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Paolo Zini pedalerà con Alessandro Ballan al Giro d’Italia

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Paolo Zini abita a Baiso, ma è nativo di Carpineti, non è difficile vederlo allenarsi sulle nostre strade, sia a piedi che in bici.

Paolo ha 46 anni ed è dirigente di un’azienda alimentare, con una storia di grande amore per lo sport e per la cultura sportiva, è anche vice presidente della carpinetana associazione sportiva Amorotto, promotrice di numerose manifestazioni di grande pregio.

La Parigi-Roubaix, alla quale Paolo ha partecipato, è una gara che non può essere affrontata da qualunque sportivo amante della bici, nemmeno da quelli più allenati.

E’ definita la “regina delle classiche”, per rimanere sul poetico, ma anche “inferno del nord”,  per essere più prosaici, proprio a causa della sua difficoltà, una corsa di 170 kilometri nel clima incerto del nord della Francia, in prossimità del confine belga.

Paolo per te questa prova, alla quale hai partecipato da amatore il 17 aprile scorso, è stata più infernale o più regale?

Questa gara, come amo dire, è un inferno quando la corri, ma regina quando arrivi. Per un appassionato di ciclismo è come giocare la finale di Champions league il giorno prima, nello stesso stadio, con la stessa gente. È difficile da spiegare, ma emotivamente molto provante.

Mentre la prima parte della gara si svolge senza particolari problemi, dopo aver attraversato la foresta di Aremberg lunga 2.300 metri, intono al 96simo kilometro iniziano i temibili pavè d’Orchies, Mons-en-Pévèle, Campin-en-Pévèle ed il famoso Carrefour de L’Arbre, lungo 2.100 metri, di gran lunga il più difficile per lunghezza. Il più difficile, quello decisivo.

Il terribile pavè… quali sono le sensazioni su questo tipo di percorso?

Quando ci arrivi dentro tutto salta, fatichi a tenere il manubrio, i muscoli delle gambe e delle braccia subiscono forti vibrazioni, così come le articolazioni. Il vero problema è che le scosse sono inversamente proporzionali alla velocità, quindi bisogna tenere un ritmo alto e provare ad evitare le porzioni più insidiose, anche superando gli avversari.

La prova per il nostro atleta è durata 6 ore e 20 minuti, tanto ci è voluto per il suo ingresso al velodromo.

Sofferenza durata più di sei ore. Durante questo tempo hai mai pensato che non ce l’avresti fatta?

Mai. L’unica preoccupazione vera è stata quella di rompere la bici o di bucare. Per darti un’idea, questo è uno dei tratti più famosi (v. foto nell'articolo, a fianco, ndr), tratto a 5 stelle, dove le stelle identificano la durezza del segmento da 1 a 5. Siamo nella foresta di Aremberg. A sinistra ci sono tutti quelli che hanno rotto o forato una gomma. Circa il 30% degli atleti che partono non riescono, proprio per questo motivo, a raggiungere il traguardo.

La prossima sfida?

Sarò alla Maratona delle Dolomiti il 3 luglio e alla Oetztaler road marathon a Solden, in Austria,il 28 agosto. Quest’ultima gara è considerata la Granfondo più dura delle Alpi (230 km con 5500 metri di dislivello), praticamente un altro inferno, ma senza pavè.

Avanti Paolo, ho sbirciato il tuo profilo social ed ho visto un premio che parla italiano. Niente da dichiarare?

Mi sono fatto un regalo ed avrò il piacere di pedalare gli ultimi 60 km della tappa del Giro d’Italia con arrivo a Reggio assieme ad Alessandro Ballan (professionista dal 2004 al 2016, ndr) vincitore del Giro delle Fiandre, campione mondiale e 3 volte sul podio alla Parigi Roubaix. Ovviamente si tratta solamente di promozione, ma mi darà la possibilità di arrivare sotto l’arco del traguardo di tappa poco prima dei professionisti!

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