Home Diocesi ne' Monti L’emergenza, tempo per pregare. L’omelia del Vescovo

L’emergenza, tempo per pregare. L’omelia del Vescovo

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Dal settimanale diocesano La Libertà

Nella notte, un nuovo decreto del Governo fissa misure ulteriormente restrittive per le zone “chiuse”, tra le quali Reggio, nell’immane lotta alla diffusione del contagio da Covid-19 che il Paese sta combattendo. Poche ore dopo migliaia di reggiani si ritrovano nelle case in collegamento tv o internet con la Messa mattutina presieduta da monsignor Massimo Camisasca - trasmessa e registrata dal Palazzo vescovile a cura del Centro diocesano Comunicazioni sociali - e possono apprezzare il conforto delle sue parole, ancor più consolatorie in un tempo di digiuno eucaristico.

Spero che questa esperienza difficile e dolorosa che ci è data da vivere in questo momento rappresenti per tutti noi una purificazione della mente e del cuore, dice il Vescovo all’inizio della necessariamente sobria celebrazione, assistito dal diacono Enrico Grassi e affiancato da monsignor Gianfranco Gazzotti e da don Patrick Valena.

La preghiera e la vicinanza del pastore vanno a tutti coloro che sono in difficoltà, in primo luogo ai malati, a quanti sono stati riconosciuti toccati dal coronavirus, alle persone più limitate nella loro vita e ai familiari, a chi ci ha lasciato e a chi è rimasto nel lutto.

Ma anche ai professionisti della sanità che stanno dando seria prova di dedizione e donazione delle loro energie, alle autorità che devono prendere decisioni impopolari, alle tante famiglie scombussolate dalle misure emergenziali, con i figli a casa da scuola da gestire per diverse settimane.

La nostra preghiera – dice don Massimo con il suo volto fermo e compreso che guarda dritto in camera - è una supplica al Signore per l’intercessione di Maria, soprattutto della nostra Madonna della Ghiara, perché allontani da noi il flagello della malattia e delle difficoltà che stanno gravando su tutto il Paese e che ci obbligheranno certamente a cambiare ritmi e modi della nostra esistenza quotidiana. Poi il presule attinge alle lettura della seconda domenica di Quaresima, quella della Trasfigurazione di Gesù, a cominciare dalla storia di Abramo della prima lettura. Anche noi – commenta - dobbiamo uscire dalle condizioni di vita in cui abbiamo vissuto finora e nello stesso tempo non sappiamo bene, come accadeva ad Abramo, quale sarà la vita che ci troveremo a vivere.

Il nostro uscire dalla “terra” che conosciamo verso un nuovo traguardo, aggiunge monsignor Camisasca, ci insegna che qualcosa deve cambiare. Ci siamo trovati feriti nella nostra debolezza, pensavamo forse di essere onnipotenti, che nessun male e nessun inconveniente avrebbe potuto toccare la nostra vita e invece ci siamo scoperti fragili, di una fragilità molto irruente, immediata. In pochi giorni tutto è cambiato. Non è stato come un nemico che viene da lontano e si avvicina a poco a poco, ma piuttosto come un nemico che ha invaso di colpo le nostre vite, ci ha scossi e ci ha chiesto di vivere in altro modo. Forse – prosegue il Vescovo - ci è chiesto realmente di riscoprire ciò che è essenziale nella nostra esistenza, l’affidamento a Dio. Non possiamo basarci solo sulle nostre forze.

Ese dobbiamo certamente ringraziare scienziati e ricercatori, augurandoci che possano presto trovare dei rimedi efficaci al virus, nello stesso tempo abbiamo scoperto che c’è una fragilità profonda della nostra vita che può non trovare la sua risposta in nessuna scienza, ma deve trovarla in una domanda più radicale, quella che riguarda le nostre origini e il nostro futuro definitivo, il nostro essere creature. È qui – insiste Camisasca - che possiamo comprendere il passo che dobbiamo compiere: riconoscere che Dio in ogni caso guida la storia degli uomini e che ci insegna ogni momento a vivere meglio, usando anche delle difficoltà per insegnare al suo popolo uno sguardo più vero.

La difficoltà che sperimentiamo, inoltre, ci fa scoprire fratelli e forse capire quanto sia ingiusto e superficiale vivere attraverso l’alterco e l’esclusione, gridando, contrapponendoci… e comprendere invece quanto sia importante la vicinanza, soprattutto a coloro che soffrono e sono disorientati. È in questa condizione di vita che Cristo ci chiede di essere suoi testimoni e suoi annunciatori e vicini ai nostri fratelli, in un ritmo di giornata forse più pacato, forse diversificato, con delle speranze nuove, più realistiche ma più vere e profonde.

Nell’omelia il vescovo Massimo trae insegnamento anche dal Vangelo, domandandosi: cosa vuol dire vivere la trasfigurazione in queste giornate? Vuol dire – la sua risposta - cercare la luce di Gesù, che non smette mai di brillare, anzi è ancora più luminosa quando i giorni si fanno tenebrosi; la luce di Gesù che vediamo nella fede della Chiesa, nella fede nostra e dei fratelli, che vediamo nelle infinite possibilità di carità che ci sono offerte, che vediamo nella speranza di chi, in questo momento difficile, lavora perché si creino le condizioni di un futuro. La luminosità di Gesù – questo l’augurio del pastore diocesano - riempia di calore e di colore anche queste giornate così difficili. E se anche ci è chiesto di fare dei sacrifici, di essere un po’ più fermi e riflessivi, sappiamo sfruttare queste occasioni, sappiamo trovare momenti di silenzio, di lettura, di convivenza con i nostri familiari, tenendo presenti naturalmente tutte le accortezze che ci sono state consigliate.

Poi l’invito più importante: fare di questi giorni un’occasione di preghiera: preghiamo il Signore che allontani dal nostro Paese le difficoltà, il male, che ci faccia risorgere presto, prima ancora della stessa Pasqua di Risurrezione segnata dal calendario; preghiamo il Signore che ci faccia essere obbedienti e creativi nello stesso tempo, che ci faccia vivere con pacata certezza queste nostre ore, che ci faccia riscoprire l’essenzialità della vita, ciò che nessuno ci può strappare, che è la presenza di Dio, la sua paternità, il suo perdono, la sua correzione, il cammino in avanti verso il regno dei cieli.

Vi supplico, conclude il Vescovo: non lasciate la preghiera, accompagnate le vostre giornate con la preghiera del Rosario, con la meditazione di alcuni piccoli brani del Vangelo, con la conversazione importante ed edificante fra di voi, e il Signore presto, attraverso questa valle oscura che stiamo percorrendo, ci farà ritrovare – come Egli dice nel Salmo - i pascoli della vita.

Edoardo Tincani