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Primi anni ’60. Un favoloso Giro di Castelnovo in bicicletta, di Dilva Attolini

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Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Dilva Attolini tratto dal libro "Nemici miei" di Umberto Casoli

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Ma è Natale, diranno in molti, la bicicletta appartiene a uno sport solare, non di freddo, aria di neve, vento. Allora è un augurio perché i ciclisti sono forti come la roccia, decisi come la pioggia fine, coriacei come le salite. Il calore del sole forse sì, ma anche no, perché si può immaginare estate nei sogni e nei ricordi. Recuperando per qualche attimo qualcosa del passato che ci riempie di gioia, nostalgia, curiosità, divertimento. Avremmo voluto più foto.

Gli anni del favoloso giro erano gli anni Sessanta. L’articolo che segue è tratto dal libro “Nemici miei” di Umberto Casoli. L’autore aveva ripreso, parecchi anni dopo, la storia di quel giro a tappe, recuperando la memoria dell’avvenimento, per ricordare l’amico Dr. Antonio Herman che se n’era andato.

"Desidero ricordare il Dr. Herman in modo gioioso e un po’ frivolo nella convinzione di non togliere nulla alla Sua personalità, anzi mettendone in luce una componente giovanile e scanzonata che pochi ormai ricordano. Correvano i primi anni Sessanta (credo fosse il ’63) e, come sempre, il ritrovo dei giovani castelnovesi era il bar Magnani. Era tempo d’estate, io ero in ferie e naturalmente frequentavo quel locale dove ritrovavo tutti gli amici. Il tempo trascorreva tra l’attesa di un ballo serale o di un film, la radiocronaca del Giro d’Italia o di Francia, una partita a biliardo oppure a scopone, mentre il juke-box ci teneva compagnia con le canzoni di moda. Tutto ciò non bastava a soddisfare le ansie e i desideri connaturati con l’età e grande era la ricerca di qualche idea originale. Un giorno mi sovvenne che al liceo Spallanzani, nel ’50, avevano organizzato un Giro di Reggio “a tappe” che aveva avuto anche l’onore della stampa locale.

Detto e fatto: lanciai l’idea di un “Giro ciclistico di Castelnovo a tappe” e il successo fu strepitoso. Si iscrissero in tantissimi, ma fecero spicco il Prof. Marconi, il Dr. Herman e il Gen. Mazzucco, a dimostrare che quando c’è l’entusiasmo e l’atmosfera giusta… gli anni non contano. Il giro cominciò in sordina con i vincitori di tappa prestabiliti, ma verso sera i marciapiedi del paese erano stipati di gente che voleva vedere la tappa finale, la “Tavernelle-Bar Magnani” che si sarebbe disputata all’ultimo respiro, con vero spirito agonistico!

Vinsi io. E il Dr. Herman che c’entra? C’entra eccome perché all’inizio del rettilineo della circonvallazione il Dr. Herman ed io eravamo staccati dai primi due di un centinaio di metri. Il Dr. Herman tirò allo spasimo per tutto il rettilineo e mi portò sotto ai primi alla curva dell’ospedale. Restai in scia fino alla salita di Capanni e staccai chi mi precedeva davanti al Dante, presentandomi solo (e distrutto) all’arrivo da Magnani.

Non mancarono festeggiamenti e premiazioni. A me toccò una “coppa-coppa” e l’immancabile bacio della Miss. Tornata la quieta, con aria riservata ma felice, il Dr. Herman si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio: abbiamo vinto noi! Grazie Dr. Herman, io la ricorderò così.

Parlando di quel fantastico giro con il Prof. Casoli, è saltato fuori tutto l’entusiasmo di quei giorni d’estate, come lo scoppio di un tappo di spumante. Entusiasmo e gioia di quei ragazzi che Antenore sapeva tenere insieme sotto il suo pergolato. Aveva il pergolato, il bersò, allora il bar, non davanti ma nello spazio di fianco, con i mori del gelso che ogni tanto imbrattavano calzoni e magliette. Lì sotto, spesso, brontolando inascoltati, con i frutti maturi che mietevano vittime tra i vestiti, si ritrovavano la domenica a trascorrere un tempo buono, a cercare idee geniali. Erano in tanti e le idee fioccavano.

Fu Tommaseo Rabotti a sollecitare gli amici quel giorno: “Che si fa?” E l’idea fu quel giro che coinvolse tutto il paese. Sotto il pergolato oltre a Tommaseo e Umberto, tanti altri amici, Danilo, Teneggi, Giorgini, Romano, Grasselli, Costoli, Toni, Leurini, Tarlanda, Marastoni, Castellini, Ravasini, poi gli Arduini, Eros e Lalo, Bolondi… Tutti insieme contribuirono a costruire una formidabile macchina organizzativa.

Si iscrissero in tanti, peccato che le foto del fotografo Ficcarelli siano solo quattro (che bello sarebbe ritrovarne delle altre… Se qualcuno ne ha può farle aggiungere…). Baroncini Flaminio aveva una grossa sveglia legata sul manubrio a controllare il suo tempo, Romano e Grasselli si presentarono in tandem, che poi forarono e furono recuperati, Toni aveva il busto… Le strade erano pattugliate da Vigili, Carabinieri, Polizia Stradale. C’era il Pronto Intervento Sanitario e il Servizio Recupero se qualcuno cadeva o forava. All’ultima tappa tutto il paese era fuori, gli spettatori riempivano le scalinate e i luoghi sopraelevati del centro e i bordi delle strade anche della periferia. Vocianti e divertiti. Erano venuti a vedere anche da fuori.

Poteva mancare la radiocronaca? C’era un giovane, esuberante e simpatico, che era adatto al compito e si divertiva un mondo a fare il cronista, era Renzo Bolondi. Aveva equipaggiato la sua auto scoperta con microfono e altoparlante nella parte posteriore. La sua macchina seguiva i corridori, poi faceva interviste, divertiva gli altri e se stesso. Il finale della gara è già stato raccontato. Il bacio Umberto Casoli lo ebbe dalla bella Miss Luciana Tagliati".

(Dilva Attolini)

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