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“La ninfa dei boschi” di Dante Bortolotti

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La ninfa dei boschi
Io so bene chi sei
errabonda chimera,
tu ballavi nei prati di maggio
al calar della sera
inventavi leggende e stornelli
per farci sognare,
camminavi. le notti di luna,
nei boschi di faggio,
calpestavi i selciati di sasso
dei pascoli alti.
Seguivamo i tuoi passi
anelando il poterti fermare
per sdraiarti sull'erba
e costringerti a fare l'amore,
si diceva che renderti donna
ti avrebbe addolcito,
si diceva che il corpo di un uomo
ti avrebbe domato.
Una volta ho abbracciato il tuo corpo
e potevo fermarti,
ti sentivo tremare, smarrita,
e ho guardato il tuo viso,
disperato bisogno di andare
e assoluto terrore,
eri splendida e il seno
odorava di viole mature,
eri pronta all'amore
e ti aprivi, al mio tocco, piangendo
che magnifico, giovane, idiota!
ti ho lasciato andar via!
Hai perduta la gonna turchina,
di paglia essiccata,
si racconta...nessuno, da allora,
ti ha più ritrovata.
Se ritorno a calcare
i sentieri più ombrosi del monte
io lo so...che...nascosta e curiosa
stai spiando il mio andare,
c'è un rimpianto sottile
che aleggia tra ginepri e sassi,
un angoscia leggera,
accompagna e cadenza i miei passi.
Da "Il Battito d'Ali Veloci della Profezia" 2010