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Eccidio dei partigiani del Distaccamento “Pigoni”: ieri la commemorazione a Gatta

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Le autorità si sono incontrare ieri davanti al Monumento dei Caduti di Gatta nel centro del paese per commemorare il 77° anniversario dell'Eccidio dei Partigiani del distaccamento "Pigoni". Alla manifestazione ha partecipato l’Unione Montana dell’Appennino, e in particolare i Comuni di Castelnovo ne' Monti e Villa Minozzo, in collaborazione con le Associazioni partigiane Anpi, Alpi – Apc e Istoreco. Le autorità si sono incontrate a Gatta per l’omaggio floreale, per  poi proseguire a San Bartolomeo nei pressi del Monumento e deposizione di una Verona floreale.

All’alba dell’8 gennaio 1945 avanguardie di una colonna tedesca, mimetizzate e favorite dalla scarsa visibilità, raggiunsero il torrente Secchia attraverso la strada Gatta-Felina. In località San Bartolomeo era stato istituito un servizio di vigilanza al ponte della Gatta, situato in una stalla e affidato a una squadra partigiana del Distaccamento “Pigoni”.

Probabilmente conoscendone l’ubicazione, i tedeschi attraversarono inosservati il Secchia, aggredendo e uccidendo immediatamente le due sentinelle Vasco Madini “Fulmine” e Sergio Stranieri “Randa”. Prima di morire, uno dei due giovani partigiani riuscì a dare l’allarme, ma i nazisti erano già troppo vicini, così i restanti compagni del Distaccamento tentarono un rapido quanto improbabile sganciamento. Scesero verso il greto del torrente Secchiello seguendone la riva sinistra, col proposito di raggiungere il grosso del Distaccamento “Pigoni” fermo a Sonareto.

Tuttavia la neve molto alta e il terreno accidentato, resero il loro cammino molto lento e disagevole. I nemici marciarono invece più speditamente sulla strada sovrastante che porta a Carniana, riuscendo a precederli e catturandoli facilmente. Uno solo si salvò, mettendosi a riparo sotto un ponticello in muratura, mentre tutti gli altri vennero condotti all’interno della semi diroccata Villa Marta e là torturati e uccisi.

Fu così che oltre alle due sentinelle morirono: Aldo Bagni “Nerone”, Angelo Masini “Tonino”, Arturo Roteglia “Ellas”, il sabotatore Manlio Bruno “Costantino”, la staffetta del Comando Unico Ruggero Silvestri “Jena”, Aristide Sberveglieri “Tallin” e Armando Ganapini “Lazzarino”. I graduati Gino Ganapini “Leone” e Carlo Pignedoli “Mitra” vennero invece tradotti nelle carceri di Ciano e successivamente fucilati il 26 gennaio ’45.