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“Io vengo da lì” – racconto di Alberto Bottazzi

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Io vengo da lì... da la “Cà do Scer”, in Coperchiaia di Vaglie, due stanze appena: una per mangiare, l'altra per dormire. Due piccole realtà che straripavano d'amore e felicità, quando il ventre accogliente di mia madre  spinse la mia vita sulla soglia avventuriera del destino. Era l'alba di un giorno settembrino, finiva l'estate, cominciavano ad apparire i primi caldi colori  dell'autunno.

Io vengo da lì... dalle fatiche di mio padre Pellegrino Giulio, dalla sua forza, dalla sua vita di sacrifici e dalle sue aspirazioni di giovane uomo di quegli anni cinquanta.

Io vengo da lì... dalle grazie di mia madre Gina, onesta e fedele donna di paese, instancabile lavoratrice, serva in casa del padrone di città, prima ancora di essere regina del suo focolare.

Io vengo da lì... da quegli anni dove c'era tanto da ricostruire, dove desiderio, fiducia, voglia di esserci e di fare, si fondevano in un unico pensiero: un futuro migliore e più sereno per tutti.

Io vengo da lì... da quel gruppo di bambinelli rubicondi e belli dell'asilo parrocchiale di Ligonchio con suor Clementina, una suora talmente bella ai miei occhi ingenui che avrei voluto diventasse la mia sposa per sempre.

Io vengo da lì... dal ritorno di mio padre dalla lunga e travagliata prigionia in terra lontanissima di Sicilia. Non portò con sé arance e mandarini nel suo sudato zaino, bensì la contentezza esplosiva di essere finalmente tornato a casa, la gioia smisurata ed incredibile di essere tornato vivo, lasciandosi alle spalle ventiquattro mesi di angoscia, paura, solitudine ed amarezza.

Io vengo da lì... da quell'incontro... da quell'immensa, incomparabile bellezza di quell'incontro, da quelle mani trepidanti, da quegli occhi lucidi di lacrime e tenerezze, da quei baci profondi che si plasmavano in un interminabile, commosso, struggente abbraccio con la sua sposa... mia madre.

Ecco... io vengo da lì... e ne sono fiero!

 

Alberto Bottazzi

 

Da “FRAMMENTI”, rivisto e corretto

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