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Nella meditazione odierna don Paul ci ricorda come “Discutere insieme per decidere insieme: questo è un segno dell’operato dello Spirito Santo”

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don Paul Poku

Nelle letture della scorsa domenica Gesù ha consegnato ai suoi discepoli il suo “testamento”, condensato nel comandamento dell’Amore. Se vogliamo la sua eredità dobbiamo essere nel suo amore; siamo chiamati ad essere figli legittimi di Dio e la Chiesa è chiamata a presentare questo dono come autentico “patrimonio” di Gesù.
Nella prima lettura ci è presentata una discussione sorta all’interno della Chiesa primitiva: in contrasto con l’insegnamento di Paolo, alcuni discepoli ritenevano il rituale della circoncisione, così come stabilito dalla legge di Mosè, necessario per poter entrare a far parte del popolo di Dio. Per loro era infatti ancora difficile da capire il significato del Battesimo predicato e messo in pratica da Giovanni il Battista, tanto più che Gesù stesso aveva affermato: «Non sono venuto ad abolire la legge ma a darne pieno compimento».
Ciò che a prima vista sembra causa di profonda divisione interna alla Chiesa diventa invece occasione di un confronto che porta all’unità. Discutere insieme per decidere insieme: questo è un segno dell’operato dello Spirito Santo, messo in pratica numerose volte in occasione dei grandi Concili. Solo al diavolo infatti sono imputabili le divisioni, che originano dall’odio e non dall’amore di Dio; se la discussione per opinioni diverse genera una divisione significa che tra le parti non è in azione la forza dello Spirito Santo.
Nella seconda lettura Giovanni ci mostra la nuova Gerusalemme come l’immagine della Chiesa celeste, a sua volta compimento della Chiesa terrena. La Chiesa celeste è per sua natura armonia perfetta e bellissima, comunione perfetta di Dio con il suo popolo. Ma in che modo si può arrivare alla Chiesa celeste? Ce lo dice Gesù nel brano del Vangelo di Giovanni.
Continuando il discorso sull’amore iniziato nel brano di domenica scorsa, Gesù aggiunge un ulteriore passo: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà». Amare Gesù è dunque “osservare” la sua parola, dove il verbo ha il forte significato di “portare frutto”: l’amore non è una mera teoria, ma un impegno costante a coltivare la Parola, a metterla in pratica per farla fruttificare. A quella prima frase Gesù ne aggiunge un’altra: «e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Così come nell’Antico testamento il Tempio era il luogo dove dimorava Dio, ogni uomo che ama diventa la chiesa dove può trovare accoglienza la Trinità intera (Padre, Figlio e Spirito). Dobbiamo essere consapevoli però che l’amore di Dio viene anche se non lo meritiamo; per sopperire alla nostra debolezza che ci rende incapaci di amare veramente, il Padre ci manda lo Spirito Santo Paraclito, che ci dona la forza per diventare veramente dimora di Dio. Ma affinché lo Spirito non trovi chiusa la porta del nostro cuore abbiamo bisogno della pace, quella vera che ci può donare solo Gesù, quella che rende la nostra anima in grado di entrare e restare in sintonia col nostro Dio.
Buona domenica