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Livorno 1932 (poesia di Alberto Bottazzi Zanicchi)

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Livorno 1932

Lasciò i monti per andar a Livorno
a far da serva ai signori Buongiorno,
il passo necessario per i suoi desideri
la mente confusa da mille pensieri.
Cercar di sistemar futuro incerto
fu opera mirata di transumanza,
lasciando al paese vecchi saggi
a custodir terre e rimembranza.
La donna che un domani mi darà luce
partì all'età di vent'anni piena d’affanni,
su un carretto tirato da una cavalla lesta,
seduta sulla panca col vestito della festa.
Serva sì, ma con orgoglio e onore,
prestar servizio in casa del dottore,
solo obbedire il verbo conosciuto
impartito dal padron grasso e canuto.
Spaccar la schiena per poche lire,
sopportare e non aver niente da ridire,
quando arrivava la fatica abbattitrice
rivolger preghiera alla Madonna consolatrice.
Gina dalla famiglia si fece voler bene,
questo mitigò in parte le sue pene,
la condizione in fondo le garbava,
ma sempre il pensiero al paese ritornava.

Passò tanto tempo non so dir quanto,
quando arrivò il commiato dai Buongiorno,
col vestito della festa, allora ancor più festa,
si preparò commossa per il grande ritorno.
Portò in dote la devozione alla Madonna,
due fotografie e un po' di tribolate banconote,
piccolo ma forgiante fu quel primo passo sicuro,
aveva iniziato così un lungo cammino verso il futuro.

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