Home Cronaca Sanità: liste di attesa anche per il medico di famiglia?

Sanità: liste di attesa anche per il medico di famiglia?

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Una settimana per farsi visitare dal proprio medico di base. È la segnalazione di un residente dell’Appennino a cui si aggiunge il commento di un altro cittadino: “noi facciamo tutto via WhatsApp e in tre anni fatte 3 visite, nonostante tutti i nostri acciacchi che sono tanti.”

Testimonianze sempre più frequenti, sfoghi sui social, il malessere sui tempi lunghi per la prenotazione della visita e su una spersonalizzazione del rapporto medico paziente è diffuso.

La figura del medico di famiglia, che conosce tutta la famiglia, che oltre alle cure è pronto ad ascoltare chi non ha più nessuno con cui scambiare due parole, che accompagna le famiglie nelle situazioni difficili da accettare o che fa qualche battuta in dialetto per ridimensionare piccoli problemi è un lontano ricordo.

La carenza di medici, la telemedicina, l’enorme mole di lavoro burocratico e una popolazione invecchiata e con gli strascichi di una pandemia come hanno cambiato la relazione con il proprio medico? A fare luce su questo sono i pazienti che hanno risposto alle domande del nostro questionario.

Il primo messaggio chiaro è che l’accesso all’ambulatorio in rari casi è libero, la maggior parte dei medici riceve su appuntamento. Un’abitudine incentivata durante la pandemia per evidenti motivi di sicurezza e conservata per sopperire ad un’altra emergenza venuta a galla proprio grazie al Covid e che riguarda la grave carenza di sanitari. Per l’8,33% l’attesa di una visita ha oltrepassato la settimana, un 25% è rimasto nel limite della settimana mentre il 66,66% ha ricevuto appuntamento nel giro di qualche giorno.

Chiamate, email, whatsapp, segreteria telefonica: è prassi comune affidarsi alla telemedicina per snellire l’agenda. Il 71,42% si avvale della tecnologia per avere un consulto o qualche ricetta e il 78,57% dei medici si avvale della segretaria per attività che non richiedono la sua presenza.

Sulla soddisfazione del nuovo modo di utilizzare l’assistenza di base i pazienti sono spaccati a metà, il 46,15% ha notato un peggioramento nella relazione ma altrettanti non hanno rilevato particolari cambiamenti.

La fotografia che viene fuori sull’assistenza in montagna è fragile, al momento l’equilibrio regge e la fiducia è salda ma il timore di essere poco considerati o abbandonati aleggia nell’aria.