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“Chi è Giovanni Battista?” nella meditazione di don Paul Poku

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Riceviamo e pubblichiamo

 

don Paul Poku

La liturgia della terza domenica d’Avvento ci propone lo stesso episodio meditato la settimana scorsa, tratto non dal vangelo di Marco ma da quello di Giovanni. Il senso di questa apparente ripetizione è una riflessione più profonda sull’identità di Giovanni Battista e sul ruolo che egli ricopre nella storia della salvezza.
Chi era dunque Giovanni? L’evangelista ci dice che era «un uomo mandato da Dio». I suoi contemporanei riconoscevano in lui qualcosa di divino, tanto che i farisei mandarono inviati proprio per avere da lui una rivelazione sulla sua vera identità; pensavano infatti potesse essere il Cristo, oppure Elia, il profeta rapito in cielo che si diceva dovesse tornare, oppure il profeta annunciato da Mosè; ma il Battista negò tutte queste loro ipotesi. Come specifica l’autore sacro infatti «non era lui la luce», ma era venuto «come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui». A conferma di questa lettura Giovanni stesso disse di sé: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Commentando questo passo, sant’Agostino disse che il rapporto tra Giovanni e Cristo è come quello esistente tra la voce e la parola: la voce è il mezzo con cui si diffonde la parola, ma la prima scompare mentre la seconda resta. In questo senso Gesù è il Verbo, mentre il Battista è la voce: lo scopo di Giovanni era quello di preparare il terreno per la venuta del Cristo, per poi scomparire quando quest’ultimo avesse iniziato il suo ministero pubblico.
Giovanni era certo della prossima venuta del Messia, tanto da affermare agli inviati dei farisei: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». A prima vista questa può apparire una manifestazione di umiltà nei confronti di Gesù, ma c’è dell’altro. Il riferimento al sandalo è un richiamo alla legge del levirato, secondo cui se un uomo sposato moriva senza figli, suo fratello doveva sposare la vedova per assicurare una discendenza al defunto: il simbolo con cui manifestava questo diritto era proprio il sandalo, tanto che se il fratello rifiutava il matrimonio la vedova doveva slegargli il sandalo dai piedi (cfr. Dt 25, 5-10; cfr. Rt 4, 7-12). Perché Giovanni usa questa immagine? Perché è consapevole di non essere degno di avanzare pretese sui beni di Gesù, ovvero sulla comunità dei credenti chiamati alla salvezza dal Signore. Questa comunità, ovvero la Chiesa, è la sposa che appartiene indissolubilmente a Cristo, che è lo sposo (cfr. Ef 5, 25-27); il Battista non ha diritti verso la sposa di Cristo, ma è chiamato solo a preparare la strada allo sposo attraverso la sua testimonianza e il battesimo di conversione da lui predicato.
Anche noi oggi siamo chiamati a dare testimonianza; ma come possiamo essere efficaci in un periodo così complicato come quello attuale? Seguendo le indicazioni che san Paolo ci offre nella seconda lettura: «siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie […] non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male». Il Signore ci doni il suo Spirito perché possiamo vivere questo Avvento con gioia e con fede.
Buona domenica .

1 COMMENT

  1. Grazie a Don Paul che, nonostante il suo ministero sacerdotale lo stia svolgendo da un’altra parte (Montecchio), si ricorda della nostra montagna e ci accompagna e ci insegna nel nostro cammino (di fede ma non solo….)

    dolci domenico

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