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“La Fontana do Skudlin” (racconto di Alberto Bottazzi)

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Se vai sul web e digiti Ligonchio, la ricerca ti porta a visitare la Fontana dello Scodellino, in lingua ligonchiese “La Fontana do Skudlin”, situata in bella vista sulla SP 18, alle porte dell’abitato per chi arriva dalla pianura. Acqua accogliente, limpida e pura che scorre direttamente dal cuore della natura, in un punto che non puoi non vedere, poiché vicino alla Centrale idroelettrica dall’aspetto Liberty, costruita nel 1920 e fiore all’occhiello del nostro Appennino, nonché icona storica del paese di Ligonchio.

Si narra che in un tempo lontano, uno stradino del luogo, mentre ramazzava foglie e detriti dalla cunetta, vide sgocciolare acqua tra le rocce a ridosso della scarpata sovrastante. Stimolato ed incuriosito dalla circostanza, scaturì la brillante idea di chiedere collaborazione ai paesani per scavare tutt’intorno al rivolo d’acqua alla ricerca avventurosa di un’eventuale sorgente.

A colpi di piccone e dopo giornate intense di lavoro, la bella comitiva portò alla luce uno scroscio d’acqua che non aveva più sembianza di rivolo, bensì di una fontana.

Meraviglia delle meraviglie, lo stradino aveva visto giusto. In realtà sotto quel materiale roccioso scorreva un vecchio acquedotto che il nostro volenteroso ed intelligente stradino aveva efficacemente recuperato.

Nei giorni che seguirono la scoperta, l’acqua fu deviata lungo la cunetta, al fine di costruire una vasca in pietra, una sorta di scodella, la cui funzione fosse quella di raccogliere l’acqua al suo interno e farne tesoro per le famiglie del paese.

Nacque così la “Fontana do Skudlin” che spillava acqua generosa e fresca di montagna. Successivamente fu dotata di ben tre bocche erogatrici ed abbellita con pietre squadrate alla base su un piano rialzato anch’esso in pietra lavorata a mano. Ora come allora la sua acqua genera piacere.

Viandante che passi nella mia corte, ferma il tuo peregrinare nel mio grembo e dissetati alla fonte immacolata, così che le cellule del tuo organismo possano applaudire la tua sosta e la mia acqua pura alleviare la tua arsura”.

Ligonchio paese delle acque da sempre, come Monaco di Baviera città della birra o Bardolino del Garda città del vino, tanto per fare la rima.

Si alternano le stagioni, ma della premura dello stradino specializzato ed inventore non è rimasta alcuna traccia, anche perché la buon’anima è passata a miglior vita. Foglie, sassi, detriti e quant’altro si sono nuovamente ammucchiati ai piedi della fontana deturpandone la bellezza ed è veramente un peccato perché rappresenta, insieme alla Centrale, la vetrina del paese di Ligonchio e come ogni vetrina che si rispetti, dovrebbe essere sempre pulita e trasparente.

Ai nostri giorni le parole amore e decoro non hanno più valore, si sentono orfane e afone, dal momento che manca una mente che pensi a loro, basterebbe un addetto incaricato a pulire cunette e tombini per dare nuova vitalità al territorio. Cosicché la parola “ramazzare” custodisce il sapore dell’ambiguità e finisce sepolta sotto l’incuria e l’abbandono.

Tuttavia, in questo quadretto, a dir poco desolante, spuntano, come fiori a primavera, le figure angeliche dei volontari. Tre o quattro amici operosi e diligenti si danno appuntamento per rimpiazzare il lavoro di quel vecchio infaticabile stradino e conferire, così, dignità e decoro alla “Fontana do Skudlin”. Eccoli, pronti e pimpanti, nella loro veste ecologica di condottieri dell’ambiente, guidati energicamente dall’inossidabile Sandra Bacci, disotterrare la parola “ramazzare”, oliare i gomiti e col sudore dell’amicizia lavorare sodo per dare nuova visibilità alla fontana, proprio come fece, con tanta premura e amore, il nostro mitico ed infaticabile stradino.

Alberto Bottazzi, 13/14 maggio 2021

N.B. L’interpretazione della storia è soggettiva.

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