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Gelate primaverili, Cia Reggio: “Serve lo stato di calamità per l’agricoltura reggiana”

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Si esprime ancora una volta a difesa degli agricoltori, il presidente Cia Reggio Antenore Cervi, denunciando le gelate che in questi mesi hanno messo in ginocchio il comparto orto frutticolo dalla Bassa all'Appennino. "Il freddo non ha risparmiato nessuna zona dall’Appennino alla Bassa dove basti pensare che le temperature notturne hanno superato i -5 gradi - spiega il presidente Cervi-. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile abbiamo vissuto quattro stagioni: siamo passati dagli oltre 25 gradi del giorno alle intense gelate notturne".

Gelate che hanno causato danni disastrosi all'agricoltura reggiana, e in generale di tutta la Regione, e per i quali Cervi chiede lo stato di calamità. "È stato un colpo terribile per le aziende agricole già in crisi a causa della pandemia – entra nel dettaglio -. Abbiamo subito un fenomeno eccezionale per dimensioni e intensità: chiediamo con forza lo stato di calamità per l’agricoltura reggiana e dell’intera regione".

Ed è proprio per sostenere imprese e aziende agricole che la Regione si è attivata da subito, mettendo a disposizione una piattaforma online per raccogliere tutte le segnalazioni dei potenziali danni e permettere così una precisa ricognizione sul territorio. “Chiediamo al governo la disponibilità dei 70 milioni di euro che erano stati stanziati per calamità dal 2019 e 2020 grazie alla legge di stabilità", quanto afferma l'assessore regionale all'agricoltura, Alessio Mammi.

Poco tempo fa, la Regione ha presentato al ministero delle Politiche agricole il progetto di rilancio concreto e dettagliato per il comparto ortofrutta in sei assi strategici. "Ho chiesto personalmente al ministro Stefano Patuanelli di convocare il tavolo nazionale dell’ortofrutta - continua Mammi - chiedendo di lavorare subito sul miglioramento delle condizioni assicurative, per incentivare le aziende ad assicurarsi”.

Sulla questione assicurazioni conclude il presidente Cia: "Sono strumenti fondamentali ma non riescono a coprire le esigenze. Come ha denunciato anche il Consorzio del Lambrusco, le polizze sono state strutturate in modo che anche nel caso in cui gli imprenditori agricoli abbiano effettuato la copertura assicurativa contro gelo-brina hanno in ogni caso una franchigia del 30% che non viene risarcita e il massimo indennizzabile è pari al 50% del valore assicurato. Da notare poi che molte compagnie assicurative non hanno neppure assunto il rischio della copertura per questi eventi estremi, visto che si ripetono con sempre più frequenza. Serve un piano d’emergenza con risorse ancora più straordinarie e nuove strategie contro i cambiamenti climatici. L’agricoltura non può e non deve essere lasciata sola”.