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L’Elda racconta: Evelyne tra le nuvole

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“Chl’ invcéss al matéss” ripeteva spesso mia madre, ebbene aveva perfettamente ragione e ora vi spiego il perché:

Giorni fa si è presentato davanti al mio cancello un ragazzo  (guardate che fino ai settanta per me sono ragazzi), questo ne avrà avuto circa la metà. Lui conosceva il mio nome e cognome ed era arrivato direttamente a casa, si presenta e mi parla di comparsa e di un film che si stava girando nei paraggi della Pietra, naturalmente io non capisco un tubo di ciò che dice. Anzi penso al documentario “Bismantova-tempi della Pietra” dove la giovane regista Margot Pilleri, mi aveva già ripreso, così faccio un po’ di confusione. Alessio, così si chiamava il mio interlocutore pazientemente mi spiega che si trattava del film “Evelyne tra le nuvole” e per convincermi mi dice che sarà una cosa semplicissima che non mi terrà molto impegnata e io accetto.

Vi dirò che la cosa mi incuriosiva e mi faceva anche piacere, se qualcuno lo aveva inviato da me, si vede che mi vedeva nella parte. Vi dirò che le mie brevi esperienze teatrali sono finite con l’inizio del mio matrimonio e mi avevano lasciato un po’ di amaro in bocca, era una cosa che mi sarebbe piaciuto continuare anche dopo, ma sapete a qualcosa bisogna pure rinunciare nella vita e in fin dei conti questa era una sciocchezza.

Perciò accetto tanto più, mi spiegava, tanto che io accettassi, che mi avrebbero ripreso mentre tagliavo due ramoscelli nella siepe, era un ruolo da contadina che mi vestiva alla perfezione, una cosa di pochi minuti, così mi aveva detto e così non è stato. Sti ragazzi sanno cosa dire per convincerti.

Poi questo “messo” ritorna dopo pochi giorni per chiedermi se ero disposta a fare un’altra comparsata, però questa volta ci sarebbe un breve dialogo con un’altra signora.

Si ferma e mi fa provare la particina tre battute in tutto, mi riprende col telefono e spedisce il tutto, rispondono con le manine che applaudono.

Qualche giorno dopo mi chiamano per la prova costume all’Agriturismo Castello, dalle parti di Boastra. Mi presento come sempre puntualissima e lì comincia la mia avventura: Prima prelievo della temperatura, poi tampone veloce fuori nel cortile non importa che io abbia completato la “vaccinazione”, ma questo mi va molto bene.

Intanto conosco un signore di Reggio, Andrea di origine castelnovina, arrivato lì per la stessa cosa e mentre aspettiamo l’esito ci facciamo compagnia.

Poi arriva un’altra comparsa, una signora di Ramiseto, Irene parrucchiera in pensione da molto tempo, bella alta e ben piantata, molto gioviale, così il tempo passa che non ce ne accorgiamo.

Comincia la vestizione accurata scelta dalle brave costumiste Cristina che avevo già sentito al telefono e un’altra che mi scuserà, ma non ricordo il nome, poi più tardi conosco anche Valerio. Uno alla volta passiamo nelle loro mani e quando ci rivediamo scoppiamo a ridere, io vestita da contadina con scamiciato bleu a fiorellini bianchi, molto largo, chiuso davanti fino all’orlo da una fila di bottoni, lungo fino alla caviglia, camicia scozzese, golf giallo e ciliegina sulla torta, cappello di paglia giallo a tesa larga come quelli che usavano le mondine.

La signora Irene con pantaloni e scarpe vecchie, maglietta a fiori attillata che le mette in mostra il suo bel balcone e bandana fatta all’uncinetto coloratissima.

Io non riuscivo a trattenermi, era arrivata molto elegante piena di anelli e collane coi capelli ossigenati, era sparito tutto! I bravi costumisti l’avevano trasformata in poco tempo in una perfetta massaia con tanto di grembiulone allacciato in vita.

Il signore distinto che era entrato in abito bleu e camicia bianca è uscito con pantaloni gialli larghi in vita trattenuti da grosse bretelle rosse, camicia scozzese aperta, una paglietta disfatta in testa e stivali di gomma. Molto simpaticamente dice: “Ridiamoci su, per non piangerci addosso”.

Ma vi dirò che non finisce qui.

Il 31 dobbiamo trovarci tutti all’Agriturismo il Ginepro, si raccomandano un po’ prima delle otto. Io pensavo di trovare lì altre comparse, invece solo un signore di Frascaro già vestito da contadino e un altro di Montecchio bello robusto, lui interpretava il portalettere, con tanto di motoretta, borsona a tracolla, casco leggero con tanto di occhialoni.

Ci fanno scendere a Ginepreto e ci posizionano, nella parte vecchia del paese, vi dirò le scene erano solo quattro, ma ripetute fino all’ignoranza. La brava regista Anna di Francisca era molto attenta, fin che non la soddisfacevano le faceva ripetere e lì ho cominciato a rendermi conto del perché per fare un film, ci vogliono tanti soldi (e soprattutto tanta pazienza) come mi ha detto la stessa signora. Mi hanno anche riferito che una sessantina di persone facevano parte della troupe cinematografica e tutti si muovevano in silenzio ognuno sapeva già quale era il suo ruolo, come il raccogliere la posta o il becchime delle galline che dovevano riusare per altre riprese o sistemare i vari oggetti e i carrelli coi vari macchinari, gli elettricisti, poi i costumisti che controllavano i vestiti, i truccatori che spennellavano i vari nasi arrossati o le fronti sudaticce.

Vi dirò io sono stata l’unica che non sono stata ritoccata le mie rughe erano già abbastanza evidenti senza trucco.

Comunque fra una cosa e l’altra abbiamo finito all’una passata e a malincuore, ho dovuto salutare gli amici appena conosciuti, perché mi hanno infilato in una macchina e mi hanno trasportato a Maillo, antico borgo completamente ristrutturato dai fratelli Biagini, dove continuavano le riprese e io avrei dovuto avere un breve dialogo con un’altra signora e (pensate l’onore) anche una delle interpreti principali, una certa Claire Nebout, bellissima, fine, sempre sorridente e molto, molto paziente.

Ora mi rivolgo a tutte le ragazzine che al giorno d’oggi sono tutte belle e sognano una carriera del genere. Guardate io credo che sia un lavoro faticosissimo oltre alla bellezza ci vuole intelligenza, costanza, umiltà e tanta, ma tanta pazienza, dare molto e in proporzione, ricevere poco.

Come sempre ho divagato anche stavolta.

Intanto conosco quella che reciterà con me, una certa Daria di Montecchio, che subito si presenta e mi porta in un posto più comodo e bastano due battute per fare amicizia e parlottiamo fin che non arriva il nostro turno. Questo arriva molto tardi e qui nuova vestizione e invecchiamento per la mia socia che era molto più giovane di me. Le scene vanno ripetute parecchie volte, la Regista o “Regina” come è denominata da qualcuno, è molto severa, deve essere tutto perfetto e il silenzio assoluto in tutto il borgo.

Quando finalmente tocca a noi, non le va bene il nostro declamare come si fa in teatro, la cosa deve essere più semplice e più spontanea. A un certo punto io mi blocco non ricordo più niente di ciò che sto ripetendo ormai da tempo, chiedo scusa e subito l’aiuto regista, mi si avvicina col copione in mano e me lo fa rileggere, figuratevi erano solo tre o quattro battute ripetute all’infinito, ma per un momento, vedevo solo un foglio bianco.

Mi fanno riposare un po’ poi riprendiamo, la carissima Regista dovrà accontentarsi e riguardarsi le prime che forse andavano meglio o tagliare tutto e buonanotte.

Ore diciotto, finalmente libera, saluto e ringrazio tutti, mi offrono il braccio per tornare nella sala struccatura e vestizione, mi dicono che sono stata bravissima, te lo credo coi miei 83 anni suonati chi altro avrebbero trovato disponibile e senza storie come me. Claire prima di andarsene mi abbraccia forse le ho ricordato sua nonna.

Comunque una volta tornata a casa e sdraiata sul letto, tutta questa tensione, dieci ore passate su una panchina o una sedia, all’aperto, mangiando qualcosa solo verso le tre, mi ha scatenato un attacco di crampi alle gambe, che ho dovuto chiedere l’intervento di mia figlia infermiera che fra una risata e l’altra con le sue sapienti mani, un po’ di sali e un lieve rilassante, mi ha fatto tornare a posto.

“Chl’invcéss al matéss” It gh’aive propi ragiun mama.

Traduco per gli analfabeti del dialetto:

“Chi invecchia impazzisce” avevi proprio ragione mamma.

Cosa poi mi è venuto in mente di fare? E’ la testa che vuole andare, ma il fisico ormai fa troppa fatica a seguirla…Amen…

   Elda Zannini

 

3 COMMENTS

  1. Complimenti alla massima potenza. Signora Elda Lei non finisce mai di stupirci. Mi raccomando ci faccia sapere quando potremo vederLa nei panni di attrice ma senza essere attrice, semplicemente se stessa. Porterò questo Suo scritto, così come ho fatto con gli altri, alla Sua amica Pasquina e sono curiosa di sentire cosa dirà. Buona giornata.

    Paola Bizzarri

    • Firma - Paola Bizzarri
  2. Grazie anche per aver pensato alla Pasquina, so che ciò che scrivo viene letto o stampato per gli anziani e le persone sole. Se riesco a strappare loro un sorriso mi sento soddisfatta. Questo è il mio compito principale, ancora grazie Paola.
    Elda

    • Firma - EldaZannini