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Eccidio di Cervarolo, poesia ai Caduti di Fabrizio Fontana

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Oggi, domenica 20 marzo, a Cervarolo ricorre il 78 °anniversario dell'efferato del marzo 1944 e dello scontro armato di Cerrè Sologno del 15 marzo 44

di Fabrizio Fontana

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L' inverno infinito.
(Ai caduti di Cervarolo)

Parlano queste pietre,
se ascolti i loro sussurri in silenzio,
sono come il leggero fruscio
delle pagine mosse di un libro aperto!
Sentono queste mura,
sentono il soffio di vento che le sfiora,il chiassoso gioire dei bimbi che si rincorrono,
gli zoccoli ferrati di un mulo,
i rintocchi bronzei delle campane, la ruota cerchiata di un carro di buoi;
Ascoltano queste finestre,
di questo pezzo di mondo,
di queste case di vita semplice, umile, sentono Il gelido silenzio dell'ultimo giorno d'inverno, ultimo giorno da uomo!
Parla questo cielo grigio,
e chi ancora respira, la nell'aia sul selciato in mezzo a gambe divelte e camicie insanguinate,
fissa le nuvole, cerca un segno in alto, una rondine forse, un fiore di frutto sbocciato su qualche ramo,
una qualsiasi primavera che mai arriverà!
Urlano queste porte,
ascolta il loro grido disperato, chiuse, serrate come le lacrime ingoiate da quelle spose,
di quelle madri e dai loro figliuoli, chiuse, serrate come il cuore di quei fratelli armati di ceca follia;
Domani sarebbe stata una rinnovata primavera, una nuova rinascita della vita.
Ma cala la notte,
cala la notte su quelle mura,
su quei portoni su quell'Aia,
ascolta il silente rumore della notte che scende su quelle povere mani contadine, ora levate al cielo, forse, sicuramente in cerca di Dio oppure in cerca di una luce qualsiasi!
È una notte di fitta nebbia di carbone, ecco il buio totale dell’ incoscienza umana che abbraccia il piccolo borgo di Cervarolo,
la sua povera gente e tutta l'intera umanità.
In quel triste abbraccio dello strano passaggio tra una primavera mai giunta e un inverno che mai se ne andrà,
un inverno infinito.