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Ugolotti: “Il Parco è un valore aggiunto per il territorio”. Ecco perché

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Il castelnovese Robertino Ugolotti è membro del direttivo del Parco nazionale dell'Appennino da un anno. Su questa sua esperienza ci invia questo suo contributo.

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Il 30 gennaio 2021 si è insediato il nuovo direttivo del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e, a seguito di nomina da parte dell’allora Ministro dell’Agricoltura Ministro Teresa Bellanova, sono stato nominato uno dei componenti dello stesso (ruolo per il quale non percepisco alcuna indennità o gettone di presenza).
Sono entrato con un grande interesse in questa realtà e, in questo periodo, ho cercato di conoscere e studiare un ente che si è rivelato molti più complesso di quello che può apparire da fuori ai non addetti ai lavori. Il Parco nazionale dell'Appennino racchiude un territorio molto vasto in quattro province e con il coordinamento dell’Area Mab UNESCO, oggi allargata, esprime progettualità su gran parte del territorio di sei provincie e ottanta comuni dell’Emilia Romagna e della Toscana, divenendo nel tempo una realtà sempre più presente nel nostro territorio.

Il Parco nazionale ha un ruolo fondamentale nella salvaguardia e tutela dell’Ambiente e del Creato, ma questo non solo, infatti, sempre più, trasmette una cultura, uno stile di vita che ha importanti riflessi sul tema dell’economia turismo, sul mantenere vive le tradizioni, tenere in vita le comunità più piccole e di Crinale con una attenzione quotidiana ai problemi del territorio, alla demografia, il tutto mettendo sempre al centro del proprio agire la persona umana.

Il lavoro svolto in questi ultimi due anni ritengo sia stato importante, sia per il numero di iniziative organizzate, nonostante le limitazioni anti-covid che hanno limitato gli incontri in presenza, sia per il progresso dei progetti avviati precedentemente, come ad esempio il significativo lavoro sul tema del bosco, l'essere attori a livello nazionale su bandi di livello europeo per la salvaguardia della natura, il mantenimento di un forte rapporto con le scuole (in particolare le primarie) e riuscire a destinare importanti risorse per l’efficientamento energetico di edifici pubblici e tanto altro.

 

Nei giorni scorsi è stato presentato il bilancio dell’ente, che rappresenta un pacchetto di risorse molto utili per l’intero Appennino oltre che un investimento economico e sociale per la tutela del territorio che consegneremo alle future generazioni. Il tutto realizzato con un organico purtroppo molto ridotto, solo sei dipendenti, che deve gestire molte risorse, molte iniziative e molti progetti.

La vera sfida che si prospetta all’orizzonte per i prossimi tempi sarà quella di radicare ulteriormente la nostra presenza sul territorio e trasmettere correttamente quelle che sono le funzioni e i valori di un Parco nazionale, che non è né un Comune né un’azienda.
Il lavoro del Parco deve dare un fondamentale contributo alla creazione di un pensiero e di uno stile di vita veramente sostenibile che rappresenti un valore aggiunto per il territorio, per qui vive e lavora, ma anche per chi da fuori decide di trasferirsi in questo Appennino per certi versi difficile ma ricco di potenzialità. In questo modo il Parco verrà sempre più percepito come strumento di crescita e sviluppo e non come impositore di vincoli ed ostacoli.

Concludo ringraziando tutti i componenti del direttivo, il presidente, il direttore, tutti i dipendenti e coloro che stanno, in qualsivoglia maniera, collaborando con noi per rendere sempre di più il Parco Nazionale fonte di crescita per una Montagna che guarda al futuro.

 

(Robertino Ugolotti)

3 COMMENTS

  1. Credo anch’io che il Parco sia un valore aggiunto per il territorio, sul quale può avere di certo importanti riflessi, a condizione tuttavia che sappia coniugare il giusto interessamento per le azioni e progettualità innovative, con l’attenzione verso le attività più tradizionali, mentre al momento mi sembrerebbe maggiormente proiettato sulle prime (questa almeno è la mia impressione).

    Me lo fa ad esempio pensare la posizione assunta circa il taglio periodico dei boschi, e riguardo alla pastorizia, anch’essa indubbia parte della tradizione, mi sarei aspettato di veder sostenuta la tesi secondo cui i cani da guardiania possono sorvegliare il gregge, onde proteggerlo dalle eventuali incursioni del lupo, anche in assenza del conduttore (sostegno mancato, salvo mie sviste).

    Tale gestione dei cani va poi resa compatibile con l’escursionismo e la frequentazione della montagna, ma se oggi la pastorizia richiedesse un impegno continuo ed ininterrotto rischierebbe di non trovare chi vi si dedica (il che sarebbe una perdita, anche sul piano ambientale, poiché la presenza di bestiame pascolante è da sempre uno dei segni caratteristici e distintivi della montagna).

    P.B. 04.01.2023

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  2. In questi giorni, sulle pagine di Redacon – e pure la carta stampata vi ha dato ampio spazio – si è parlato della crisi che stanno attraversando le stazioni sciistiche dell’Appennino, causa l’assenza o scarsità di neve, e sul loro presente e futuro i pareri non paiono essere combacianti, se non divergenti (mettendoli tutti a confronto).

    Al di là delle competenze istituzionali in materia, ci si potrebbe attendere di sentire anche la voce del Parco al riguardo, dal momento che detti impianti insistono sul proprio territorio – almeno così mi sembra, anche se non ne conosco bene confini e perimetro – e la pluralità dei pareri può risultare utile a prefigurarne il prosieguo più confacente.

    P.B. 06.01.2023

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  3. Va dato sicuramente merito a Robertino Ugolotti di non percepire “alcuna indennità o gettone di presenza”, nel suo impegno quale membro del direttivo del Parco nazionale, come egli qui ci dice, ma mi spiacerebbe che ciò ispirasse l’idea secondo cui una molteplicità di incarichi dovrebbe essere svolta senza alcun compenso, ossia in forma di volontariato gratuito, nell’ottica del risparmio.

    Un’ottica che, se non ricordo male, portò anche alla riduzione numerica dei consiglieri comunali, nonostante il loro gettone di presenza alle sedute consiliari fosse piuttosto modesto, almeno da queste nostre parti, quando l’esperienza di consigliere comunale può essere una buona premessa ed un utile apprendistato, specie per un giovane, verso eventuali ruoli di pubblico amministratore.

    P.B. 07.01.2023

    P.B.

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