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25 giugno benedizione croci nel Vettese

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Da Dio Padre discende ogni vincolo di fraternità. Siamo invitati a guardare a Cristo che sulla croce ha stabilito il patto universale di riconciliazione e di pace. In lui si aprono nuovi orizzonti e si infrangono le catene di ogni schiavitù. Così è stato introdotto da Don Giancarlo Denti il rito di benedizione delle croci di Pietro Azzolini e Ostilio Ferrari che si tiene annualmente, ormai da diversi anni in Comune di Vetto, rispettivamente a Montepiano e Costaborga.” Il Signore ci invita a lavorare perché la terra diventi un giardino e a custodire ciò che Lui ha creato” ha affermato il sacerdote commentando un testo della Sacra Scrittura.

E’ intervenuto Luca Tadolini, inquadrando il periodo storico in cui sono accaduti i tragici fatti e sottolineando come non si siano ancora risolti i conti di una guerra passata e delle uccisioni avvenute nel 44 -45, mentre siamo già piombati in un’altra terribile guerra che, solo da pochi mesi in corso, ha provocato tante terribili uccisioni. Il dott. Pietro Azzolini, nativo e amico della montagna, riuscì a salvare parecchi borghi da rappresaglia e nonostante ciò fu barbaramente ucciso. Il 25 giugno sono stai ricordati anche Azzolini Luigi di Cola, 5 figli, prelevato ed ucciso nei boschi di Costaborga, Franco Rinaldi prelevato a Ciano e ucciso, Roberto Rinaldi il cui corpo giace insepolto, Franco Rinaldi di anni 18 trucidato e sepolto sotto una spanna di terra, Bernardo Genitoni padre di due figli, Alfonso Dazzi del Ramisetano, padre di due figli, che tanto bene aveva fatto al suo territorio, la famiglia Filippi di Gazzolo, sempre del ramisetano: Maria Costi, Lodovico Filippi, Marino Filippi, Pierino Filippi.

Ma l’orizzonte sotto la croce, simbolo della nostra religione, e sotto la bandiera italiana sventolante si è allargato alle vittime istriane, ai morti infoibati e a tutti coloro che sono stati privati del passato, del presente e del loro futuro. Presenti le associazioni Pietro e Marianna Azzolini e l’Associazione Nazionale Volontari di guerra con il proprio stendardo. E’ intervenuto Mauro, istriano, per ricordare lo zio Manfredi Zmarich, di anni 36 di Laurana, prelevato a fine guerra, trucidato ed infoibato, che ancora non si sa dove riposi. Un Comitato per le vittime istriane e gli infoibati è nato nel 2018. Dieci anni sono poi trascorsi dal posizionamento della croce a Costaborga in memoria del Maresciallo Ostilio Ferrari, anch’egli barbaramente ucciso nella notte tra il 21 e 22 giugno, perchè figura istituzionale e forse perché aveva scoperto nel bosco un grosso furto di tessuti). Il suo corpo è stato ritrovato solo in data 14 settembre 1944.

Luca Tadolini ha ricordato come la guerra abbia pesato moltissimo sulle comunità dove lo scontro diventa molto violento e profondo e “a 77 anni dalla fine della guerra emergono ancora difficoltà a inserire nella memoria i vinti”.Ha sottolineato come anche nella guerra ci siano regole e se queste vengono infrante si creano situazioni gravissime: la violenza nelle comunità anche nei nostri territori che erano lontani dal fronte, attraverso la guerriglia, metodo non convenzionale e sempre organizzato. Ma dal buio di quei boschi Dio ha suscitato un germoglio di speranza e insieme a letture di poesie sul dolore e sulla pace si sono elevate preghiere per tutti i caduti e dispersi in guerra e sono state proposte riflessioni sul valore del perdono, dono, come lo chiama Papa Francesco, che risana ogni ferita.

Perdono come potenza che libera, che rende efficace l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita, che rende più efficace anche la nostra preghiera. Il perdono è un’esigenza divina di superare l’offesa. Essere vincitori dell’offesa e diventare misericordiosi come il Padre Celeste: si superano così le ideologie e il perdono risparmia la nostra generazione dalla condanna.
Il perdono ci libera e ci conferma cristiani, figli di Dio. Nessuna vendetta dagli uccisi dai partigiani.

Maria Alberta Ferrari