Home Cultura “La banda musicale di Felina anni ’60” di Alberto Bottazzi

“La banda musicale di Felina anni ’60” di Alberto Bottazzi

39
0

La banda musicale di Felina anni '60

Dondolavo i miei 12 anni su una tavoletta di legno legata a un ramo del pero… la mia altalena. Dentro me un carattere di bambino timido, introverso che sognava il mondo ad occhi aperti in un paese assolato e pigro che campeggiava le sue case tra il verde del bosco e il rumoreggiare del torrente. Quell'anno tornai vincitore dalla colonia estiva di Marina di Massa, avevo vinto la battaglia contro la paura che ossessionava i giorni precedenti la partenza. La prima esperienza fuori casa aveva fatto di me un piccolo uomo indipendente dai genitori, un piccolo uomo che andava orgoglioso di aver visto per la prima volta l’immensità del mare.

Si avvicinava la festa del paese del 6 d’agosto. Le strade silenziose si trasformavano in vive e vivaci, come il chiacchiericcio nella piccola piazza, che aveva ripreso colore e vigore. Le finestre si aprivano al panorama della festa. Le fontane sgorgavano felicemente acqua limpida e fresca, anche se, a dire il vero, i paesani all'acqua limpida e fresca preferivano, di gran lunga, il vinello canterino e conviviale. L'atmosfera era gaia ed accogliente, ancor più allegra agli occhi di un bambino. Non mancavano abbracci, strette di mano calorose e pacche sulla spalla per farci sentire bene ed appartenenti alla stessa comunità, legati dal vincolo antico del sangue. La banda di Felina aveva fatto il suo debutto in paese in pompa magna, con tanto di uniforme ufficiale che, con la riga rossa sulle gambe dei pantaloni, ricordava la banda dell'Arma dei Carabinieri, anche senza il pennacchio sul cappello. Straordinaria la loro esibizione che finiva, inevitabilmente, con i piedi sotto al tavolo, davanti ad un buon bicchiere di vino rosso e un piatto di tagliatelle fumanti. L'ospitalità dei vagliesi era ed è proverbiale; le famiglie accoglienti e desiderose di convivialità aprivano le rispettive case ai musicanti, in segno di cordialità e tradizione e venivano ricambiate con dediche e stornelli personalizzati.

Romagna mia, Romagna in fiore...” suonava, allegramente, la banda con tanto di grancassa, piatti e squilli di tromba, ignorando, forse, che era più congeniale: “Quel mazzolin dei fiori che vien dalla montagna…”... tuttavia sempre di fiori si trattava!

Alberto Bottazzi