Home Cronaca “Via Matildica, ora lavoriamo su segnaletica e ricettività”

“Via Matildica, ora lavoriamo su segnaletica e ricettività”

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Fausto Giovanelli

Camminare lenti per guardare con occhi nuovi qualcosa che non si può trovare ovunque”. Nelle parole di una ragazza dell’Istituto Mandela Castelnovo ne’ Monti e dei suoi compagni è racchiuso il senso della chiamata agli Stati Generali della Via Matildica, che si sono tenuti stamani in sala Tricolore a Reggio Emilia.

E’ stata una giornata di confronto fra istituzioni, scuole e operatori culturali e turistici dedicata alla valorizzazione di una delle emergenze storiche, religiose e paesaggistiche che coinvolge la città e la provincia di Reggio, con dei tratti importanti e significativi che si trovano proprio nella nostra montagna, ovvero l’antico Cammino della Via Matildica del Volto Santo. Parliamo di un itinerario di 285 chilometri che unendo Mantova (origine), Reggio (baricentro) e Lucca (conclusione), attraversa in 11 tappe (con tre varianti) i territori di tre regioni. Dal Po si parte per attraversare le colline e montagne del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e approdare alle valli della Garfagnana. Un cammino alla scoperta dei territori di Matilde di Canossa da affrontare nella sua interezza oppure suddiviso, nella fondamentale condizione di spirito della lentezza, per ben assaporarne le unicità. Un cammino che è “metafora dell’esistenza e ci invita a cogliere i dettagli che la nostra vita veloce non ci permette di fare”. Proprio gli studenti della 2t del Mandela di Castelnovo ne’ Monti, Asia Razzoli, Elisa Rondanini e Martina Gola, insieme al prof. Fabrizio Frignani, nel loro intervento dal titolo ‘Didattica in cammino’ spingono per un’attenzione maggiore ai servizi e alla segnaletica. “Abbiamo trovato pochi cartelli, in effetti – dice una di loro - Non ci sono particolari segnavia lungo la città e anche dal punto di vista identitario sarebbe utile e riconoscibile collocare una segnaletica che valorizzi i luoghi che si sono attraversati”. Da alcuni anni le classi dell’istituto camminano su questo sentiero. “Troviamo che sia molto interessante e affascinante scoprire Reggio in un modo diverso dal consueto. Luoghi e monumenti siamo convinti ci rimarranno più impressi attraverso queste nuove forme di scoperta – aggiunge una studentessa del Mandela – Vogliamo ripetere l’esperienza del cammino l’anno prossimo, sostando davanti ai luoghi alcuni minuti”.

Accoglienza e ricettività, è stato detto, sono i due pilastri sui quali muoversi e lavorare in direzione di un miglioramento che sia anche opportunità di lavoro, per rendere sempre più attrattivo un prodotto turistico, la Via appunto, competitivo a livello nazionale.

La giornata, che si è aperta con il saluto di Luca Vecchi, sindaco di Reggio,

Luca Vecchi presiede gli Stati Generali

è proseguita con gli interventi di Elio Ivo Sassi della Provincia, monsignor Giacomo Morandi, vescovo della Diocesi Reggio Emilia-Guastalla, e Andrea Costa, consigliere dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.

La Via Matildica è il racconto di una grande storia, come puntualmente ricordato da Angelo Dallasta dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi, al quale sono seguite le testimonianze di alcune ragazze che hanno intrapreso parte del cammino, uscendone arricchite e maturate, pronte a mettersi in gioco in nuovi e avventurosi cammini, forti dell’esperienza svolta sul Sentiero. Il pellegrino appartiene spesso a un pubblico giovane qualificato e internazionale, che si lancia volentieri nell’impresa di affrontare 200 km di sentieri in montagna, col sostegno del CAI. Natura e cultura nella Riserva MAB Unesco, indissolubilmente intrecciate, sono i principi da cui è partita la riflessione di Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale Appennino tosco-emiliano, che ha portato simbolicamente un cippo, a testimonianza e proposta di un percorso fatto e in costruzione. “Nel 2015 la via Matildica non era in previsione. Oggi è una realtà e si sta realizzando concretamente nelle attività della microricettività. E’ bello vederla crescere – ha osservato – Il Parco appenninico tosco emiliano è il capofila del progetto, con i comuni di Canossa, Carpineti, Toano e Villa Minozzo. Le persone hanno capito che non era uno dei tanti sentieri; prova ne è l’inserimento nell’atlante nazionale dei cammini. Un territorio ricchissimo non solo di geografia e di storia, ma anche di spiritualità e il risultato di un’interazione fra geosfera, biosfera e antroposfera. Qui siamo davvero nelle profondità del mosaico del paesaggio italiano. Facciamo tesoro di questa giornata”.