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Diventare madri al tempo del coronavirus

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In questo momento di emergenza in cui siamo aggiornati quotidianamente e minuziosamente sui numeri che parlano di malati e di morti, nei reparti di ostetricia di quegli stessi ospedali dove si combatte, numeri positivi di vita e di speranza verso il futuro hanno il sopravvento. Anche qui si affrontano dolore e fatica, ma per accogliere la nascita, la vita che arriva, ignara di eventi e fattori esterni.

Nella nostra provincia dal 1 gennaio al 30 marzo sono nati 797 bambini: 491 all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, al Franchini di Montecchio 130 bambini, 126 a Guastalla, 50 a Scandiano.

Attualmente, come si legge nel comunicato stampa ufficiale  fornito dal Santa Maria Nuova, l’organizzazione della rete ospedaliera provinciale messa in atto per far fronte all'emergenza ha portato alla temporanea sospensione delle attività nei Punti Nascita di Scandiano, Guastalla e Montecchio, progressivamente attuata nelle scorse settimane, centralizzando i parti all’Arcispedale Santa Maria Nuova. Questa misura sta garantendo un’assistenza appropriata e in sicurezza a tutte le partorienti e ha permesso, d’altra parte, di redistribuire gli specialisti anestesisti nei settori intensivi Covid dei diversi ospedali provinciali.

Nelle prime settimane di emergenza le misure adottate all’interno del reparto nascite sono state molto restrittive, ma le unità operative stanno tarando continuamente  i loro interventi in itinere proprio per garantire la massima naturalità dell’evento.

Il dottor Giancarlo Gargano

Abbiamo chiesto ad alcune mamme in attesa come vivono questo momento e quali sono le preoccupazioni maggiori. Sicuramente la paura della solitudine nel vivere questo evento è un sentimento che accumuna: “L’umore è altalenante, perché fino a qualche giorno fa si diceva che non facevano entrare neanche il papà al momento del parto, quindi c’è la paura di affrontare tutto da sola in un momento così difficile.

L’utilizzo necessario dei dispositivi di sicurezza nasconde i volti, le espressioni e questo per alcune mamme in attesa è un elemento che mette apprensione.

“Un’altra cosa, magari banale, ma è il fatto che le ostetriche e chi ti assiste in quel momento saranno tutti bardati con le mascherine, i guanti  e sarà strano non poterli vedere in faccia, vedere bene chi hai vicino.”

“Cerco di andare  all’ospedale il meno possibile e anche durante le visite cerco di stare molto attenta.

Ma com’è partorire oggi al tempo del coronavirus? Come il covid-19 ha cambiato l'attesa , il parto e come il personale sanitario sta affrontando questa situazione?

Lo abbiamo chiesto al Dott. Giancarlo Gargano, direttore dipartimento Materno Infantile e direttore Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale  AUSL di Reggio Emilia: “Nascere ai tempi del coronavirus è indubbiamente un po’ diverso, ma è evidente che si continua a partorire in sicurezza , cercando di garantire quel confort che è assolutamente necessario, ma soprattutto cercando di garantire quella naturalità del parto che dobbiamo assolutamente preservare.

Dopo la grande paura iniziale ci siamo resi conto che funzionano le strategie e i sistemi che stiamo adottando e questo ci ha dato grande forza”.

Molte efficiente si è rivelata la collaborazione e la sinergia tra i sanitari della  rete ospedaliera della provincia e non solo, che ha permesso una comunicazione capillare e portato all’intercettazione di tutte le donne del percorso nascita, continuando ad assicurare tutti i passaggi cruciali che accompagnano la gestazione.

“Contemporaneamente”, sottolinea Gargano, “abbiamo creato due percorsi differenti per le donne positive e non, perché il covid può interessare anche le donne gravide, ma per fortuna abbiamo visto che non colpisce prevalentemente, cioè le donne gravide sono colpite esattamente come tutto il resto della popolazione e questo ci dà serenità”.

L’identificazione dei casi positivi o sospetti avviene già in sede di pre-triage e comporta due percorsi separati.

In caso di positività è prevista un’Area Covid dedicata caratterizzata dalla presenza di accettazione, ambulatori, sala parto/sala operatoria e degenza completamente distinti, l’altro percorso per le donne non positive rimane sostanzialmente inalterato e questo, spiega Gargano, “dà garanzia assoluta, perché sono percorsi completamente distinti, ma con analoga dignità e qualità di prestazione”.

Nell’Area Covid le donne possono avere il neonato accanto a sé (rooming-in dedicate) e sono assistite da personale sanitario apposito. Possono essere accompagnate, inoltre, da una persona (il papà/un familiare) qualora asintomatico e/o negativo. Il piccolo può essere allattato al seno previo utilizzo da parte della madre della mascherina chirurgica e delle opportune norme igieniche. Il piccolo riceve in sede le opportune visite neonatologiche e gli accertamenti necessari.

Rispetto alla trasmissione dell’infezione madre-feto il Direttore rassicura che “non è stata dimostrata una trasmissione verticale dell’infezione dalla madre al feto, per cui in realtà per  i pochissimi neonati risultati positivi nelle prime settimane di vita verosimilmente si è trattato di infezioni acquisite dopo il parto e in ogni caso la sintomatologia descritta risultata molto sfumata o del tutto assente. E’ comunque importante anche per questi neonati stabilire un appropriato follow-up e per questo motivo abbiamo ugualmente creato delle equipe di personale sanitario che vanno a visitare a domicilio questi bambini in caso di necessità”.

Il Direttore ci tiene a sottolineare quanto sia importante, anche in una situazione di emergenza, cercare di tutelare il più possibile la naturalità del parto per tutte le donne, perché “oggi si diventa genitori pochissime volte nella vita; è un’esperienza bellissima e quindi è importante preservare questi momenti”.

L’accesso dei familiari è stato necessariamente modificato per ridurre il rischio di diffusione dell’infezione, ma la presenza del papà in sala parto per tutto il tempo del travaglio, del parto e delle prime ore dopo la nascita è sempre garantita: “abbiamo voluto e mantenuto la presenza del papà in sala parto per tutto il periodo e anche nel periodo successivo, così importante per tutti i neo genitori, perché sono momenti indimenticabili e molto belli. Anche nei giorni successivi  i papà (o un altro familiare) può accedere al reparto e accudire il suo bambino, sebbene in fasce orarie per evitare il sovraffollamento delle stanze di roaming-in. Anzi abbiamo dedicato un’ostetrica all’accoglienza dei papà e per garantire piena sicurezza in reparto” .

Prima della dimissione i neonati sono sottoposti a screening neonatali e accertamenti e grazie alla presenza del Centro Nascita e dello sportello SAUB provinciale all’interno del Santa Maria Nuova i genitori possono fare la denuncia di nascita e la scelta del Pediatra di Famiglia prima del rientro a casa.

In campo medico-sanitario come in quello della scuola si sta lavorando anche per sperimentare nuove forme di comunicazione e di incontro tra i futuri genitori e gli operatori: “stiamo adottando procedure alternative  che gestiscono il percorso nascita territoriale, attivando tutti i sistemi informatici che oggi abbiamo cominciato a conoscere; sono stati realizzati dei video disponibili sul sito aziendale e questa settimana sono iniziati gli incontri di accompagnamento alla nascita in videoconferenza, tra le mamme e le ostetriche”.

Quindi non dimentichiamo che anche in una situazione senza precedenti come quella che stiamo attraversando “si può nascere molto bene, serenamente, perché si sono create sinergie tra operatori sanitari e genitori molto importanti.

Manteniamo misure di cautela e approfittiamo per goderci questi momenti unici; forse da tante situazioni di preoccupazioni e di ansia possono anche nascere attimi di familiarità che credevamo sopiti e che sono una parte saliente del nostro futuro e del nostro essere”.

 

Giulia Ovi