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I testimoni di fede di Fabiana Guerra

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Fabiana Guerra

“I care- Mi stai a cuore, ricorda il motto di don Lorenzo Milani. Credo sia una mia caratteristica. Se posso o me lo permettono, entro empaticamente nelle sofferenze e gioie degli altri. Credo che parliamo troppo e siamo poco concreti nella carità ai prossimi. Tutti. Nel mio viaggio tra tante persone ho individuato quelli che ho soprannominato "i cristiani teorici", chi mi conosce lo sa che lo dico sorridendo, ma purtroppo è la verità. Sono quelli dei mille incontri e riunioni, che hanno la risposta a tutto”.

Con queste parole Fabiana Guerra ci presenta il suo ultimo libro, Mi stai a cuore, edizioni San Lorenzo.

L’ autrice interroga i testimoni della scelta religiosa’ e dice ad ognuno di loro ‘mi stai a cuore’: sacerdoti, ma anche laici, teologi, insegnanti, un infermiere, e tanti altri. Per ognuno, un ritratto in poche pagine e l’autrice si immedesima tanto con l’intervistato, diventano l’uno lo specchio dell’altra. E noi abbiamo intervistato Fabiana.

Fabiana parlaci di te …

Sono nata a Cadelbosco Sopra, precisamente a Villa Argine, in dicembre. Nevicava così tanto che sono l'unica di tutta la famiglia ad essere nata in casa. I miei giovani genitori abitavano con i nonni paterni, è stato mio nonno con carro e cavallo, ad andare a prelevare il dottore e credo l'ostetrica per il parto in casa. Erano contadini semplici, ci siamo trasferiti presto, infatti quando è nata mia sorella eravamo già a Gavassa, poi Bagnolo, e infine a San Prospero Strinati. È qui che ho ricevuto la prima Comunione. E direi che proprio a 8 anni ho affermato che sarei stata una maestra e così è avvenuto. Ho anche abitato 7 anni in montagna e non è detto che non ci torni.

Hai subito avuto le idee chiare…

Ho frequentato l'Istituto magistrale Matilde di Canossa e poi, da privatista 6 anni dopo il diploma, ho conseguito anche l'altro della Scuola magistrale a Correggio, maestra di scuola materna o dell'infanzia. Direi proprio maestra! Idee chiare a 8 anni. Anche se devo dire che a 13 anni quando dovevo scegliere la scuola superiore, è stata mia madre a iscrivermi all'Istituto magistrale vedendomi indecisa e poco motivata dopo i 2 anni finali pesanti e vuoti delle medie. Ma sapeva cosa volevo, in realtà. Ho insegnato da subito, pur essendo iscritta al primo anno di Magistero a Bologna, poi ho lasciato l'università perché la sede di lavoro era troppo lontana e in una scuola a tempo pieno. Scuola materna e scuola elementare entrambe per qualche anno poi sono stata chiamata dal Provveditorato per un incarico in montagna in Asta vicino a Febbio, era proprio una scuola materna, e fino alla fine dell'anno scolastico. Non sapevo minimamente dove fosse Asta ma nemmeno Febbio. Ho telefonato al parroco per sapere se c'erano posti in cui alloggiare durante la settimana perché la distanza era notevole da Reggio. Il parroco era don Creardo Cabrioni a cui ho dedicato, senza alcun dubbio, tutto il libro "Mi stai a cuore".

Come è stato il rapporto con don Creardo?

Con lui è stato facile avere un rapporto fraterno perché si poneva davvero così, anche se aveva un anno in più di mio padre. Potrei scrivere un libro su questo rapporto, ma non sono pronta. È presto. Gli ho scritto una lettera di saluto quando è morto, pubblicata da La Libertà, ma poi basta così. Per ora.

Ti sei dedicata ad altri studi?

Sì, ho frequentato il biennio filosofico allo Studio Domenicano a Bologna e mi si è aperto un mondo! A Reggio i corsi di Liturgia e Cristologia. Ho sempre insegnato anche religione, e per 4 anni solo religione, di cui 3 alle medie e uno alle elementari, ma io volevo insegnare più materie, non solo religione. Direi comunque che dalla materna, infanzia alle medie, ho conosciuto la scuola per una buona fetta di età e tante problematiche, ma anche la sete di spiritualità dei nostri bambini e ragazzi.

Quando hai scoperto la passione per la scrittura?

Scrivere. Già. Fin dalla seconda elementare mi sentivo chiamare: "la mia poetessa" dalla maestra. Sarà una dote, credo. In più parente di Tonino Guerra, cosa che mio padre mi ha detto solo quando lui è morto per cui non ci siamo mai incontrati né potevo saperlo pur avendo lo stesso cognome. Mi piace scrivere, permette di riflettere e poi esprimere per te, se è un diario, o per gli altri, quello che vorresti condividere e hai maturato. Con La Libertà collaboro forse da 12 o 13 anni, non ricordo bene. Ma ho sempre avuto un direttore, Edoardo Tincani, intelligente e aperto che mi ha dato spazio e fiducia, fino ad affidarmi 2 anni fa una rubrica settimanale da gestire come volevo, l'ho chiamata 'Tutto incluso', per la varietà dei contenuti...e così ho fatto, mentre in parallelo, praticamente, nasceva il mio secondo libro Mi stai a cuore, Ed. San Lorenzo. Il primo libro è Testimoni di luce Ed. Itaca.

Come è nato questo interesse verso i ‘testimoni della fede’? 

Ne sono stata attratta molto presto: testimoni della fede, o della vita, dovendo anche l'inizio della conversione a San Francesco, ma è spiegato nel libro. È da leggere. Così come la vocazione. Appartenere all' Ordo virginum da 13 anni, dopo altre esperienze importanti, da un certo punto ti fa sentire libera, non c'è nessun voto di obbedienza, ma dall'altra richiede una maturità umana e spirituale notevoli, sempre in evoluzione, perché non c'è, perlomeno a Reggio, una vita comune per cui il rischio di autoreferenzialità o divisioni è alto. Siamo molto diverse e di certo qualche incontro col vescovo o un suo delegato non bastano per crescere nella comunione e nella confidenza reciproca o nella vera e reale condivisione di vita che, invece, ci farebbe bene.

Come hai scelto i ‘suoi’ testimoni?

Ad istinto, guardando la vita, sempre. Non quella ideale, ma quella reale. Compresa me. Mi piacciono tutti dal più piccolo come Lisa, al più grande ... che però magari è uno dei defunti che sorride dal Cielo. Nell'ultimo libro i testimoni non sono tutti già morti ma ce ne sono di vivi e vivaci. Il primo è il vescovo Christian Carlassare che ha accettato di scrivere la prefazione, ma ci conoscevamo già prima dell'attentato che ha subìto, forse 20 giorni prima, la sera del 25 aprile 2021 mi stava inviando, da Rumbek, (Sud Sudan) le foto per l'intervista a lui, appena terminata: due ore dopo gli hanno sparato. Meglio leggere il libro anche qui.

Davvero un’esperienza unica…

Esperienza unica e incredibile. Solo Dio può fare cose così belle! Un regalo, questa amicizia, che è cresciuta in profondità, leggerezza, serietà e condivisione. Bella, proprio bella! E impensabile.

Ci sono ‘testimoni’ reggiani?

Sì. Due insegnanti di religione vivaci e simpatici, una ragazzina aiuto- catechista, una coppia di sposi, un musicista, una farmacista, un educatore d'oratorio, due miei ex alunni di 21 anni, il direttore de La Libertà, io... e, non viventi. In un capitolo si parla del nostro piccolo beato Rolando Rivi di San Valentino, e la Serva di Dio reggiana Tilde Manzotti (morta a 24 anni) che in estate soggiornava a La Vecchia e passeggiava nelle nostre zone di media montagna, tipo Paderna e dintorni. L'altro montanaro è proprio don Creardo a cui ho dedicato il libro e che è nato e morto in montagna, oltre ad essere stato parroco per anni in varie zone dei nostri monti, più gli 11 anni e mezzo in Brasile! Un vero piccolo grande uomo e un sacerdote per tutti. Anche Gabriele Arlotti vive nel comune di Carpineti e proprio a lui, nel libro, ho chiesto il perché di questa scelta.

Hai anche collaborato con Radionova?

Don Gianni Manfredini mi aveva chiesto di curare una trasmissione per bambini alla radio, Radionova, cosa che ho fatto per due stagioni, l'avevo intitolata "Un piccolo seme", raccontavo una storia e poi rivolgevo ai bimbi in ascolto una domanda su questo. Chi chiamava e rispondeva bene riceveva un premio, avevamo deciso, un libro,

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere di certo, me lo hanno detto in così tanti che ho finito per crederci, nella mia semplicità, ma ora mi devo occupare di Mi stai a cuore! Poi ne parlerò più avanti. Intanto è arrivata la risposta positiva di iscrizione all'albo dei giornalisti pubblicisti. Vedremo. Scrivo per La Libertà e ho dato la mia disponibilità come giornalista alla rivista Nigrizia e ad una casa editrice. Sono comunque tranquilla, io sono io, giornalista o no. Guardo coi miei occhi e scrivo col mio cuore. Non tutte le persone di cui ho scritto le conosco o le ho conosciute. Nel primo libro nemmeno una, nel secondo sì, alcune sì. Quando hai a che fare con parenti o amici di qualche testimone già morto occorre una delicatezza che non credo di riuscire ad esprimere a parole. Sto lavorando a un terzo piccolo libro, e pensando, ma solo pensando al quarto. L'Africa mi ha preso molto come realtà anche ecclesiale, a parte l'amicizia col vescovo Christian di cui già ho parlato.