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Buona domenica dal Ghana da parte di don Paul Poku

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Riceviamo  e  pubblichiamo

 

Per capire la parabola di Gesù di questa domenica dobbiamo chiarire alcune immagini in essa presenti. In particolare, in senso biblico la vigna rappresenta Israele (cfr. Is 5, 7), o più in generale la comunità di coloro che sono chiamati da Dio a partecipare alla sua gioia (simboleggiata dal vino, prodotto del lavoro nella vigna; cfr. Sal 104, 15). Chi è chiamato nella vigna è chiamato a lavorare per costruire il Regno di Dio per la gioia dell’uomo.
Premesso ciò, entriamo nella parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna». È bello notare come sia lo stesso padrone a cercare operai per la vigna, indicando come Dio per primo faccia il primo passo verso l’uomo. Significativi sono anche i momenti della giornata in cui il padrone esce a cercare operai: «all’alba», «verso le nove», «verso mezzogiorno», «verso le tre». Questa scansione riprende le ore della preghiera giornaliera ebraica, a significare che Dio si offre all’uomo nel momento della preghiera. Ma il vangelo specifica che il padrone uscì «ancora verso le cinque», un orario estraneo alla preghiera ebraica; ciò indica l’apertura di Dio ai pagani, comunque chiamati a far parte della sua comunità. Il Signore vuole che anch’essi abbiano parte alla gioia: se essi non hanno iniziato a lavorare prima nella vigna non è perché mancassero della voglia di lavorare, ma perché nessuno li ha chiamati, nessuno gli ha annunciato il Regno. Ma nella sua misericordia Dio può chiamarli nella sua gioia al momento opportuno.
Finita la giornata, il padrone chiamò gli operai per pagarli, «incominciando dagli ultimi fino ai primi». A ogni, sia a quelli ingaggiati per primi che a quelli ingaggiati per ultimi, era stato assicurato un denaro; ma i primi, vedendo che agli ultimi veniva consegnato un denaro, si aspettavano di ricevere di più, sulla base di una logica matematica (più lavoro, più guadagno). Quando invece ritirarono anche loro un denaro, «mormoravano contro il padrone». Il loro mormorio è l’atteggiamento di chi non accetta la proposta di Dio per la propria vita perché la ritiene incomprensibile o ingiusta (cfr. Es 15, 24; Es 16, 2). Ma questa prospettiva è sbagliata, perché il nostro lavoro nella vigna, nemmeno il più lungo e faticoso, non merita l’amore che Dio ci dà. Dio infatti fa giustizia non sulla base della logica ma dell’amore: «“[…] io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”». Qui si misura tutto lo scarto tra la logica divina e la logica umana: Dio dà a ciascuno ciò che è necessario per vivere nella gioia, a prescindere dal tempo in cui si è fatto parte della comunità dei credenti. L’insoddisfazione dei primi chiamati nasce dall’invidia che impedisce di apprezzare ciò che Dio ci ha donato (cfr. Lc 15, 25-32). L’uomo è invidioso di questo amore perché non comprende che Dio è amore, ama seguendo la sua natura.
Una buona domenica a tutti voi da Ghana.

3 COMMENTS

  1. E’ apprezzabile che anche da lontano don Paul si ricordi dei suoi parrocchiani e voglia aiutarli a cogliere il vero senso di una Parabola la cui interpretazione potrebbe semmai risultarci abbastanza impegnativa, se ci affidassimo soltanto alla nostra logica umana.

    Buon fine domenica pure a don Paul, e buon proseguimento del suo soggiorno in terra ghanese.

    P.B. 20.09.2020

    P.B.

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