“La nostra squadra di candidate e candidati al consiglio comunale è composta da figure di alto profilo, molto preparate e motivate”: così Paolo Bargiacchi, che con Vivere Ventasso si propone alla guida del Comune, presenta la sua compagine in vista delle elezioni.
“Nelle mie precedenti esperienze come sindaco e come presidente della Comunità montana, purtroppo prematuramente soppressa - prosegue Bargiacchi - ho vissuto da vicino le vicende economiche, politiche e sociali del nostro Appennino e, confrontandomi quotidianamente con i cittadini e le istituzioni, ho maturato la convinzione che solo attraverso il rafforzamento della rappresentanza istituzionale del territorio, all’epoca espressa da quattro piccoli-grandi Comuni di circa mille abitanti ciascuno, poco più, poco meno, si sarebbe potuto arrivare ad acquisire e svolgere quel ruolo, qualificato e rilevante, che larga parte del crinale meritava. E che le quattro municipalità separate non erano state sufficientemente in grado di sviluppare. Ho lavorato quindi, con altri, in modo intenso e convinto, per la fusione che, però, una volta raggiunta, non è riuscita a esprimersi e a dare i frutti sperati”.
Sottolinea inoltre il candidato sindaco: “In pratica, la visione, il quadro, il sogno unificatorio è rimasto nel cassetto. E io voglio provare a tirarlo fuori. Non ne ho avuto la possibilità, nello scorso mandato, sedendo sui banchi dell’opposizione. Però voglio provarci ora e nei prossimi cinque anni, se gli elettori me ne daranno la possibilità accordandomi fiducia”.
Aggiungono i candidati di Vivere Ventasso: “In realtà il nulla che ha caratterizzato l’azione amministrativa nel primo quinquennio del nuovo Comune ha creato nella popolazione un diffuso malcontento, ampiamente percepibile e condivisibile, che in molti ha fatto addirittura emergere la nostalgia dei ‘vecchi tempi’, quando esistevano i quattro Comuni. Siamo consapevoli che tornare indietro non sarebbe né possibile né giusto. Siamo però altrettanto sicuri che il disastro dello
svuotamento dei servizi pubblici nelle periferie e negli ex municipi e il mancato utilizzo virtuoso, per scelta o incapacità, delle risorse aggiuntive piene che sono concesse alle fusioni nel primo decennio di vita, con noi possa trasformarsi in un vero e proprio volano per la rinascita dei nostri territori nei prossimi cinque anni, con la promessa di riportare e migliorare i servizi laddove erano presenti, non facendo spostare la popolazione ma il personale che li gestisce”.
Conclude Paolo Bargiacchi: “Tutti sanno chi sono e hanno verificato quale sia il mio impegno amministrativo, la competenza in materia, la disponibilità all’ascolto delle persone, l’interpretazione attenta e puntuale delle esigenze maturate e in via di maturazione. Non credo che oggi, a Ventasso o altrove, la buona amministrazione si misuri con l’età anagrafica o l’entusiasmo del nuovista. Penso che servano la conoscenza del territorio, della popolazione e dei problemi e la capacità di rapporto con le istituzioni provinciali, regionali e statali. Capacità di stare in mezzo alla gente per coglierne esigenze, aspirazioni, proposte, propositi. Credo di possedere tali caratteristiche, che peraltro, molti amici e colleghi, competitor e avversari, mi hanno talvolta riconosciuto. Non intendo far polemica con nessuno, ma non posso nemmeno accettare la riduzione a un ‘usato sicuro’ che va avanti guardando indietro”.
Fa piacere il sentir parlare qui di “Comunità montana, purtroppo prematuramente soppressa”, espressione da cui ricavo, o posso supporre – pur mancandone la controprova – che se all’epoca il suo Presidente fosse stato ancora Bargiacchi, sarebbe verosimilmente successo che tale Ente continuasse ad esistere.
Il passato è passato e indietro non si torna, ma, è comunque bene ricordarlo, la Comunità Montana dava una forte identità all’intero nostro territorio, dentro la cornice provinciale, identità che è parsa andare via via perdendosi (del resto anche la Provincia ha avuto una sorte abbastanza similare, pur se non sovrapponibile).
Il senso di identità può venir visto come qualcosa di anacronistico e superato, mentre a mio avviso serve quantomeno a bilanciare la tendenza alla omologazione, cui stiamo viepiù assistendo, e nella fattispecie a far valorizzare le quattro municipalità, che nella fusione non hanno comunque perso le rispettive specificità.
A me viene di paragonare l’identità alla “normalità” – che a sua volta è stata non di rado sottovalutata, o “bistrattata”, salvo sembrare ora sulla via di una riscoperta – e credo altresì che il pensiero “politicamente corretto” l’abbia finora trascurata, per usare un eufemismo, trovandosi impegnato e proiettato verso il multiculturalismo.
Immagino da ultimo, e simpaticamente, che nell’udirmi citare il politicamente corretto Andrea “faccia un salto sulla sedia”, ritenendolo egli una mia ossessione, come dice in un commento all’articolo di Redacon del 31 agosto, dal titolo “La Fiera di San Michele a Castelnovo ne’ Monti si farà..”, ma non mi è riuscito di trovare una terminologia sostitutiva.
P.B. 11.09.2021