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“Chi è costui?”: don Paul Poku ci invita a riflettere sulla figura di Gesù

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don Paul Poku

«Chi è dunque costui […]?» Le letture di questa domenica del tempo ordinario ruotano tutte attorno a questa domanda, la cui risposta ci rivela un aspetto fondamentale dell’identità divina di Gesù.
La prima lettura contiene già una possibile risposta a questo interrogativo del vangelo. Meditando il dialogo tra il Signore e Giobbe, possiamo capire che l’uomo non può arrivare a comprendere appieno la natura di Dio, perché essa è troppo grande per lui; ciò che Dio ci chiede è la fede nel suo grande amore per noi, anche nei momenti in cui, come Giobbe, ci sentiamo meno amati e considerati. La seconda lettura invece ci fa capire che la vita dell’uomo cambia radicalmente appena avviene un incontro significativo con Gesù. Infatti la relazione con Cristo ci fa diventare una nuova creatura, che non vive più secondo il precedente modo di pensare ma che accetta la legge del Signore e cammina nella sua luce.
Il brano del vangelo, infine, merita di essere analizzato con attenzione così da comprenderne il messaggio teologico al di là del mero significato letterale. Dopo aver predicato tutto il giorno presso il lago di Genezaret, sul far della sera Gesù chiede ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva», nel territorio pagano oltre il mare. Perché Gesù invita ad intraprendere un simile viaggio proprio al calar delle tenebre? La sua scelta è un simbolo di come siamo chiamati a uscire dalla nostra comfort zone verso situazioni più difficili per noi. Tuttavia Gesù non abbandona gli apostoli, poiché sale con loro nella barca (che è l’immagine biblica della comunità); il vangelo specifica che «c’erano anche altre barche con lui», cioè altre persone e altre comunità tese a seguire i suoi insegnamenti (ma lui è salito sulla barca di Pietro!).
Durante il viaggio «ci fu una grande tempesta di vento», simbolo delle forze negative che ostacolano il raggiungimento del nostro scopo. Essa era così forte che «le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena»; a volte infatti le difficoltà, l’odio, le invidie, ecc… sono così tante da rendere la nostra vita pesante e c’impediscono di seguire il nostro cammino in Cristo. Nel mezzo di questa tempesta, Gesù «se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva». Il sonno di Gesù non è un segno di passività ma deriva dalla fiducia che nutre nei suoi discepoli, a cui ha insegnato la fede necessaria per affrontare le avversità della vita. Tuttavia i discepoli dapprima sembrano essersi dimenticati che Gesù fosse con loro, poi avvertito il pericolo corrono a invocarne l’aiuto, che egli offre prontamente: «Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia». Questo epilogo c’insegna che la voce di Cristo è ciò che può sedare l’aggressività di ogni forza negativa nella nostra vita.
Una volta salvata la situazione, Gesù si rivolge ai discepoli con queste parole: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». La paura infatti ruba la fiducia dell’uomo verso sé stesso e in Dio, lo rende fragile e gli impedisce di mettere in atto gli insegnamenti che ha ricevuto; di fronte alle cose negative quindi non dobbiamo avere paura ma fede in Dio. Chiediamo sempre al Signore sia il dono della fede in lui, così da saper affrontare le avversità della vita, sia l’umiltà di invocare il suo aiuto quando ci sentiamo sconfitti. Dio è sempre pronto ad aiutare coloro che lo invocano con cuore sincero!
Buona domenica