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Le croci nei campi

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Ricordare l'usanza di collocare le croci nei campi ormai è solo un nostalgico ricordo. Almeno nei nostri territori. Ho notato con piacere che molti rispolverano volentieri quel ricordo. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di riproporre l'evento nell'oratorio di Castellaro dal 1995 al 2008, finché le forze ce lo hanno permesso.

La Croce è il simbolo immediato dei credenti, e lo si invocava a protezione di tutte le attività, ma in particolare per il raccolto.

Lungo l'anno erano due le festività che ricordavano l'importanza della Croce: l'Esaltazione della Santa Croce il 14 Settembre, e l'Invenzione della Santa Croce, cioè il ritrovamento della Croce di Gesù  per interessamento di Sant'Elena, madre di Costantino. Oggi le due feste sono state unificate e si festeggiano il 14 settembre.

A inizio maggio il frumento sta producendo il grano: Per Sânta Crûš – al furmênt l'é spigûš (Per Santa Croce il grano mette la spiga).

Da quella data fino alla trebbiatura ha bisogno di protezione. E allora nei giorni immediatamente prima della festa, con verghe di nocciolo, di castagno o di salice, si confezionavano croci, alcune curate altre grezze, vi si inseriva un rametto d'ulivo benedetto, poi la mattina del 3 maggio appena giorno il capofamiglia correva a piantare una croce nella parte alta di ogni campo coltivato a grano. Da noi la Croce restava sul posto per il resto dell'anno. In certi luoghi invece veniva portata a casa quando si raccoglievano i covoni. L'usanza è stata conservata fino a quando non si sono più coltivati i campi a grano.

A Castellaro, come accennato, abbiamo riproposto la benedizione delle Croci e del Pane di San Vincenzo Ferrer per oltre dieci anni. Il pane in onore di San Vincenzo veniva benedetto e distribuito alla fine della cerimonia in ricordo di un miracolo del Santo. Inizialmente la cerimonia si svolgeva nell'oratorio, ma dopo pochi anni non bastava più a contenere la gente per cui ci siamo spostati nell'aia della corte. Lì Don Aldo celebrava la Messa e benediceva le Croci e il pane, Al termine, in processione, si riaccompagnava nell'oratorio la statua della Madonna. Tra le testimonianze ne ricordo una in particolare. Una signora mi si è avvicinare per ringraziare e mi ha detto: “Io non ho più campi da coltivare, ma la Croce la prendo lo stesso e la pianterò in uno dei grossi vasi di fiori davanti a casa”.

Un significato particolare assunse la cerimonia del 2006. Un tempo lungo la strada che da Castellaro conduce a Gombio c'era una grossa Croce di legno, alta più di due metri, collocata su una altura da dove era possibile vedere tutta la valle del Tassobio e quella del Rio Maillo. Qui arrivava la processione delle Rogazioni, e da qui il sacerdote impartiva la benedizione in direzione dei quattro punti cardinali. Vincenzo Costetti, ex finanziere che oggi vive a Brunico ma nato a Castellaro, desiderava mettere un segno in ricordo degli antenati, in particolare del padre che aveva una casa a circa cento metri da quel punto. A quel tempo il terreno era di mia proprietà, per cui non vi furono ostacoli a collocare sul luogo un Crocefisso di stile alpino. Il 30 aprile 2006 mons. Giovanni Costi venne a benedire il Crocefisso. Fu l'ultima processione dall'oratorio di Castellaro alla Costa del Bocco, dov'era l'antica croce.

Savino Rabotti

4 COMMENTS

  1. Provo altrettanto piacere dell’Autore di queste righe nell’apprendere che molti rispolverano volentieri il ricordo dell’usanza di collocare le croci nei campi, un tempo comune anche tra i meno praticanti, quanto a vita religiosa, ma che sentivano verosimilmente il bisogno di quell’alta protezione, specie nei confronti del grano perché significava pane, e credo che all’epoca nessuno, qualunque fosse il rispettivo grado di devozione, pensasse o immaginasse di poter togliere il Crocefisso da aule o luoghi pubblici.

    P.B. 03.05.2023

    P.B.

    • Firma - P.B.
  2. ‘A peste,fame et bello’ , a flagello terrae-motus , a fulgore et tempestate, ut fructus terrae dare….il sacerdote ripeteva queste invocazioni davanti alle croci dislocate in luoghi ben precisi del paese, da secoli mantenute ed accudite dalla popolazione….ahi.., non c’è più la popolazione,e nemmeno i preti,e nemmeno la fede .R icordi che parlano di ‘rogazioni’, processioni cantate, di grandissimo significato. a Gazzano ultime a morire, che io ricordi, attorno al 2010, grazie all’immenso Don Giuseppe, dono di Dio per la nostra montagna. A peste,fame et bello,libera nos Domine…finchè ci sopporti ancora… Cesare

    http://CesareGigli

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