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Da oggi si torna in Dad, a Reggio Emilia scoppia la protesta di studenti e genitori

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Da oggi 9 ragazzi su 10 sono tornati a fare lezione in modalità a distanza a causa delle nuove colorazioni in tutta Italia. E a Reggio Emilia, recentemente dichiarata zona arancione scuro, non mancano le proteste di genitori e studenti che ormai da un anno proseguono la didattica a singhiozzo.

Proprio lo scorso venerdì 5 marzo, la rete “Priorità alla scuola” era in piazza Martiri del 7 Luglio a protestare contro il ritorno alla didattica a distanza al 100%. In mezzo ai circa 200 partecipanti, otto persone erano della montagna, tra cui Devil Ferrari gommista di Felina, che lo stesso giorno lancia un messaggio su Facebook: "Non aspettare che le cose succedano, falle succedere".

Devil e la sua famiglia vivono a Pramaggiorino, un borgo vicino a Carnola in comune di Castelnovo ne' Monti. Una famiglia numerosa di cinque figli, tutti in età scolare spiega Devil: "La più grande ha 21 anni e studia per diventare tecnico dell'alimentazione all'Università di Parma. Le aule le avrà viste sì e no per un semestre. Ho due figli alle superiori: quella di 18 è in quinta liceo scientifico e quest'anno deve diplomarsi. Una figlia di 12 fa la seconda media qui a Felina e la più piccola di otto va in terza elementare". Quindi ironizza: "Abbiamo coperto ogni grado di istruzione".

Un sano umorismo cela però i disagi che molte famiglie stanno vivendo a causa della pandemia. Cinque figli significa cinque computer e una connessione Internet che tenga; significa avere stanze sufficienti perché ognuno possa seguire le lezioni senza distrarsi e significa organizzare il lavoro in modo da non lasciare da soli i ragazzi.

"Noi siamo fortunati, la mia compagna è impiegata in un ufficio commerciale di una grande azienda e riesce a lavorare da casa - spiega Devil -. Purtroppo, ad oggi, il congedo parentale non è stato stanziato. E pare folle poter anche solo pensare di chiedere ai nonni, per quanto inseriti nella società moderna, di provvedere a seguire i nostri figli in tutti i tecnicismi Pc, connessione, password per una lezione e password per l’altra".

I problemi tecnici sono all'ordine del giorno, ma si possono comunque risolvere (se si hanno i mezzi). Le motivazioni che spingono Devil a protestare sono invece di carattere relazionale: la mancanza di contatto umano tra studenti e insegnanti, la scuola come esperienza di vita e di formazione che è prima di tutto un diritto di ogni adolescente. "Tramite un monitor purtroppo, l'attenzione viene a meno e anche uno scambio di sguardi tra insegnante e studente è importante. Soprattutto in questo particolare momento storico" - continua Devil.

Per le stesse motivazioni, alcuni genitori hanno deciso di non obbligare i propri figli a cinque ore filate davanti a un computer, ma di dichiararli assenti giustificati e di continuare il lavoro svolgendo solamente le letture e i compiti assegnati. Devil non propende per una soluzione così drastica, perché "vorremmo che i nostri figli, per quel poco ancora loro concesso, possano continuare ad avere una parvenza di normalità, cosa che è stata negata loro in tutti i modi possibili". Allo stesso tempo, riconosce però come il virtuale non possa in alcun modo sostituire la pratica: "Ti farò un esempio stupido, vissuto in prima persona dopo 30 anni di esperienza lavorativa in cui ho fatto da tutor per una ventina di ragazzi a turno: non riuscirò mai ad insegnare a un apprendista a smontare e montare una gomma nemmeno con 200 pagine di un libro o tramite videolezioni. Si leggono o si guardano delle nozioni ma non si sta imparando nulla".

Tra le proposte avanzate durante la manifestazione, Devil si è battuto per la diminuzione del numero di alunni per classe, il ripristino di edifici dismessi per ampliare gli spazi, il potenziamento ulteriore del trasporto pubblico e l’istituzione in ogni scuola di un presidio infermieristico che effettui tamponi su tutti gli studenti. "Consideriamo che in un anno, il governo ha speso risorse in ambiti molto discutibili - afferma Devil - ma la nuova favola da raccontare è che le scuole e gli studenti sono gli untori. Vedo i miei ragazzi e i loro compagni, ma la situazione non è così".

Il messaggio che Devil e i 200 manifestanti scesi in piazza lo scorso venerdì vogliono far passare è che il virus c'è e bisogna proteggersi, ma un modo per riuscire a continuare la didattica in presenza in sicurezza esiste e si può trovare, "scuole e ospedali dovrebbero essere gli ultimi a chiudere".

Una è stata lanciata da alcuni istituti dell'Appennino, come quello di Carpineti, che sta verificando la possibilità di seguire lezioni all'aperto. "Visto l’avvicinarsi della primavera e del naturale distanziamento favorito dal territorio si potrebbero organizzare lezioni all'aperto a piccoli gruppi - conclude Devil-. So che ci stiamo scontrando con le autorità, ma se le cose non vanno bene si deve manifestare il proprio disaccordo".