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MaB: un allargamento che vale doppio. Giovanelli: “Obiettivo territori più abitati”

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Primo lustro di vita per la Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano. “Aderire alla Mab Unesco per cinque anni è servito e, proprio l’emergenza legata alla pandemia, drammaticamente lo dimostra in termini di opportunità e attualità. Per coglierne le potenzialità nel suo complesso, invece, abbiamo bisogno di più tempo ancora”. Parole di Fausto Giovanelli, coordinatore della Riserva di Biosfera Appennino tosco-emiliano che, l’11 giugno 2015 veniva proclamata tale a Parigi.

 

Perché? A cosa serve essere nel programma Mab a questi primi 34 Comuni di 4 province e ai suoi 6 parchi?

“Sicuramente per l’autostima: ma sarebbe troppo poco. Quindi aggiungo per la cultura. Ma anche per la consapevolezza del valore dell’ambiente, del paesaggio e per una vivere più salubre e come etica civile. Le montagne lo stanno dimostrando negli Appennini e nel mondo. Tra la Via Emilia e la Via Aurelia, dove c’è un territorio che appare frantumato e disperso dal punto di vista amministrativo, abbiamo riscoperto elementi di unità fisica, geografica e storica e, a guardare in profondità, persino culturale e spirituale”.

 

Chi lo dice?

“Conferme illustri – risponde Giovanelli – le avevamo già nell’Enciclica di Papa Francesco, la ‘Laudato Sì’, scritta proprio 5 anni fa. Più recentemente lo hanno chiesto a gran voce i giovani di  Greta Thunberg. In queste ore, e da tre mesi, è la pandemia che, nella sua drammaticità, ha dimostrato quanto possa valere uno stile di vita improntato alla sostenibilità. E quando siano attuali, quindi, i nostri luoghi, in queste ore presi d’assalto per le vacanze estive”.

 

Vacanze. Un po’ poco.

“Nelle nostre 4 province Mab – risponde Giovanelli - ci sono pure 70 progetti in cammino. Muovono idee, persone, ma anche denaro. Cito boschi più resilienti al cambiamento climatico, colture agricole e forestali maggiormente capaci di trattenere anidride carbonica, scuola del paesaggio del Parmigiano Reggiano, recupero di grandi cammini religiosi e storici tra Mantova Lucca Parma Luni attraverso l’Appennino, il mondo della scuola che si mette in rete ed è motivato a riscoprire tutti i valori del territorio... e molti altri. Sono sul nostro sito”

 

E per i prossimi cinque anni?

“I 70 progetti sono azioni in corso, alcuni conclusi, altri permanenti, molti di nuovi si aggiungeranno. Però nel presente e nel futuro ci occupiamo dell’allargamento di MaB Appennino”.

 

Chi riguarda?

“Nel modenese il comprensorio del Cimone, due parchi dell’Appennino, nel parmense due parchi dell’Appennino, quindi centri urbani come Barga, Aulla, Collecchio e persino Parma e Reggio Emilia: un allargamento tanto grande che assomiglia una seconda fondazione. Mi entusiasma, ma – sinceramente – mi preoccupa almeno altrettanto”.

 

Perché?

“E’ una sfida dall’esito incerto. Dovranno crescere la partecipazione e la governance che, per una Biosfera Unesco, sono la stessa cosa”.

 

Non conveniva restare così come si era?

“Se Mab Appennino fosse solo una etichetta o un cartello stradale sarebbe davvero meglio averla in pochi: sarebbe solo un attestato di qualità. Ma se è per raccogliere la sfida della sostenibilità  allora non ci si può chiudere nel vicinato. Al contrario, troveremo alleati protagonisti. Aggiungo una domanda alla sua: se qualcuno chiede di partecipare e fare più grande una cosa buona, con quali argomenti potremmo dire di no? Unesco, senza dubbio, vuole potenziare il programma MaB e noi ne siamo parimenti convinti. Quindi diciamo sì. I vantaggi potenziali sono molti”.

 

Restano concreti rischi di confusione e perdita di un centro.

“Sì. Ma sono più grandi le opportunità per controbatterli”.

 

Come?

“Raccogliendo energie, partecipazione e spinta che ne deriveranno. Potremo raggiungere anche in Appennino una massa critica sufficientemente forte per potersi misurare con la sfida della sostenibilità, dell’adattamento al cambiamento climatico e alla pandemia (con persone sul territorio!), di essere partecipi del green deal Europeo, contando su risorse umane adeguate, all’altezza – in modo da non restare ai margini. I 70 progetti di oggi possono diventare 140... e soprattutto crescere di spessore e di livello”.

 

Se l’allargamento dovesse funzionare, per il 10° compleanno di MaB Appennino cosa si aspetta?

“Questo nuovo territorio troverà modo di dialogare in modo moderno all’interno delle loro due regioni, ma anche a livello internazionale. Secondo i valori Unesco, andremo oltre i tanti territori ed enti pubblici locali - contigui ma spesso separati e in competizione -, per potenziare finalmente le opportunità e le capacitazioni delle persone, delle imprese delle comunità. Dovremo sapere superare la logica che oppone i crinali ai centri dell’Appennino,  le montagne alle città. Una logica oppositiva perdente per tutti dato che c’è un’interdipendenza stretta. Il futuro di MaB deve riservarci città più abitabili e montagne più abitate, patti metromontani, grandi servizi ecosistemici, spazi e di connessioni materiali e immateriali, circuiti di prossimità nel turismo e nel commercio,  presenza e risorse umane attive. Per tutto questo MaB è cornice e strumento autorevole, di livello internazionale e di forte contenuto etico”.

 

4 COMMENTS

  1. Non mi sembra essere fuori luogo, anzi la definirei pertinente, l’osservazione dell’intervistatore, laddove scrive “restano concreti rischi di confusione e perdita di un centro”, eventualità che l’intervistato correttamente riconosce pur se la compensa e bilancia col dire “ma sono più grandi le opportunità per controbatterli”.

    E’ indubbio che il tema dell’Ambiente e Biosfera richieda di ragionare su aree quanto più estese possibile, ossia sovra comunali e anche sovra comprensoriali, pure a cavallo tra Province e Regioni differenti, ma tali dimensioni, insieme al diventare “multicentrici”, potrebbero in effetti produrre una “dispersione” che ”insidia” le identità.

    Vanno sicuramente colte tutte le opportunità che può offrire “il non restare così come si era”, mutuando le parole dell’intervistatore, ma la “sfida” dovrebbe essere quella di non annullare e perdere le identità, che sono anch’esse una preziosa dote dei nostri posti e delle nostre borgate (dote che merita di essere mantenuta e riscoperta).

    P.B. 13.06.2020

    P.B.

    • Firma - P.B.
  2. Storicamente la città di Reggio Emilia non si è mai spesa a favore dell’Appennino dirottando tutti i finanziamenti verso se stessa o verso la bassa e lasciando nell’arretratezza tutto quello che c’è a sud delle prime colline. Ora mi sembra alquanto pretestuoso e fuori luogo che questo territorio che oltretutto è uno dei più brutti e inquinati d’Europa e lasciatemelo dire – con ben poco da offrire a livello storico e culturale rispetto alla media delle città italiane – voglia entrare a far parte del circuito MAB. Mi sembra molto un saltare sul carro del vincitore. Se ci riusciranno sarà un’ottima occasione per loro per accaparrarsi finanziamenti lasciando a bocca asciutta l’appennino che invece rappresenta il vero cuore del territorio MAB insieme alla lunigiana. Credo che sarebbe veramente da ingenui permettere a questi territori di entrare nel MAB.

    GAL

    • Firma - GAL
    • Egregio GAL, io penso che campanilismi e contrapposizioni siano quasi sempre inutili e sterili. Da montagna contro pianura, a città contro campagna, da Reggio contro Castelnovo, a Santonio contro Villa, sembra che si discuta di tifoserie di calcio piuttosto che di sviluppo sociale, ambientale ed economico. Se un allargamento può essere opportuno si faccia, vigiliando opportunamente sulla distribuzione dei fondi, e chiarendo opportunamente le regole prima di procedere. E senza recriminare verso il “pianzano” come se fosse un nemico, invece che una persona come noi, che vive nel nostro stesso pianeta, continente, nazione, regione e provincia.

      Andrea

      • Firma - Andrea
  3. Facile essere d’ accordo con Giovanelli che vorrebbe vedere un appennino più popolato e quindi una rinascita dei ns. paesi e borghi.
    D’ accordo anche con PB che non bisogna perdere la ns. identità.
    Io credo davvero che la nuova pissibilità di lavorare in smart working unitamente alla ricerca di aree incontaminate e lontane, fortunatamente, dai veleni della ns ricca ma molto inquinata pianura padana, possa essere occasione di una rinascita dei ns. paesi e debba essere colta.
    Credo però che dovrebbe essere supportata anche e soprattutto da politiche a sostegno della famiglia.
    Per attrarre nei ns. paesi giovani famiglie bisogna anche dare prospettive per il futuro dei loro figli, diversamente anche se a malincuore, chi potrebbe essere attratto dall’ idea di abitare stabilmente in un paese della ns montagna, non farà questa scelta.
    Il futuro dei propri figli è per tutti grande fonte di preoccupazione nel ns mondo moderno malato ( e non parlo solo di Covid19 ).
    La poltitica deve dare risposte ai cittadini, il futuro dei ns figli dipende particolarmente da tali scelte.

    Saluti

    Vittorio Bigoi

    • Firma - Vittorio Bigoi