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Il ricordo di Amabile Lazzarini di Maria Alberta Ferrari

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Riceviamo e pubblichiamo

Chi mangia la mia carne vivrà in eterno, ci dice Gesù nel Vangelo, ma di fronte alla morte per una malattia improvvisa tante sono le domande che vorremmo rivolgere al Signore mentre offriamo la testimonianza di vita di una persona capace di accogliere e di voler bene, prerogative che sono anche del Signore Gesù”. Queste le prime parole pronunciate dal sacerdote nella omelia tenuta presso la Chiesa della Pieve di Castelnovo Monti ai funerali di Amabile Lazzarini che si sono svolti il 17 dicembre, pur essendo lei deceduta diversi giorni prima.

Cosa è necessario fare? ”Vivere bene la vita di tutti i giorni e vivere in comunione gli uni con gli altri per poter arrivare al banchetto finale che il Signore ha preparato per noi, creati per la vita.

In essa incontriamo però oltre a cose belle altre tristi, come anche la malattia e la morte.

Solo il Signore può rispondere ai nostri interrogativi, Lui che è nato, vissuto e morto per amore.

A Lui dobbiamo rivolgerci per chiedere se per noi è valsa la pena vivere”.

Amabile ha voluto bene a tutti i suoi fratelli, si è spesa nell’amore con grande umiltà e per lei ne è sicuramente valsa la pena. Ora potrà dire anche di essere felice perché ha portato con sé tanti frutti, come è stato ricordato all’altare: una gioiosa accoglienza che la caratterizzava proprio verso tutti, una laboriosità operosa, la bontà, le premure, l’attenzione ed il rispetto, l’onestà. Portava con sé un grande amore per la sua famiglia: per il marito Amedeo, deceduto da diversi anni e per la figlia Anna ed un forte attaccamento per i fratelli, le sorelle, i nipoti.

La vita, è stato detto, l’ha messa di fronte a prove difficili fin da piccolina ma lei è sempre stata una donna semplice e sorridente, che ha dovuto crescere in fretta e che, proprio per questo, ha saputo fare della semplicità la sua forza ed anche un dono per gli altri: presente per tutti, in modo discreto, puro, disinteressato ed affettuoso.

La porta della sua casa di Berzana è sempre stata aperta agli amici, quasi a formare una piccola comunità.

Fortunati i bambini e le bambine che sono state accompagnate da lei nel percorso di crescita: non la dimenticheranno mai, come una vera tata o una nonna .

Negli ultimi periodi ha attraversato con serenità e dignità una lunga sofferenza, la quale le ha certamente meritato che il suo nome sia scritto nel cielo: Amabile lassù come Amabile è stata in terra. Dedizione, amore e luce di speranza sono state anche Anna ed Ana, le persone che le sono state premurosamente accanto nella malattia.

Ringraziamo per la sua vita: il Signore doni le risposte della dolcezza e della vicinanza, viva in lei e possa godere la vita eterna in paradiso”, ha concluso il sacerdote.

La sua amata mamma, da lei ricordata sempre e nominata tantissime volte in questi ultimi anni, le avrà teso la mano, come ha pensato pubblicamente Lucia, una amica di famiglia, affermando nel saluto finale: “Vola, palloncino, vola” perché nulla è più libero e leggero di un palloncino che si libra verso il cielo.

Grazie, Amabile.

Maria Alberta Ferrari

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