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L’Elda racconta: Maillo e dintorni

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Questa volta vi voglio raccontare di queste borgate che fanno parte della parrocchia di Cagnola.

Ecco che ancora una volta con la fantasia mi ritrovo a Maillo, questo bellissimo borgo, località fra le più antiche nel territorio di Castelnovo ne’ Monti. Si trova in una valle, posato sulla destra   dell’omonimo torrente “Rio Maillo”.

La corte di Maillaco (ora Maillo) compare già con Felina, all’interno del Gastaldato di Bismantova nell’870.

Si scende dalla macchina e mentre ci si accinge a risalire questo viale fatto con ciottoli bianchi ben incastrati fra di loro che brillano sotto il sole estivo, si nota subito sulla destra la chiesetta, questa era già presente nel 1272 dipendeva da Campigliola (cioè la nostra Pieve), prima era dedicata a San Maurizio poi a Sant’Ignazio e ora a San Michele e qui i ricordi cominciano ad affiorare nella mia mente.

Dovete sapere che mio fratello maggiore appena ventitreenne, aveva sposato la Giuseppina (molti di voi l’hanno conosciuta), questa ragazza proveniva da Cinqueterre, una borgata poco lontano da Maillo.

I due più piccoli della famiglia eravamo io e mio fratello Nilo e ci muovevamo sempre insieme, perciò parecchie volte tutta la strada che oggi si percorre in macchina, allora la facevamo a piedi per recarci alla casa natale di questa nostra cognata.

I suoi genitori, Ciro e la Verina, ci accoglievano con gioia e ci rimpinzavano come tacchini, Cornelio ci portava a vedere le sue mucche, il suo orto, il pollaio con innumerevoli galline, la chioccia coi pulcini. Poi tornava dai campi anche Enzo l’altro fratello, un bel ragazzo ancora molto giovane amante della caccia come suo padre, portava sempre il fucile a tracolla e quando raccontavano le loro imprese di cacciatori riuscivano a catturare la nostra attenzione, poi prima che cominciasse a calare il sole, tornavamo a casa con un cestino di uva o ciliegie, dipendeva dalla stagione.

Ricordo i pranzi luculliani, che si tenevano in quella casa il giorno della festa di San Prospero il patrono della parrocchia di Cagnola, la tavolata lunghissima in quel palazzo antico, con una trentina di invitati e noi bambini seduti sullo scalone che portava in questo salone, con un piatto colmo in mano che non riuscivamo mai a finirlo, che subito le donne che servivano gli invitati ce lo riempivano di nuovo. Cucinavano ogni specie di cacciagione, lepri, fagiani, pernici o caprioli, ecc. Ricordo la Marina Silvi di Cà del Cavo, anche lei una parente, aveva la mia stessa età, si era sdraiata su uno scalino e diceva:

“Hoddìo, hoddìo, adèsa i mör,…i mör i sun tròp piena”.

Traduco: Hoddìo, hoddìo, adesso muoio, muoio, perché sono troppo piena.

Una donna sente e risponde:

“Macchè andé föra a far quater salt ca pàsa tȇut”.

Traduco: Non è niente, andate fuori a fare quattro salti che ti passa tutto. Difatti fu così, ricordo volentieri questa Marina che veniva anche lei da suor Giulia a imparare a ricamare, ma purtroppo a 15 anni una leucemia fulminante se l’è portata via.

Un ‘altra volta avrò avuto 12 o 13 anni, Enzo e il suo amico Sergio dopo il pranzo mi accompagnarono alla Chiesa di Cagnola, sempre a piedi, allora le strade erano ancora mulattiere, dove davanti a questa Chiesa sorgeva il teatrino voluto da “don Scarpone”, un prete molto all’avanguardia che vi proiettava anche filmini con la (Lampada Magica). Lì mi aspettava il resto della compagnia, e la signorina Paola Marconi, che sapientemente ci aveva preparato, dovevamo recitare una commedia e finire con una farsa. Allora la sagra della parrocchia si festeggiava anche così.

In quel periodo Maillo era quasi completamente abbandonato, forse ci abitava ancora una famiglia, quella della Rina coi capelli rossi, la ricordo affacciata a una finestra con un bimbo in braccio, ma tutte le altre case erano quasi tutte crollate, pensare che nel 1315 c’erano ben 23 famiglie (o fuochi come preferite).

Forse era ancora in piedi il Fornacione:

“Ste luntàn dal Furnasùn”.

State lontani dal Fornacione, si raccomandava sempre la mamma, quando partivamo, questa grande buca abbandonata poteva essere un richiamo pericoloso per noi bambini.

Poi alla mamma piaceva raccontarci che sopra a uno di quei montarotti, nei tempi antichi vi si ergeva un castello, dove i pellegrini che venivano da Roma vi trovavano ristoro, dovete sapere che allora una delle strade principali che univano l’Emilia alla Toscana era proprio quella che passava da Maillo, poi ci raccontava la storia di San Martino, che era passato da lì, diretto in Toscana e si era smarrito nella boscaglia che costeggiava Rio Maillo sorpreso dalla nebbia fittissima.

La mamma era bravissima a inventare favole e collocarle nei posti da noi conosciuti e noi l’ascoltavamo senza battere ciglio.

Mi riprendo da questi ricordi, ecco che rivedo il famoso Fornacione ora tutto ristrutturato come il resto del borgo da questi fratelli Biagini appassionati di storia e lungimiranti. Qualcuno mi ha raccontato che hanno venduto tutti i loro terreni e le abitazioni che avevano in quel di Carpineti e hanno investito qui facendo rivivere questo splendido luogo con l’aiuto di un bravo architetto e degli studiosi della nostra vecchia storia e l’hanno reso disponibile per qualsiasi evento importante.

“Evelyn tra le nuvole” è uno di questi eventi, è la prima volta che viene girato un vero film nel nostro territorio e io mi sono trovata catapultata in mezzo a questa numerosa troupe cinematografica a fare la comparsa e vi dirò che la cosa non mi è dispiaciuta, in questo mondo non finirò mai d’imparare e di stupirmi, basta non tirarsi indietro.

Elda Zannini

 

 

 

 

 

 

5 COMMENTS

  1. “In quel periodo Maillo era quasi completamente abbandonato, forse ci abitava ancora una famiglia, quella della Rina coi capelli rossi, la ricordo affacciata a una finestra con un bimbo in braccio, ma tutte le altre case erano quasi tutte crollate”

    Mi permetto di fare una rettifica al racconto della sig.ra Elda…so per certo quello che vi racconto, perché a mia volta sono nata in quel di Maillo nel 1963 e ci ho vissuto parecchio.

    Il borgo di Maillo non è mai stato abbandonato, se non nell’anno 2006 quando poi sono subentrati i fratelli Biagini che lo hanno veramente valorizzato e dato nuova vita a questo meraviglioso borgo che fino al 2005 è stato casa mia.
    Mio nonno Severi Learco, classe 1911, che veniva bonariamente chiamato “Paciùg” (Paciugo) si trasferì a Maillo con la sua famiglia da Frascaro nel 1921 ed è vissuto lì fino alla morte, così come mia nonna Lea, che morì ai primi di dicembre del 2005 appena prima che traslocassimo. Mio zio Bruno e mia mamma Adriana, figli di Lea e “Paciùg” sono nati e vissuti lì. Mio padre Donadelli Walter a sua volta si trasferì a Maillo, con la famiglia natale, da Piolo di Ligonchio nel 1957. I miei genitori e mio zio hanno lavorato come agricoltori e avuto l’azienda agricola fino appunto al 2005 quando, per problemi di salute, sono stati costretti a smettere l’attività e trasferirsi.
    I miei nonni raccontavano che in tempo di guerra le famiglie che abitavano nel Borgo erano 4: Silvi, Canali, Bazzoli e Severi. Altre famiglie di Castelnovo si erano trasferite come sfollate. Nel borgo c’era il caseificio dove i contadini dei paesi vicini portavano il latte con il “basto” mattino e sera. Nel dopoguerra c’era anche la scuola e la prima maestra che iniziò ad insegare si chiamava Libera Fantuzzi, veniva da Reggio Emilia e tornava a casa solo nei fine settimana. Altro maestro, amatissimo dai suoi scolari, che arrivavano a piedi dai borghi vicini (Cinqueterre, Bora del Prato, Ottosallici) è il maestro Toschi Pierluigi, che poi negli anni insegnò alle elementari anche a me.
    Altra cosa: Maillo era sotto la parrocchia di San Giovanni. Ora la chiesa e un mucchio di rottami, è rimasta in piedi solo la torre campanaria, i miei genitori si sono sposati lì. Dopo il crollo hanno fatto la chiesa nel borgo di Montecastagneto.

    Mi fermo qui sig.ra Elda, ma se vuole passare un pomeriggio alternativo la invito da mia mamma, che ora abita a Felina e, di aneddoti e storie ne avrebbe da raccontarle…potreste scrivere un libro.
    Donatella Donadelli

    • Firma - Donatella Donadelli
    • Dovrei aggiungere che se Maillo l’ancora in piedi bisogna dire grazie a queste famiglie compreso i Donadelli che avevano cura di farci la manutenzione compreso voltare i coppi che lentamente si spostavano a causa delle intemperie.Quindi il vero merito era loro che vivevano con gioia il borgo.grazie.elio

      • Firma - Biagini
  2. Grazie per la documentazione, di solito io scrivo solo i miei ricordi, come vedi sono pochi, ma scritti col cuore, ripeto la mia non è storia, sono solo i “miei ricordi” la fredda storia la lascio a quelli che ne sanno più di me, comunque grazie ancora Elda

    • Firma - EldaZannini