Home Cultura Simonelli, “Bianco Porpora”: un noir che parla di fiori

Simonelli, “Bianco Porpora”: un noir che parla di fiori

672
0

Lunedì 17 aprile,  per le Edizioni Helicon, è uscito Bianco Porpora, l’ultimo romanzo di Giordano Simonelli. Ne abbiamo avuto una copia tra le mani e ci ha colpito subito la copertina: raramente ci è capitato di riscontrare tanta significativa eleganza nella prima facciata di un libro; poi, sfogliandolo, ci ha incuriositi per un paio di motivi. Il primo è che con quest’opera Simonelli esce dal filone di storie d’Appennino che ha caratterizzato le sue opere più recenti; il secondo è che la storia si sviluppa in un mondo sconosciuto ai più: quello dei fiori. Non negozi, coltivazioni o giardini, ma a quello meno noto (anche ai professionisti)  delle  mostre internazionali,  dei concorsi di arte floreale, dei corsi di formazione, ricerche e dimostrazioni. Incuriositi ne abbiamo voluto sapere di più e abbiamo rivolto alcune domande all’autore.

Ciao Giordano, cosa stai scrivendo?

Sto scrivendo a quattro mani con Armido Malvolti il terzo volume della saga che vede protagonisti Jago e Marina. Una storia di amore che inizia con i due ragazzini quattordicenni che si scambiano il primo bacio in una cripta (La Casa di Adelasia); prosegue con il grande amore dei sedici anni (Fraora : Il rumore del silenzio che ha appena vinto un premio prestigioso a Firenze); si sviluppa in questo terzo volume, ancora senza titolo, nel quale i ragazzi, trentasei anni in due, devono misurarsi con un evento inconsueto a quell’età: una corposa eredità della quale sono rimasti “vittime".

Bianco Porpora è già in vendita?

Sì, è in distribuzione e le librerie possono già richiederlo. La prima presentazione nazionale è in programma a Livorno il 5 maggio: con me ci sarà anche Malvolti che presenterà uno dei suoi libri.

Abbiamo letto i due libri della saga di Jago e Marina e attendiamo con curiosità il terzo, ora torniamo a quest’ultima fatica. Intanto il titolo: perché Bianco Porpora?

Perché sintetizza il contenuto del libro. Il lettore lo capirà alla fine, dopo essere stato coinvolto in una serie infinita di colpi di scena. I luoghi dove  accadono i fatti descritti li conosco molto bene e altrettanto bene conosco il mondo delle manifestazioni floreali avendoli frequentati per circa cinquant’anni: ne conosco anche  i segreti... Ne approfitto per ringraziare Michela, grafica della Edizioni Helicon, per la stupenda copertina.

E’ forse una tua biografia?

Assolutamente no anche se i luoghi descritti, le manifestazioni, le installazioni floreali sono state realizzate come ho descritto. E’ stato quindi abbastanza facile ambientarvi la storia… o le storie.

Si tratta di un noir?

Sì, è un noir perché non genera sufficiente tensione come dovrebbe fare un giallo: è più soft, più reale anche se a volte la storia mi ha portato a esagerare un po’ nella descrizione di quanto accadeva. Ci sono morti e feriti, tentativi di omicidio non riusciti e indagini accurate. Il lettore, com’è naturale, cercherà sin dall’inizio di individuare il colpevole, ma non sarà così facile, per non dire impossibile.

Hai detto che conosci i segreti di questo mondo: con il tuo libro vuoi farli conoscere anche ai non addetti ai lavori?

Nella prima stesura avevo chiamato le essenze vegetali che descrivo con i rispettivi nomi botanici, poi li ho cancellati usando quelli comuni. Forse ne sono rimasti un paio perché sono ugualmente riconoscibili. Ad esempio: insisto nel chiamare cornus una varietà di corniolo, oppure un giunco  che vive nel lago peruviano di Titicaca e in un lago del trentino sopra Rovereto. In mancanza di un nome comune l’ho chiamato, per forza di cose, col nome scientifico. Volevo “rubare” a questo mondo alcune conoscenze che riguardano la botanica e regalarle al lettore, ma mi sono accorto che non sarebbe servito nell’economia della storia e allora ho preferito rimanere nella più assoluta semplicità.

Ci siamo sempre posti una domanda: “Come nasce un libro”

Questa è una risposta difficile da trovare. Proverò con Bianco Porpora. La storia è nata per gioco ed è stata scritta in poco più di una settimana. A me questo bastava perché avevo vinto la sfida che mi ero lanciato. E’ rimasta in sonno nel mio computer per oltre venti anni finché,  a inizio inverno, ho deciso di risvegliarla. Avevamo da poco pubblicato Fraora ed ero in attesa di trovare un storia nuova; per non rimanere inoperoso ho svegliato Bianco Porpora. L’ho letta e non mi piaceva più! Ne ho parlato con Armido che mi ha fornito alcune dritte e una raccomandazione: “Aggiustala, ma non buttarla perché la storia è bella”. Così ho fatto iniziando dalla fine. Il percorso è stato in salita anche perché nel frattempo era nata l’idea del terzo volume di Jago e Marina, ma ce l’ho fatta e sono molto soddisfatto del risultato. Di più non posso svelare.

Quasi un lavoro a tempo pieno: due libri contemporaneamente.

Diciamo una terapia per mantenere vivo il cervello… o un bel modo di invecchiare.

Hai qualche altra novità nel tuo cassetto?

Sì, ho il romanzo più bello che abbia mai scritto (con Bianco Porpora sono quattro i romanzi pubblicati oltre a una ventina di testi sull’arte floreale).

Il più bello? Ora siamo curiosi. Puoi anticiparci qualche cosa?

Brevemente: due ragazzi partono dal nostro Appennino e vanno a lavorare in città. Lei in un albergo e lui in una locanda piuttosto malfamata dove “lavorano” cinque prostitute... e qui mi fermo. Il finale, anche in questo caso, sarà inaspettato. Esiste una voce narrante che è il monte Cavalbianco che dialoga con l’antica locanda a Reggio: la Locanda dei Tre Notai, che sarà anche il titolo del romanzo. Quando uscirà? Non lo so. A fine novembre sarà nelle librerie il terzo volume di Jago e Marina poi... poi vedremo.