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Vetto, la sanità è tutta in rosa

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La medicina è sempre più donna. E, anche in Italia, il sorpasso al femminile, per quanto riguarda i medici, è sempre più evidente. Donne medico che costituiscono ormai la parte preponderante della forza lavoro nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale: considerando i medici con meno di 65 anni, e dunque sicuramente ancora in attività, il 54% è donna. Del resto, quella della femminilizzazione della professione è una tematica moderna: appena cento anni fa, le donne medico erano circa duecento, per diventare 367 nel 1938. Medico fu però la prima donna a laurearsi nell’Italia unita: Ernestina Paper, che discusse la sua tesi all’Università di Firenze nel 1877; seguita, l’anno dopo a Torino, da Maria Farné Velleda, seconda laureata d’Italia, sempre in Medicina.

Ne è uno spaccato anche la sanità nella nostra montagna, in particolare nel piccolo Comune di Vetto, dove la presenza femminile nelle professioni sanitarie è del cento per cento. Dai medici di base, alla farmacia alle infermiere o le oss che fanno il servizio di assistenza domiciliare del comune e quelle della Casa di riposo.

“Sono arrivata nell’ambulatorio di medicina generale recentemente a coprire definitivamente il posto del pensionamento del dottor Nordan Masselli  dopo il quale si erano susseguiti numerosi medici temporanei nell’arco di pochi mesi - spiega la dottoressa Laura Magnani -, assieme alla dottoressa Eleonora Ferretti, da nove anni convenzionata dopo il pensionamento del dottor Gianbattista Scozzafava. Noto con piacere che qui a Vetto, complice il periodo storico, la sanità è fatta di donne molto solidali e pragmatiche. Sono donna l’infermiera Nicole Drago e la segretaria Simona Bianchi, così come quota rosa al cento per cento è rappresentata dalla proprietaria della farmacia di Vetto, Giovanna Ferrari e dalla sua dipendente, Giorgia Fiori, le oss della Casa di riposo ‘Maria Spaggiari Boni’ e le infermiere domiciliari che ruotano nel comune di Vetto”.

Le fa eco la stessa dottoressa Eleonora Ferretti :“La medicina del territorio vive una fase storica di sofferenza e cambiamento legata, oltre che alla difficoltosa riorganizzazione dei servizi sanitari negli anni della pandemia e all'incombente ed oramai intollerabile carico burocratico, in particolare alla carenza dei medici di medicina generale. Inoltre la scarsa, se non assente, disponibilità dei medici a ricoprire incarichi di sostituzione ha reso necessario, per garantire in particolare il diritto alla malattia e ai periodi di riposo, la riorganizzazione ed il potenziamento delle forme organizzate medicine di rete e di gruppo ed il ricorso, sempre più indispensabile, al supporto del personale di studio. La cura dei figli e della famiglia di origine, le emergenze legate a motivi di salute o personali, possono ricadere con maggior peso sulle donne medico, poco tutelate dall'attuale regime convenzionale. In questo contesto solo l'attivazione della reti/gruppi di medicina generale garantisce la continuità del servizio ai cittadini, il diritto alla malattia al riposo per i medici stessi.
Siamo orgogliose di aver costruito questa realtà arricchita di recente con l'assunzione di due collaboratrici di studio, un'infermiera professionale ed una collaboratrice amministrativa.”

Giovanna Ferrari, titolare della farmacia del paese: “Dall’inizio della mia professione ad ora ho visto molti cambiamenti. Prima la professione sanitaria era quasi esclusivamente maschile mentre ora la presenza femminile è molto frequente e credo ci sia più uguaglianza di genere nella professione. Anche se ritengo che sia difficile fare coincidere la professione sanitaria con la vita famigliare per l’impegno che comporta. Nella sanità ora sempre più orientata sui servizi ai pazienti e alla persona credo che la figura femminile sia apprezzata dalle persone oltre che per la professionalità anche per l’accoglienza la sensibilità e l’ascolto che si riesce a dare”.

Soddisfazione nelle parole del sindaco, Fabio Ruffini: “Per merito di queste serie e capaci professioniste che ringrazio, la sanità di base di Vetto è una sanità di qualità e rappresenta, in un paese in cui si parla genericamente e senza concreti risultati di ‘quote rosa’, un positivo esempio di cambiamento della nostra società verso la giusta parità di genere. Anche se la strada è ancora lunga poiché esistono (e purtroppo resistono), in particolare in alcune realtà e in alcuni ambiti, vecchi pregiudizi e vecchie logiche, la realtà di Vetto dimostra che non ci sono lavori, professioni o posti in cui le donne non possono dare un prezioso contributo; io credo anzi che ci sia la necessità, non solo in campo sanitario, dell’apporto delle donne e che questi pregiudizi determino un grave danno per il paese e una perdita di opportunità per l’intera collettività. La competenza, la professionalità, l’impegno e il merito, senza distinzioni di genere, dovrebbero essere gli unici elementi da tenere in considerazione nel mondo del lavoro, nell’affidamento di incarichi e, più in generale, per ogni scelta fatta”.
“Mi auguro – conclude il sindaco - che la situazione di Vetto non sia, o perlomeno non rimanga a lungo, una eccezione.”