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Cooperare con gli altri per essere vivi e attivi tutti

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Briganti del Cerreto

Un appuntamento annuale, un po’ conversazione, un po’ ricerca. Promosso dalle storiche cooperative di comunità Valle dei Cavalieri e Briganti del Cerreto, con la cooperazione
regionale, con ricercatori d’eccezione come Paolo Venturi (Aiccon) e Flaviano Zandonai (Cgm). È già giunta a cinque annualità la Scuola delle Cooperative di
Comunità. Ne parliamo con Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative Reggio Emilia.

Come nasce questa idea di una Scuola?

“Da una conversazione a pranzo nel corso della prima edizione con gli amici che citavo e i cooperatori comunitari. Era una giornata autunnale piovosa ma eravamo entusiasti delle emozioni di quelle giornate e non potevamo fermarci. È nata come l’appuntamento dato ad amici che si volevano assolutamente rivedere proprio lì, fra quelle stesse mura d’Appennino e per quelle strade.
Come se solo lì e con una forte motivazione personale d’incontro e condivisione potesse avere senso un confronto e una formazione comune “non sulla ma alla” cooperazione comunitaria. Ne parlavamo nel ringraziare, con una forma di pecorino di Succiso, la farina di castagne di Cerreto Alpi e il CD de Lassociazione, i relatori di quelle giornate venuti da lontano. Avevamo appena conversato su montagne e comunità con Giovanni Lindo Ferretti. L’emozione era grandissima”.

Chi la sostiene e quando è decollata?

È sostenuta da Legacoop e Confcooperative Emilia-Romagna che hanno proposto la Scuola fra i progetti di promozione cooperativa finanziati da Regione Emilia- Romagna ottenendo sempre questo sostegno. Un
altro sostegno fondamentale è sempre stato assicurato poi dalle due Cooperative Briganti del Cerreto e Valle dei Cavalieri, da docenti e relatori appassionati e dai partecipanti con proprie quote di rimborso a parte dei costi organizzativi.

Lo strumento cooperativo quanto è fondamentale in questo percorso e perché?

Cooperativa Vale dei Cavalieri

Abbiamo ampiamente compreso che le aree con una minore densità di risorse e flussi sociali, politici e di mercato trovano opportunità di resistenza e crescita solo introducendo cultura, abilità e una determinata intenzione di cooperare. Non si tratta necessariamente e immediatamente di costituirsi in cooperativa ma di collaborare stabilmente condividendo azioni, strategie e obiettivi individuali in una prospettiva comune.
Qui servono istinti e aspirazioni individuali molto forti ma è impossibile realizzarli senza una cooperazione fra loro e, insieme, con soggetti e mercati esterni.
La montagna, del resto, ha sempre resistito così: il fine era la proprietà individuale e la sua tradizione familiare; cooperare con gli altri nella trasformazione dei prodotti e nell’aiuto vicendevole era lo strumento necessario.
Nel lungo periodo l’impresa chiusa al territorio e a queste visioni comuni, anche se di successo, consuma e indebolisce il futuro per sé e per tutti.
La mancanza diffusa di questa consapevolezza è uno dei problemi più gravi dei territori montani, anche nell’Appennino tosco emiliano.

Cerreto alpi. Circolo. Scuola edizione 2019

Come è organizzata e chi partecipa alla scuola? Chi ne sono i docenti? Ci può dare alcuni numeri?

Si tratta di due moduli d’incontro, di due giornate residenziali ciascuno, che si trascorrono abitando insieme in tutti i posti letto disponibili e più vicino possibile a Succiso e Cerreto Alpi.
I partecipanti sono stati fino a qui circa sessanta per ogni edizione ma con una partecipazione più ampia a singoli eventi e momenti della Scuola. Arrivano da tutta Italia, con partecipazioni da Calabria e Puglia come da Friuli e Piemonte.
Il ‘corpo docente’ è composto di ricercatori universitari insieme a cooperatori comunitari, esperti di cooperazione, testimoni diretti, amministratori pubblici. Un appuntamento fisso di tutte le edizioni è con i protagonisti di Valle dei Cavalieri e Briganti del Cerreto, mentori della Scuola con la loro evoluzione, e con Giovanni Lindo Ferretti e la sua narrazione presente delle comunità.

È una scuola, per il suo tipo, unica in Europa?

Non so se è unica e poco interessa che lo sia. Fino a qui è stata unica per chi l’ha partecipata e la ricorda come un appuntamento importante, di passaggio alla dimensione conversativa della cooperazione comunitaria e dello sviluppo dei territori. Il passaggio sociale, politico e tecnico più importante per lo sviluppo dei territori che va compreso e strutturato. Per me, fino a qui, è stata unica, non ho già visto o partecipato a esperienze simili.

Giovanni Teneggi

Perché i casi di Valle dei Cavalieri e de I Briganti del Cerreto sono diventati best case? Con quali ingredienti di successo?

Queste due esperienze sono antesignane di due forme di cooperative di comunità fra le più interessanti e diffuse. La cooperativa comunitaria paese nel caso di Succiso e la cooperativa comunitaria di lavoro nel caso di Cerreto Alpi. A Succiso è emblematica e fa scuola la capacità di trasformare nuovamente ciò che si ha in valore individuale e comune. Qui è fortissima l’intuizione del fare insieme e per tutti come strumento necessario per la realizzazione dei sogni individuali: il mix fra storie e scelte individuali e storia del paese è straordinario. Il bar, chiuso, riapre perché diventa anche negozio per tutti; il mezzo per fare la spesa che porta anche la gente a scuola; il forno che fa il pane per i turisti, che lo fa anche per gli abitanti. Tutto reso possibile da scelte individuali molto determinate e visionarie: non ci sarebbe la cooperativa senza i suoi singoli protagonisti e le loro storie, ma non esisterebbero questi senza la cooperativa.
Al Cerreto invece la chiave più profonda è quella generazionale e trasformativa con riguardo sia alla scelta di ritorno dei giovani, sia al loro rapporto con i padri e le madri, e anche con i nonni, personali e del paese.
I giovani hanno scelto di stare e vivere lì e hanno dovuto convincere le loro famiglie di questa possibilità con intuizioni e visioni di trasformazione di quello che c’era per una funzione e un mercato nuovi. Le due tensioni, quella fra comune e individuale a Succiso e quella generazionale e trasformativa a Cerreto sono ancora molto vive e attive, sia nei successi sia nelle fatiche.

La scuola al.metato di cerreto. Alessio Farina dei Briganti

Davvero tramite la cooperazione di comunità si può migliorare l’attrattività dei territori? Oltre ai due best case iniziali, quali sono gli altri, per esempio?

Ormai i casi di successo sono molti in tutte le Regioni, difficile segnalarne solo alcuni. Potrei fare il giro d’Italia con Le Valli in Valle Stura e Franco Centro a Mondovì (Piemonte), di Linfa in Valle Trompia/Valle Sabbia e Rais in Val Brembana (Lombardia), Albero di mango a San Nicolò e Ainsei d’Auronzo (Veneto), Laudato Sii all’Isola del Giglio (Toscana)… potendo proseguire con la citazione di più realtà, molte di più, di regione in regione. L’algoritmo della cooperazione comunitaria è semplice ma immancabile nel creare nuove opportunità: (aspirazioni individuali X opportunità e bisogni comuni) + (risorse locali X mercati nuovi esterni) + (saperi tradizionali X tecnologie e visioni giovani) + (nativi X ritornanti X alieni) + (rischi personali X fiducie comuni) + (determinazione X tempo). Tutto qui.

Quali sono oggi, sul territorio nazionale, le altre cooperative di comunità nate dopo l’esperienza reggiana?

Riferendomi al passaggio precedente dirò solo della prima e dell’ultima. Ce n’è stata una prima che non va dimenticata e che segna la necessità della condizione culturale di questi processi di sviluppo: si tratta di Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello nata nel 1980 dopo un’incubazione iniziata nel 1967 in questo paese del senese. L’ultima più vicina a noi, a San Leo in provincia di Rimini nell’omonimo borgo storico dove è nata Fer-menti leontine.
Ma i territori più fecondi dell’ultimo anno sono stati Toscana e Abruzzo. In quest’ultima regione se ne contano ormai venti e in un’area dalle difficoltà strutturali molto note.
L’ultima notizia da una giovanissima cooperativa toscana della quale leggo il messaggio ricevuto che mi sembra dica tutto: ‘2 gennaio.
Prima assemblea della cooperativa di comunità Cooper-Pracchia. Il paese tutto presente, cinque lavoratori di cui quattro sotto i 30 anni. Che soddisfazione!

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Cosa è la scuola delle cooperative di comunità
Tra ricerca e conversazione: ecco la scuola

“Formalmente - spiega Giovanni Teneggi - la Scuola delle Cooperative di Comunità è un evento di ricerca e formazione proposto annualmente dal movimento cooperativo emiliano romagnolo con le Cooperative Briganti del Cerreto e Valle dei Cavalieri.
L’organizzazione è, infatti, curata da queste cooperative con Legacoop e Confcooperative Emilia-Romagna, il supporto dei rispettivi Enti di Formazione Demetra e Irecoop e la supervisione di Aiccon, istituzione universitaria bolognese di ricerca universitaria nel campo dell’economia cooperativa e sociale.
Per una risposta di sostanza direi invece che si tratta di una conversazione di ricerca, confronto e approfondimento sulla cooperazione di comunità nata con alcuni amici di queste esperienze, in particolare
i ricercatori Paolo Venturi (Aiccon) e Flaviano Zandonai (Cgm) e allargata poi nel corso delle cinque edizioni realizzate fino a qui alle più interessanti iniziative di sviluppo comunitario note nel nostro Paese e in continua evoluzione.
Rispetto a questa dimensione, cuore della Scuola, le quattro giornate della Scuola a Cerreto Alpi e Succiso sono quasi un’autoconvocazione di cooperatori comunitari e altre figure interessate al fenomeno che serve
a rivedersi, aggiornarsi, condividere nuove notizie, ampliare la conoscenza comune e, tutte le volte, immancabilmente, sorprendersi di esperienze inedite”.
La scuola è organizzata ora in un contratto di rete tra i promotori. “È stata una scelta organizzativa e di stabilizzazione dell’esperienza maturata fino a qui per favorire i rapporti istituzionali e di sostegno per la sua continuità”.

Gli incontri che lei tiene sulle cooperative di comunità in giro per l’Italia sono parte della Scuola? Se sì quali sono i luoghi nei quali l’ha promossa?

“La conversazione della Scuola e i suoi stimoli sono parte di tutti coloro che la partecipano e la vivono, ce li portiamo dietro ma non c’è un collegamento formale. Oggi il processo di diffusione è molto ampio e articolato.
Le mie tappe nel solo mese di gennaio nell’ambito del progetto di Confcooperative/FondoSviluppo che coordino sono state a Ostana in Piemonte, a Fano nelle Marche, a Priverno nel Lazio, a Campolattaro in Campania, con Gal del Molise e dell’Abruzzo, con Fondazione Cariplo in programmi per le aree interne della Lombardia”.

Oreste Giovanni Torri

“La scuola - afferma Oreste Torri presidente cooperativa Valle dei Cavalieri - è un appuntamento con il quale si cerca di mettere in evidenza  un nuovo possibile modello di opportunità socio-economica, da promuovere soprattutto nei territori di montagna, i più spopolati e di crinale, oggi definiti più comunemente aree interne. Il nuovo modo di approcciare queste tematiche trova un consenso diffuso. Lo riscontro direttamente quando sono invitato in giro per L’Italia a incontri, promossi dalle varie associazioni economiche e istituzionali come rappresentante della Valle dei Cavalieri. Siamo riconosciuti come esempio e contenti di scambiare esperienze.

 

Giovanni Teneggi

L’intervistato
Giovanni Teneggi
Giovanni Teneggi ha 51 anni, nativo di  Rosano di Vetto vive con la sua famiglia a Castelnovo ne’ Monti. Direttore di Confcooperative Reggio Emilia per questa Associazione segue a livello nazionale progetti di animazione e sviluppo locale. Su questo tema è autore di E le montagne s’inchinarono ad ascoltare, AbaoAqu, 2015 e coautore di Riabitare l’Italia, Donzelli Editore, 2018.

 

 

(Gabriele Arlotti)

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