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Il Comitato Esodati Reggio Emilia fa il bilancio delle donazioni nelle case di carità in montagna

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Sempre pronti ad un gesto di solidarietà per essere vicini a chi ha bisogno: sono i membri del Comitato Esodati Reggio Emilia, presieduto da Pietro Braglia, una vera e propria macchina solidale in movimento a favore degli ultimi.

In giro per la provincia di Reggio Emilia, anche nell’Appennino reggiano, a Busana, a San Giovanni di Querciola, a San Girolamo, a Cagnola, dove raggiungono le diverse strutture per consegnare generi alimentari (pane, pasta, zucchero, latte), materiale sanitario ed igienico, libri, e tutto ciò che viene donato e può essere di utilità alle case di carità,

“Un primo bilancio delle donazioni dell’anno 2021 nelle case di carità in montagna ci vede soddisfatti di quanto fatto – è il commento del presidente Braglia – e dobbiamo ringraziare chi ci ha sostenuto per aiutare chi ha bisogno. A loro vanno i più sentiti ringraziamenti: dottor Stefano Landini, il Conad Le Querce, la trattoria ‘Da Wolfango’, la pasticceria Boni, lo studio medico del dottor Alessandro Pellati, il Conad Arceto, Brunello Cucinelli, singoli cittadini che ci onorano della loro amicizia, e tanti ancora che ci sarebbe impossibile menzionare”.

“Come abbiamo già fatto alla casa di carità a Cagnola, continuiamo a distribuire capi pregiati di abbigliamento donati da Brunello Cucinelli, all'interno del progetto "For Humanity", l’ultima consegna – aggiunge Braglia - l’abbiamo fatta a Fontanaluccia sul nostro Appennino modenese. Oltre ai capi di abbigliamento, abbiamo consegnato latte, fette biscottate, biscotti, detersivo per lavatrice, rotoloni di carta da cucina, carta igienica e molto altro. E grazie alla trattoria Da Wolfango di Casina non manchiamo mai di portare un buon pranzo”.

Il Comitato degli Esodati ha anche supportato il progetto di agricoltura sociale “Sfrutta Zero” dell’Associazione Solidaria di Bari, nato nel 2014 e dall’anno successivo supportato anche da “Diritti al Sud” di Nardò, con l’obiettivo di trasformare il pomodoro da simbolo dello sfruttamento del caporalato nelle campagne pugliesi in un’attività lavorativa collettiva e solidale.

La battaglia di vicinanza con gli ultimi e gli emarginati continua.