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Clima e conseguenze

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Riceviamo e pubblichiamo

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Mercoledì 6 luglio su La Repubblica due interventi segnalano due rischi. Pascal Acot del Centro Nazionale Ricerche francese e docente alla Sorbona spiega che l’IPCC, gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU, non è un’autorità in materia essendo condizionato dagli interessi in ballo e lo stesso tipo di pressioni spinge l’elettrificazione forzata del parco auto, i nuovi standard architettonici mentre non sappiamo da dove verrà tutta l’energia elettrica necessaria. Riccardo Luna considera il cambiamento climatico entrato nelle nostra vita quotidiana con crisi energetica, guerra, siccità, disastro della Marmolada e sollecita la giustizia climatica con l’adozione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, ovvero, nell’interesse delle future generazioni serve una rivoluzione gentile per cambiare stile di vita e non aumentare le diseguaglianze.

I due rischi colpiscono la nostra montagna. Se negli altri territori si sviluppano consumi/emissioni e la montagna deve coltivare meno bosco e campo per accumulare CO2, rimedio indicato da IPCC e rivelato inutile. Se la diseguaglianza aumenta anche all’interno della montagna perché la popolazione urbana prevalente non ha voluto le centrali termiche col cippato, capace di fornire energia rinnovabile pulita da scarti e infestanti. E prima ancora si è opposta all’invaso di Vetto da cui ricevere acqua indispensabile ed energia elettrica sempre più richiesta. Uccide la montagna questo predominio che impone un vago criterio di bel vedere e impedisce un valido saper fare.

Enrico Bussi

2 COMMENTS

  1. Il mondo sarà sempre più energivoro, lo vediamo in tutto, non solo nel parco auto; presto avremo anche gli autotreni elettrici, come lo sono tanti autobus o filobus nelle citta. Questa scelta va principalmente a favore dei paesi produttori di energia elettrica. L’Italia purtroppo è rimasta al palo, chi aveva interessi che l’Italia importasse gas, gasolio e energia ha approfittato di Chernobyl per indurre l’Italia a fermare le cinque centrali nucleari Italiane e con il Vajont ha fermato la realizzazione degli invasi Italiani. La Francia, per esempio, ma vale anche per la Svizzera e tanti altri paesi, useranno il surplus della loro energia per la mobilità elettrica, per le loro industrie e per il riscaldamento e la climatizzazione di paesi e città, si pensi che il 50% dell’energia prodotta dalla Svizzera è Idroelettrica.e l’Italia per merito delle Alpi e del crinale Appenninico da nord a sud poteva trovarsi nella stessa situazione, ma in Italia qualcuno ha interesse che si consumi energia “importata” per pompare le acque e “ingrassare” i produttori di energia prodotta da combustibili fossili o di importazione; è semplicemente follia, come è follia dire di no alla ripresa dei lavori della Diga di Vetto.

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino
  2. Trovo che l’Autore di queste righe metta in evidenza – a mio avviso opportunamente – una certa qual contraddizione di questi nostri tempi, almeno dalle nostre parti, posto che da un lato siamo tutti alla ricerca di energia rinnovabile, come può giusto derivare dal cippato, e dalla legna in generale, mentre dall’altro si progetta invece di rallentare, se non sospendere, il taglio dei boschi, in modo da avere alberi sempre più adulti, ossia più grandi, quali riserva del carbonio.

    Qui apro una parentesi per dire che, sempre a mio modesto parere, dovrebbero essere piuttosto le piante in crescita a sottrarre una maggio quota di CO2 dalla atmosfera, onde utilizzarne il carbonio per il proprio sviluppo, e dunque il taglio periodico del bosco, secondo tradizione, dovrebbe ottenere il duplice risultato di fornirci legna da ardere e cippato, e nel contempo ridurre il carico di CO2 dell’atmosfera (il dr. Bussi potrebbe confermare o meno questa tesi).

    Passando al “predominio” citato sul finire della presente nota, possiamo immaginarlo espresso in vario modo, tra cui il dettare i “compiti” alla montagna, affinché si renda quanto più “rinaturalizzata” o “selvaggia”, per l’appagamento di chi la frequenta da turista o visitatore – in antitesi all’idea di una montagna volta a riscoprire la sua vocazione agricola – e se così dovesse essere io penso che alla nostra montagna andrebbero riconosciute idonee compensazioni.

    P.B. 07.07.2022

    P.B.

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