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“La serenità dei nostri figli è incompatibile con la Dad, ci si vede di nuovo in classe il 21 marzo”

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Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Valentina Barozzi e Luca Ghirelli, due genitori che hanno scelto di non fare la didattica a distanza

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Siamo due genitori che hanno scelto di non fare Dad.
La nostra è prima ancora che una protesta, una necessità. Per quanto comprendiamo l’ulteriore aggravarsi dell’emergenza sanitaria e la necessità di chiudere le scuole, ciò che ci chiedono alcune istituzioni va oltre la nostra misura di accettazione.

Il nostro stato occupazionale di genitori è infatti incompatibile con questa modalità. Come madre, poi, ho impiegato
una vita a cercare un equilibrio che mi permettesse di preservare il lavoro e la cura dei figli, un equilibrio che se rischio di perdere ora va ad aggravare, come per molte madri, una situazione già delicata. Finché non potremo godere di misure a tutela di questa delicatezza, non ci presteremo a questa idea di famiglia sacrificabile.

Non possiamo inoltre permetterci di demandare ai nonni, oltre ai compiti di vigilanza e cura mattiniera, anche un ulteriore ruolo didattico. La Dad richiede comunque compresenza e continua assistenza tecnica. Era già per noi difficile da genitori vestire i panni di insegnante, figurarsi i nonni (e di grazia che li abbiamo). Oltre all’ambivalenza di chiedere di salvaguardare i nonni, restando distanti, ma non darci altra scelta che rinunciare al lavoro.

Infine, non siamo d'accordo con un tipo d'apprendimento totalmente online in maniera massiccia e sistematica. Pur riconoscendo nel digitale e negli strumenti online l'alto valore integrativo, soprattutto sugli abiti STEM, diverse ricerche anche nel campo delle neuroscienze parlano di effetti contraddittori, se non regressivi, nei
bambini, quando questa didattica coinvolge tutto il processo educativo.

Si parla di una connessione al pc dalle 8 del mattino al primo pomeriggio, pur con pause intermedie, parliamo sempre di bambini. Da genitori abbiamo partecipato negli anni precedenti a incontri sui rischi della connessione prolungata promossi dalle scuole e abbiamo fatto tesoro di questi insegnamenti, barcamenandoci come tutti negli equilibri quotidiani della negoziazione.

Non vogliamo fare parte, al momento, di questa sperimentazione che ci chiede di dare al pc un potere smisurato.
Riteniamo che la serenità dei nostri figli sia, dunque, incompatibile con questa scelta istituzionale, affrontando soli tutto lo stress familiare che ne comporterebbe. Con rammarico abbiamo preso questa decisione, ma non vediamo altra soluzione e non vogliamo scoprirne gli effetti a lungo termine.

Come madre ho sempre lottato per la scuola e per l’istruzione, perché personalmente mi ha permesso di emanciparmi e, a volte, alcuni insegnanti mi hanno salvato letteralmente la vita, aiutandomi a scindere le strade da intraprendere. Credo nella scuola come luogo di costruzione di identità sociali, sociali appunto. Ricordo quando, alle superiori, scendevamo in piazza contro i primi tagli all’istruzione e chi ha preso parte attiva era convinto che non avrebbe mai accettato un’asta al ribasso del sapere democratico. Ora come allora non ci vogliamo rendere parte di un precedente. Scuola e bambini meritano di meglio e mi piace pensare che anche così si contribuisca a “generare una stella danzante”.

Capisco che in alcune situazioni di emergenza educativa sia l’unico strumento possibile per mantenere il collegamento. Sarebbe bello, però, anche fermarsi a capire per questi bambini se esistono dati di drop out durante il periodo Dad. Se il mondo deve prendersi una pausa, facciamola prendere anche ai bambini, andiamo lenti, usiamo magari il pc per rimanere in relazione, sacrificando il nozionismo e risparmiamo loro le lunghe ore frustranti
del “mi senti?”, “non ti sento!”, “come faccio a rientrare?”, scaricare, stampare, ricaricare schede, il tutto magari con l’assistenza remota dei genitori dal lavoro e i nonni mortificati, trasformando la casa in un ufficio mal riuscito. Se è necessario pensare a una strada diversa, forse allora è necessario a volte dire “no”.

Noi andremo avanti sui libri, guarderemo i video consigliati, faremo i compiti nei tempi e nei modi che la nostra quotidianità ci permette, con molta serenità. Certo dispiace che non ci sia stato coinvolgimento a livello nazionale, avremmo potuto ricostruire, dialogare, pensare alle alternative ancora insieme, scuole e famiglie. E invece è stato tutto autoreferenziale da un anno a questa parte. Non siamo sicuri che questo faccia davvero bene ai bambini.

Rispettiamo i genitori e le insegnanti che stanno continuando a fare Dad. In entrambe le scelte ci vuole coraggio, quando nessuno conosce le incognite e ha le soluzioni. Noi ci si vede di nuovo in classe il 21 marzo, speriamo, se le istituzioni saranno in grado di proteggere un nuovo quotidiano, più umano, stando a casa, senza stravolgerla.

Valentina Barozzi e Luca Ghirelli

27 COMMENTS

  1. Per quanto le motivazioni possano essere lodevoli mi chiedo perché escludiamo il figli dall’unico momento di incontro e condivisione con i loro compagni e con gli insegnanti. Il piano orario giornaliero rispetto allo scorso anno è cambiato ed è molto più leggero. A nessuno di noi genitori piace, credo che anche i bambini preferiscano di gran lunga essere in presenza,ma è quello che al momento le istituzioni ci offrono e, soprattutto, è il frutto dell’impegno e dell’immenso lavoro che gli insegnanti stanno svolgendo. Per me ne vale la pena,con i sacrifici che questo comporta.

    Daniela

    • Firma - Daniela
    • La stima soprattutto, per chi offende senza mettere la firma, è reciproca.
      Se le 18 ore che lavora sono in un comparto sanitario, mi creda la sua categoria ha tutta la nostra stima.
      Si tratta semplicemente di due argomenti diversi, se proprio non vogliamo sovrapporli per il populismo di cui proprio lei ci accusa.
      Inoltre gli eroi fanno sempre una brutta fine, ci riteniamo solo genitori come tanti. Lasciamo le etichette a lei con cui può catalogare le persone che non conosce dall’alto del suo anonimato.
      Saluti.

      Valentina Barozzi

      • Firma - Valentina Barozzi
  2. Anche io sono completamente d’accordo con questa scelta, la Dad per me non è scuola e non ho nessuna intenzione di far vivere a mia figlia una scuola di questo tipo. La scuola è solo ed esclusivamente in presenza.

    elisa

    • Firma - elisa
  3. Giusto: dite di no, scendete in piazza, cercate i “dati di drop out durante il periodo Dad”. Ma poi passate per un reparto covid o parlate con quelli che hanno perso familiari per covid. Fermatevi un attimo e pensate anche a loro.
    mc

    mc

    • Firma - mc
  4. Abbiamo scritto che scendiamo in piazza ? Abbiamo scritto che non esiste la pandemia ? Sa qualcosa della nostra vita e se e come il covid ci ha riguardati e a chi riserviamo i nostri pensieri ? Capisco che non sia redatto al massimo della correttezza ortografica, ma la comprensione del testo di massima, se ci vogliamo confrontare seriamente, mi sembra sia necessaria. A meno che il problema non sia un altro, mc.

    Valentina Barozzi

    • Firma - Valentina Barozzi
  5. Io non riesco a far fare la dada mia figlia sono al lavoro al mattino e non e assolutamente adeguata sia ai bambini delle elementari che a quelli delle medie i bambini e i ragazzini sono sempre più disorientati andando avanti di questo passo.mi auguro si trovino soluzioni adeguate

    EA

    • Firma - EA
  6. Non vorrei offendere nessuno, ma i figli se li avete fatti, dovete anche crescerli ed educarli nel giusto modo e nelle possibilità che si hanno. Purtroppo in questo momento ci sono delle priorità che vanno ben oltre i vostri desideri, anche nel rispetto delle persone più fragili. Non capisco proprio per niente coloro che vanno a protestare in quanto genitori irresponsabili, parlate un po’ con coloro che hanno vissuto e stanno vivendo delle esperienze col covid e capirete che le scuole e non solo, andavano chiuse molti giorni fa per evitare la situazione dei prossimi giorni.

    Ricò Gino

    • Firma - Ricò Gino
  7. Noi pur lavorando non siamo preoccupati che nostra figlia sia in Dad e lei anche se va molto volentieri a scuola in presenza è altrettanto pronta a vivere questo nuovo piccolo sacrificio, se così si può chiamare, per il bene delle persone a cui vuol bene nonni compresi…questa è un’occasione per insegnare il rispetto per sé stessi e per la comunità…sacrificare sì forse un po’ di serenità ma per fare del bene a tutti…i bambini lo capiscano perché gli adulti no?

    FB

    • Firma - FB
  8. Bene! Andate in piazza e manifestate. Poi tornate a casa a contagiare i vostri parenti e amici. Attenzione.. Gli anziani si stanno vaccinando e forse la scamperanno. Dal resto grazie a persone che non hanno nessun rispetto per la vita degli altri ne sono purtroppo rimasti pochi. Voi siete sicuramente i genitori dei ” giovani” che fanno” l’Ape” la” Movida ” vanno a studiare online con le amiche o con gli amici… o fanno le risse o vandalizzano perché si annoiano…poverini.. Attenzione perché se il virus non trova i ” vecchi” forse cambia target!

    Non ci credo..

    • Firma - Non ci credo..
    • Lei, invece, è sicuramente un leone da tastiera che fa il gradasso e il tuttologo stando seduto davanti a un monitor, ma poi si comporta in maniera incivile e codarda nella vita reale.
      Luogo comune per luogo comune…diamo tutti fiato alla bocca e mandiamola definitivamente in vacca…

      Andrea

      • Firma - Andrea
  9. ma allora non capite proprio in che situazione grave siamo? non c’e alternativa alla dad per evitare un pandemonio, se facevamo i bravi quando era ora forse a quest’ora non eravamo messi cosi male, per chi invece si impegna a rispettare le regole un po di nervoso viene.

    anonimo

    • Firma - anonimo
  10. A mio parere in questo discorso, pieno zeppo di alti e nobili ideali quanto di termini forbiti e altisonanti, c’e qualcosa che non torna. Se, come avete detto non potete demandare ai nonni la didattica dei vostri figli per seguire con notevoli difficoltà tecniche e incompetenze digitali la Dad nelle vostre case, allora mi chiedo a chi delegherete una didattica in piena autonomia con i soli libri di testo se siete impegnati al lavoro? Ai nonni forse? Complimenti…

    Mcb

    • Firma - Mcb
  11. buonasera e bentrovati
    valentina ed il marito credo abbiano fatto una scelta come dire controcorrente,che va cmq rispettata,e credo che nessuna sia titolato ad avere la verita’ in tasca…….questa pandemia ci sta insegnando che il buon senso e’ merce rara a partire di chi ci governa ad arrivare chi si autoproclama ad avere il diritto di giudicare o peggio ad offendere chi nn la pensa nel medesimo modo…….dopo gli allenatori ora spuntano ovunque i virologi,filosofi ecc.ecc.
    io sono un grande sostenitore dei giovani,fragili immaturi nn preparati fisiologicamente in relazione all eta’ ad affrontare una simile situazione…(fate mente locale quando andavate a scuola …..vi accorgerete, a parte i fenomeni dell’ultima ora,che noi eravamo nn uguali ma molto simili);
    e credo siano veramente la categoria che piu’ sta subendo il danno indelebile di questa pandemia che si porteranno appresso per sempre….purtroppo.
    la mia convinzione,giusta o sbagliata,e’ la mia idea,e’ che la didattica vera ,quella che forma anche i ragazzi al vivere comune sia IN PRESENZA.
    capisco anche che nella vita si debba mediare con il contesto,che nella fattispecie ora e’ molto ingombrante(covid)…….ma voglio rilanciare:
    siamo sicuri che nn si potesse far meglio con la didattica in presenza al 50%,fatto ad esempio in modo concreto con il 50%degli alunni in classe a rotazione?come in altre parti fanno….
    sui trasporti siamo sicuri che sia veramente stato fatto tutto cosi efficientemente come proclamato da chi di competenza?(io,ma ribadisco mia opinione,mia,nn credo……cmq e’ abbastanza palese e alla luce del sole il risultato ……
    sono convinto che i protocolli scolastici siano efficaci , certo migliorabili come dicevo prima, il vero anello debole e’ il contorno che nn e’ gestito in modo adeguato.
    credo che si debba creare sempre piu’ situazioni dove i giovani siano impegnati in ambienti normati da protocolli e regole in modo da aiutarli ad autodisciplinarsi, come ad esempio gli sport,le attivita’ pomeridiane,i corsi di musica ecc.,che inoltre supporterebbero anche un benessere della mente,che credo ormai dopo un anno comincia ad essere messo a dura prova anche per loro se pur giovani e spienserati.
    in polemica con nessuno vi ho espresso degli spunti di riflessione sull’argomento ,a me caro ,genitore di due ragazzi al tempo del covid.
    con l’ augurio di “vedersi in classe il 21 marzo”
    buonaserata

    marco bertoia

    Marco Bertoia

    • Firma - Marco Bertoia
    • Gentile Marco, rinuncio a rispondere alle offese, al veleno di chi usa la tastiera per portare il dibattito in basso e scelgo di rispondere al suo commento dai toni gentili, come quello di altri qui che hanno condiviso o si sono dissociati, sempre con il potere delle argomentazioni e, anzi, la ringrazio tanto perché spero che così si dia anche l’esempio di come usare i mezzi con giusta causa. Forse come generazione di genitori abbiamo fallito in molte cose, ma non nel salvare la dialettica.
      Abbiamo lanciato una piccola pietra nello stagno, esponendoci personalmente, cosa che non amiamo fare soprattutto sapendo a cosa andiamo incontro. Le letture e le condivisioni dell’articolo hanno avviato un dibattito, come tanti ovunque sui social o in altri contesti. Questo dovrebbe già dimostrare che evidentemente esiste se non un problema, perché i problemi sono altri ( ma pure perdere il lavoro è un problema), una difformità di situazioni familiari, risolte invece da un’unica soluzione.
      Io mi auguro che il dibattito non si fermi alla tifoseria da stadio dei pro e dei contro, ma che venga raccolto da chi a livello locale, regionale e nazionale ha il compito di farsene cura e sviscerare la situazione nelle molteplici sfumature (lavoro, scuola, strumenti integrativi, sostenibilità tempi di cura e lavoro ecc. ) perché il mondo di oggi ci coglie tutti impreparati e non è fingendo di esserlo che andiamo avanti. Grazie di nuovo a Marco e a tutti coloro che , d’accordo o meno, hanno espresso il proprio parere senza ferire.

      Valentina Barozzi

      • Firma - Valentina Barozzi
  12. Ma la gente come si permette di giudicare una scelta delicata come questa?? Una madre che decide di non fare la DAD perché per poter seguire i figli a distanza di un anno dovrebbe perdere il lavoro deve sentirsi dire che non ha rispetto per gli altri?? Non ho parole…
    S.Z

  13. Molto d’accordo con le riflessioni di Marco,sia nel tono che nei contenuti,la scuola in una situazione così eccezionale e grave doveva essere chiusa per ultima;sono mancati tutti quegli accorgimenti che se messi in atto avrebbero permesso la didattica in presenza almeno al 50/100.Dalla vaccinazione preventiva degli insegnanti,al trasporto modificato,alle aperture per classi diverse il pomeriggio ,così come le modifiche degli orari,etc etc.Un danno enorme per i ns ragazzi ,specialmente per i più fragili,l’ apprendimento che accompagna la crescita,ha bisogno di contatto ,di relazioni tra pari e con gli adulti significativi pur con tutte le precauzioni del caso..la scelta dei due genitori non mi trova del tutto d’accordo ma le loro argomentazioni fanno riflettere,sul tono di certe risposte va steso in velo pietoso, c’è molta aggressività e maleducazione in giro un segno anche questo del difficile momento che stiamo vivendo!
    .

    Rufini Paolo

    • Firma - Rufini Paolo
  14. Un errore l’ho commesso. Non ho specificato, anche se sinceramente mi sembrava evidente, che il mio commento era rivolto alla signora che voleva andare in piazza a manifestare e non alla signora che non vuole far partecipare i figli alla didattica a distanza.Di quest’ultima non condivido la decisione ma ha tutto il diritto di provare a fare le scelte che per lei risultano essere le migliori per i propri figli. Conosco bimbi di 8/10 anni che hanno già fatto 2/3 tamponi perché a turno si contagiano i propri compagni. Credo quindi che sia meglio per la loro sicurezza tenerli a casa. Ma ripeto sono scelte personali dei genitori.
    Scegliere invece di protestare in piazza oltre ad essere una violazione delle leggi e normative vigenti permette al virus di contagiare moltissime persone. Non e’ accettabile.
    Riguardo al comportamento di molti giovani confermo quello che ho detto. Faccio un esempio poi chiudo.
    A Bergamo portavano via i cadaveri in maggioranza anziani con i camion militari i quali rimanevano in colonna ore a volte giorni in attesa della cremazione. Martedì o mercoledì scorso e’ arrivato il Real Madrid per la partita di Champions League e centinaia di giovani sono scesi in strada a salutare la squadra senza maschera ignorando tutti i divieti. Poi magari vanno a casa a contagiare i nonni. Non e’
    accettabile.
    Non sono un leone di tastiera alla Napalm 51 questo deve essere il mio terzo o quarto commento ma sino a quando Redacon,che ringrazio per l’ospitalità, me lo permetterà dirò quello che penso.

    Noncicredo…

    • Firma - Noncicredo...
    • La mia era ovviamente una provocazione, spero lo abbia capito. Però ci pensi un attimo: come lei non è un Napalm 51, è molto probabile che anche i figli di questi genitori, inclusi quelli che dicono di voler scendere in piazza, non siano ne vandali ne rissaioli. Prima di scrivere, cerchiamo di collegare il cervello.
      Per il resto, non posso che apprezzare questo suo secondo commento, molto più equilibrato, e molto meno qualunquista, rispetto al primo.
      Un cordiale saluto.

      Andrea

      • Firma - Andrea
  15. COME SE CI FOSSE UN ALTRO MODO!
    E mentre milioni di italiani rischiano la vita e la serenità familiare, i negazionisti no-dad (in verità, poche centinaia di esagitati) scendono in piazza e scrivono ai giornali, quelli veri e quelli venduti alla politica.
    In realtà i no-dad sono, nella maggioranza dei casi, negazionisti della prima ora; conosco personalmente alcune “mamme al plutonio” e posso assicurare che talvolta protestano per dei figli che nemmeno hanno.
    Ovviamente Azzolina e gli adepti del M5S cavalcano l’onda sperando di salvare la faccia e di nascondere la tragedia che hanno generato, e tutto questo, mentre le terapie intensive si riempiono dei nostri figli! ?

    Giulio

    • Firma - Giulio
  16. Ho molto apprezzato queste parole di Valentina e Luca. Aprono un dibattito su una questione di cui ‘non si può discutere’. Non si può discutere dei vaccini perché ‘lo dice la scienza’ e quindi sei ‘negazionista’. Viviamo in un mondo bellissimo: ‘la scienza non è democratica’ sembra sia una affermazione ‘progressista e di sinistra’; ai tempi di Galileo il progresso, il dubbio, la discussione, si trovava dall’altra parte di chi affermava ‘la fede non è democratica’. Abbiamo confuso la scienza con la fede. Quindi non si può discutere della DAD perché lo dice… non so chi lo dice, non mi risultano evidenze scientifico-pedagogiche a sostegno della didattica a distanza, a meno che non si parli degli adepti del digitale-totale, quelli per cui ogni cosa è bella purché sia digitale e non ‘naturale’. La DDI è già problematica per gli studenti delle superiori – che conosco – non oso pensare cosa possa comportare per i più piccoli. Tra l’altro, la DDI che ci viene proposta è basata sulla videochiamata, come se fosse possibile sostituire il contatto umano con un contatto visivo fluttuante e intermittente. E guai a chi spegne la telecamera! Come giustamente fanno notare Valentina e Luca, la didattica a distanza interferisce profondamente con la vita familiare e lavorativa. Quello che mi sconvolge è vedere le reazioni degli ‘odiatori’ di fronte ad una scelta che ritengo sofferta e responsabile. Tra l’altro, mi risulta che l’istruzione familiare sia una scelta tuttora praticabile. Ci sono articoli della Costituzione e Decreti Ministeriali che regolamentano la pratica dell’istruzione parentale. Quindi non vedo il motivo di scagliarsi contro due genitori consapevoli; l’arma è la solita: incasellare in un termine dispregiativo e indicare al pubblico disprezzo. Piuttosto, sarebbe utile riflettere sulla utilità o meno delle scelte che pare siano state adottate con una sorta di automatismo o, peggio, con una specie di ‘non c’è alternativa’. Davvero non c’era alternativa? Quando non c’è alternativa, non c’è politica; e quando non c’è politica, c’è dittatura. La tecnologia non è neutrale. Con la didattica digitale, e la digitalizzazione forzata delle comunicazioni umane, è stata operata una forzatura epocale, trasformandone la maggior parte in comunicazioni digitali. Questo avrà delle conseguenze, di cui non ci rendiamo pienamente conto. Ma le conseguenze le conosce benissimo chi da anni spinge per la digitalizzazione totale della società ed ha approfittato di questa ghiottissima occasione. Vi sembra normale che tutta la scuola italiana si sia riversata nel giro di poche settimane su piattaforme tecnologiche gestite da multinazionali con sede all’estero il cui business si basa sulla raccolta di dati personali e sulla profilazione degli utenti? Tra i molti commenti, noto che alcuni sostengono la didattica digitale non tanto perché sia utile in sé, ma come una sorta di sacrificio necessario, nel contesto di tanti altri sacrifici ‘necessari’. L’odiatore dice: io mi sto sacrificando, chi sei tu per fare diversamente? Dobbiamo sacrificarci tutti, dappertutto, tutto uguale. Benvenuto chi fa, invece, delle riflessioni! Digitalizzare la didattica non serve alla didattica? Allora, serve a qualcos’altro. Che però non ci dicono.

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