Siamo stati 12 giorni e i luoghi che abbiamo visto sono Tehran, Shiraz e il sito archeologico di Persepoli, Ghalat, Isfahan, Yazd, Kashan e Abyaneh.

Che esperienza è stata?

E’ stato un viaggio meraviglioso, soprattutto dal profilo umano. Avevo letto, prima di partire, che il popolo iraniano è uno dei più ospitali al mondo, e non posso che confermare!

Le persone ti fermano per strada a parlare, c’è una predisposizione culturale allo scambio e i bambini, fin da piccoli, vengono incentivati ad interagire con gli sconosciuti. Lo straniero è visto come una ricchezza, una risorsa da approfondire parlando e interagendo con lui.

Le persone sono curiose ed educate, le domande che ci hanno fatto più spesso erano da dove veniamo, se siamo sposati, qual è il rapporto di parentela/legame che ci univa, se abbiamo figli. Sono nate ipotesi varie ed estremamente divertenti sul rapporto che univa, superato lo stupore iniziale ci siamo divertiti a scherzarci su! Le persone sono curiose di scoprirti in una maniera autentica e genuina, chiedono se hai riscontrato difficoltà nel viaggio, vogliono sapere che cosa pensi dell’Iran, come ti trovi e che impressione hai del loro Paese. Molti chiedono anche opinioni politiche, cosa ne pensi degli accordi economici dell’Iran o di trattati internazionali.

Ragazze al Palazzo del Golestan, Tehran

Ad avermi colpita dell’Iran non sono solo gli aspetti positivi ma anche le contraddizioni e le infinite sfaccettature di un paese al quale sembra di non riuscire mai ad arrivare al nocciolo. Abbiamo vissuto molti Iran diversi, siamo entrati in contatto con realtà opposte che convivono nello stesso tempo: dal ragazzo super ricco e cosmopolita che vive tra Londra e Tehran, alla famiglia che non manda la figlia talentuosa in Germania a studiare perché “una donna non può viaggiare da sola”; dalle ragazze che odiano il velo alle donne coperte che camminano due passi dietro al marito; dall’odio diffuso verso la dittatura alle famiglie filo-regime. L’iran è tutto e il contrario di se’ stesso, in un caleidoscopio di punti di vista che è parte stessa del suo fascino.

Avevi paura a girare da sola?

L’idea che abbiamo dell’Iran è falsata e molto lontana dalla realtà. Io non ho viaggiato sola ma in 3, ma non ho mai avuto paura mentre eravamo là. Non c’è stata nessuna situazione di rischio o pericolosa. Abbiamo incontrato ragazze che viaggiavano sole ed erano, ovviamente, attente, ma serene e felici del viaggio.

Non solo non ci siamo trovati in situazioni di pericolo, ma abbiamo ricevuto tantissimi regali! Ci hanno ospitati in 2 case, invitati in almeno altre 20, ospitati ad un matrimonio, ad un pic nic nel parco, ad una festa in un attico super lussuoso, in una casa sperduta nelle montagne; ci hanno regalato mandorle, frutta, biscotti, the; abbiamo fatto amicizia con famiglie intere, ragazzi e ragazze giovani, bambini…

È un Paese ospitale verso gli europei?

Un iraniano di etnia baluchi con il figlio

L’Iran è un paese molto vasto in cui la geografia, le religioni e gli scambi commerciali hanno generato una ricchezza etnica e culturale bellissima.

L’etnia principale è quella persiana, ma ci sono moltissimi altri gruppi come i Curdi nella zona verso l’Iraq, i Baluci verso il Pakistan, gli Azeri a nord, ceppi di origine Araba al sud… Alcuni gruppi sono ancora nomadi, come per esempio i famosi Qashqai o i Bakhtiari.

Ll’Iran è la culla dello Zoroastrismo, l’antica religione monoteista dell’Asia centrale che sopravvive soprattutto nella zona di Yazd. Alcuni iraniani con cui abbiamo parlato ci hanno detto che ritengono che il culto Zoroastriano sia la “vera” religione dell’Iran poiché l’Islam è stato imposto e non è originario della Persia, quindi non gli appartiene in maniera profonda, non rispecchia il modo di essere persiano.

Anche a livello Islamico l’Iran è una delle poche nazioni al mondo a maggioranza Sciita. Le differenze sono sottili, un po’ come tra cattolici e ortodossi, ma lo scontro storico e culturale con i paesi arabi e a maggioranza Sunnita è forte.

E’ un paese composto da tante realtà e sfaccettature, inafferrabile in una descrizione sola. E’ scambi e chiusura, apertura al dialogo e ostilità, generosità e durezza, curiosità e divieti.

Si sente forte la dualità tra la realtà di casa, in cui si può essere più rilassati e senza veli (sia in testa che sulla bocca) e quella dell’esterno, del “mondo fuori”, in cui bisogna sistemarsi il velo sulla testa e sulla lingua.

Torre Azadi (Libertà), uno dei simboli dell’Iran fatta costuire per i 2500 anni dell’impero, sede di molte proteste

Puoi spiegarci qualcosa di più sulla crisi con gli Usa?

La storia recente dell’Iran è molto complessa e articolata. Le tensioni moderne si sono originate a partire dalla Gran Bretagna e dalla gestione del Petrolio. Gli Stati uniti hanno preso parte ad un colpo di stato con la Gran Bretagna, chiamato Operazione Ajax, e, tra vari episodi storici, la crisi è peggiorata fino ad arrivare al momento cruciale del sequestro nell’Ambasciata americana a Tehran che ha portato poi alla rottura dei rapporti diplomatici tra i due paesi.

L’ex Ambasciata americana a Tehran ospita oggi il Museo dello spionaggio Usa in Iran, un museo filo-regime che da un lato incita una propaganda quasi caricaturale contro gli Stati Uniti, dall’altro è comunque un punto di vista insolito che mi ha lasciata con spunti di riflessione sulle ingerenze americane nella politica dell’area.

Quali attrazioni culturali ci sono?

L’Iran è un paese che ha moltissimo da offrire: paesaggi e scenari naturali bellissimi, un’identità complessa e affascinante, cultura e calore umano, la varietà di un paese che ogni giorno ti mostra un lato diverso della realtà. Ha una storia che è paragonabile a quella della civiltà Romana per portata culturale e artistica.

Sito archeologico di Persepoli

Tra le tante attrazioni mi vengono in mente le ville storiche di Kashan, le moschee con maioliche blu meravigliose, le Torri del Silenzio a Yazd, oltre alla città stessa di Yazd fatta in mattoni di fango e paglia, il sito archeologico di Persepoli, la bellissima Shiraz con la tomba del poeta Hafez.

2 COMMENTS

  1. Ho lavorato x più di un anno in Iran e condivido pienamente il racconto della ragazza. È un e ricco di storia, ero all oggiato al centro di Isfahsn nella zona dove vivono o sciiti e cristiani. Quando ci sono le loro ricorrenze non c è distinzione tra cristiani sciiti e europei ti offrono per strada le loro bevande. Per non parlare del turismo da tutto il mondo, cosa che come era descritto alcuni media era una metà da evitare. Un popolo umile e fiero di essere iraniano, educato gente mai vista che ti ferma e ti chiede se tutto va bene. Quello che sta succedendo in Iran, ho pensato che i veri terroristi sono dalla altro lato.

    Begni Renato

    • Firma - Begni Renato
  2. Per andare ad Isfahan, arrivati a Qom. avete continuato dritto. Noi invece arrivati a Qom, città santa dell’Islam, giravamo a destra per arrivare ad Arak dove c’era il cantiere. E’ stato ad Arak che, per la prima volta in vita mia, ho visto la colonnina di un termometro a -34 e un metro di ghiaccio, un paesaggio artico in Asia. Scrivo questo commento cedendo ad un momento di nostalgia e di rabbia. Il territorio che parte da lì per poi finire in Siria, è il Kurdistan. Anni prima, avevo lavorato in Iraq tra Kirkuk, Erbil e Saladdin dall’altra parte di un confine che non c’è: lì c’è solo un popolo, e quello sì che è un popolo, a cui è negata una patria e che noi, “occidente”, abbiamo più volte usato e tradito, lasciandolo prima al gas nervino di Saddam Hussein e più recentemente in Siria al nuovo impero ottomano.

    Giovanni Annigoni