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Don Paul: “La nostra risposta alla chiamata di Dio”

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don Paul Poku

Con questa domenica riprendiamo il cammino liturgico del tempo ordinario, alla sequela di Gesù durante il suo cammino verso Gerusalemme: tema fondamentale di questa liturgia della parola è la nostra risposta alla chiamata di Dio.
Nella prima lettura è narrata la vocazione di Eliseo e la sua “investitura” da parte del profeta Elia. Questi getta il proprio mantello sulle spalle del futuro discepolo, che abbandona il suo lavoro nei campi, va a salutare la famiglia e si prepara a compiere il suo percorso in vista del “passaggio di profezia”.
La seconda lettura è tratta dalla lettera di Paolo ai Galati. Essi, dopo essersi convertiti dalla fede pagana tramite la testimonianza dell’apostolo, successivamente erano stati convinti da alcuni giudeo-cristiani al rispetto della Legge di Mosè come prerequisito per una piena conversione. Perciò nella lettera (dal tono piuttosto accorato) Paolo ribadisce loro la superiore importanza della testimonianza del Vangelo da essi ricevuta sull’osservanza della Legge. Il cristiano è colui che cammina secondo lo Spirito di Dio, che si lascia educare da esso ancor prima che dai precetti della tradizione («se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge»). In sostanza, l’amore di Dio è maggiore della norma e la trascende.
I temi sollevati dalle due letture riecheggiano anche nel brano del Vangelo, che inizia con la ferma decisione di Gesù di dirigersi a Gerusalemme, là dove il suo ministero troverà il suo compimento ultimo. Subito il suo cammino incorre in un ostacolo: un villaggio di Samaritani si rifiuta di concedergli ospitalità. Questo rifiuto apparentemente immotivato scatena la rabbia dei discepoli, tanto che Giovanni e Giacomo vorrebbero addirittura invocare la distruzione del villaggio! Eppure Gesù accetta il rifiuto ricevuto: non è infatti venuto a imporsi sul cammino di fede dell’uomo, ma rispetta i tempi della nostra libertà, anche a costo di venire rifiutato.

Lungo il cammino Gesù ha tre interessanti scambi di battute con altrettanti viandanti. Il primo gli promette una fedeltà totale, che però Gesù sembra voler frenare («Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»). Questa risposta di Gesù mira a riportare la sequela su un piano di realismo. Al di là degli slanci ideali, la vita cristiana è infatti un continuo cammino da affrontare con pazienza e costanza, anche nelle difficoltà.

Di fronte al secondo viandante l’atteggiamento di Gesù cambia: è lui che lo chiama a seguirlo e, quando quello chiede di seppellire il padre morto, lo esorta all’evangelizzazione («Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio»). L’insegnamento di questo passo è molto profondo: nostro dovere non è dare peso alle situazioni di morte, ma dedicare il nostro tempo all’annuncio che porta la vita.

Infine il terzo viandante sembra voler seguire Gesù, ma chiede prima il permesso di congedarsi dalla famiglia. La formula sembra riprendere quella della prima lettura, ma in realtà nasconde una disponibilità condizionata, inadatta al discepolato («Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»).

Riflettiamoci: quante volte noi stessi cerchiamo l’approvazione degli altri (della nostra famiglia, dei nostri amici) o del nostro passato, col rischio di restare bloccati davanti alle domande cruciali della nostra vita! Dobbiamo invece chiedere la grazia dallo Spirito Santo affinché ci aiuti a spezzare i gioghi che gravano sulla nostra vita; in questo modo, come ci esorta a fare Paolo, potremo camminare per la libertà.

Buona domenica

Don Paul