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La Pietra filosofale: il video dell’inaugurazione

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L'Alchimia è l'arte della trasformazione. Erroneamente ritenuta un futile e superstizioso tentativo di tramutare i metalli vili in oro, essa è in realtà vera Filosofia pratica: è una via per trasformare se stessi e la relazione col mondo che ci circonda, non più visto come un oggetto a nostra disposizione, ma come un Tutto Vivente.

Come diceva Hadot: “Questa è la lezione della filosofia antica: un invito per ogni uomo a trasformare se stesso. La filosofia è conversione, trasformazione del modo di essere e del modo di vivere, ricerca della saggezza.”

Come portare questa trasformazione nel mondo? L' arte è la risposta; essa è infatti un linguaggio che, grazie alla forza del Simbolo, riesce a manifestare molteplici livelli di significato nella Realtà, modellandola e creando bellezza da cose che, apparentemente, sono solo scarti.

“La Pietra Filosofale” ideata da Antonella De Nisco dell' associazione LAAI “Laboratorio di Arte Ambientale Itinerante” è un'opera d'arte ambientale partecipata, frutto delle mani e della relazione fra l'artista e gli studenti delle classi quarte I/P/M/Q del liceo “Cattaneo/Dall'Aglio” di Castelnovo ne' Monti.

L'opera  – la cui forma allude alla Pietra di Bismantova – è uno spazio abitabile in cui si può entrare, sperimentando un'apertura verso il cielo, come se il nostro sguardo fosse invitato a seguire il cammino dei rampicanti che la circondano e che si elevano dal terreno; in questo modo, il nostro spirito è invitato a sollevarsi dalla semplice materialità (il piombo) alla pura essenza dell'ideale (l'oro filosofico). L’opera è pensata anche in riferimento ad allieve/i  in “trasformazione”, di passaggio nella scuola e, “attraverso la conoscenza”, proiettati verso l’età adulta.

“La Pietra Filosofale”, composta da una struttura, intrecciata con sfalci, potature e rampicanti, non è solo una  scultura ma è un'opera vivente, che ha messo radici e muterà nel tempo e con le stagioni, richiedendo cura e attenzione.

L’ attività creativa, dell’associazione Laai, mantiene l’obiettivo di sperimentare nuove forme di utilizzo collettivo dello spazio; l’installazione è anche un esercizio creativo, educativo ed esperienziale che Antonella De Nisco e Giorgio Teggi definiscono "manutenzione poetica" ed ha previsto il coinvolgimento delle classi e dei loro docenti in lezioni sul tema dell’arte ambientale, dell’intreccio e della natura. L’incontro con l’artista nella partecipazione e nei laboratori di costruzione è un'esperienza che serve ad approfondire l’osservazione di quello spazio che si trova “tra” le cose, ci invita con il gesto e l’intreccio ad ascoltare, guardare e ri-scoprire tutti quei luoghi vicini a casa  nostra che necessitano di cure,  incontri e socialità diffuse.

L'8 Maggio scorso l'opera è stata inaugurata, con una mattinata che ha visto integrarsi fra loro diversi linguaggi artistici, intrecciati come i rami e materiali naturali che formano l’opera.

Si è iniziato con una performance di danza “Pietra” di Annalisa Celentano, che ha interpretato l'opera col linguaggio del corpo, sulle note di un brano composto per l’occasione da Ciro Nacci.

Si è poi passati ad una “escursione poetica” di Francesco Gelati, che ha letto una poesia composta per l'occasione, che ha poi donato agli studenti.

Infine, gli studenti stessi hanno celebrato l'opera attraverso condivisioni e workshop: gli studenti del liceo linguistico hanno condotto una esperienza di meditazione e lettura, gli studenti del Liceo Scientifico hanno letto alcune riflessioni e gli studenti del liceo delle scienze umane hanno realizzato un testo tramite il cut-up, una tecnica di scrittura che si basa sull'intrecciare assieme brevi testi e frasi per ottenere un componimento nuovo e “casuale”.

Il progetto di arte ambientale “La Pietra Filosofale”, curato dall’artista Antonella De Nisco e fortemente voluto dai docenti della scuola Alessio Bartolucci, Roberto Baldini, Paola Santoro,  nasce nell'ambito della progettazione SNAI per la sostenibilità, in cui il liceo “Cattaneo-Dall'Aglio” ha scelto di lavorare sugli spazi verdi intorno alla scuola, realizzando in collaborazione con l'Istituto “Mandela” un'aula per l'outdoor education.

Il video dell'inaugurazione e della performance “Pietra” è visibile su YouTube

 

Riflessioni degli studenti

Essendo cresciuta vedendo mio nonno intrecciare i vimini per creare delle seggiole mi ha fatto tornare bambina poter essere io ad intrecciare qualcosa. I rami sono tutti uguali agli altri, e,  da soli, se ci pensiamo, non sono nulla di straordinario ma insieme, possono creare qualcosa di stupendo, basta pensare ad un semplice albero. Ecco penso sia un po’ la stessa cosa anche con noi. Insieme siamo in grado di creare qualcosa di stupefacente, qualcosa di bellissimo. Gli intrecci di questi rami possono rappresentare le relazioni con gli altri: non facili, con qualche inghippo ma dove si può sempre trovare una soluzione. Questi intrecci sono la vita, la nostra vita è fatta di relazioni; relazioni difficili, relazioni che si creano e si distruggono e relazioni che durano per sempre. Anche nella nostra pietra ci saranno un po’ di rami che si staccheranno dall'opera e altri che continueranno a sostenersi. La cosa bella è che tutti questi rami, tutte queste relazioni creano la nostra vita. Noi siamo fatti per vivere in relazione con gli altri. Sono gli altri che ci portano a scoprire noi stessi, cosa ci riserva il nostro futuro e la bellezza della vita. Nella nostra pietra filosofale i rami lasciano appositamente un’apertura al cielo, come simbolo di infinito, di libertà. Auguro a tutti di trovare i giusti rami con i quali creare la vostra pietra filosofale e raggiungere il cielo, raggiungere la libertà e la felicità.

(Sofia Bianchi, 4Q)

L’opera in sé si integra perfettamente con l’ambiente circostante e con la Pietra della quale è un’interpretazione. L’immagine ha riportato con immediatezza pensieri e riflessioni diversi, come il cambiamento delle cose e delle persone nel tempo e nello spazio, ma anche in una semplice giornata, ad esempio notando il cambiamento continuo della la luce che filtra attraverso la superficie intrecciata creando mutevoli e vibranti effetti di chiaroscuro. Tutto questo è reso possibile grazie alle piccole fessure create per mezzo dell’intreccio di potature. Questo materiale nella vita quotidiana viene dato per scontato come uno scarto inutilizzabile, ma ciò che abbiamo realizzato ribalta questa consuetudine mostrandoci come attraverso un cambio di punto di vista da qualsiasi elemento si possa creare qualcosa di unico ed inaspettato, dando nuova vita a cose che diversamente andrebbero perdute e non avrebbero occasione di raccontare una storia singolare.

(Monticelli Asia, 4P)

Tutte le installazioni di Antonella De Nisco sono concepite e realizzate sempre per essere inserite in uno specifico contesto; le sue installazioni, infatti, raccontano la storia attraverso metafore del luogo in cui sorgono. Penso che questo tipo di arte sia molto interessante, attuale e allo stesso tempo arcaica. Infatti ci insegna come possono coesistere uomo e natura in maniera pacifica, vivendo in simbiosi ed armonia. Queste non sono opere che vogliono essere semplicemente ammirate, ma vogliono essere lette, interpretate e raccontate. E ciò che si racconta è una storia radicata nel tempo. Sono opere vive, che cambiano insieme all’ambiente circostante e permettono di educare chi le guarda ad una visione diversa del paesaggio, più consapevole, rispettosa e di meraviglia. Spesso siamo inconsapevoli di ciò che ci circonda perché l’abitudine mentale ci impedisce di riconoscere la bellezza.

Osservare una di queste opere o contribuire alla realizzazione come abbiamo fatto noi ci permette di ritrovare il contatto diretto con la natura e un maggiore rispetto nei suoi confronti. Inoltre stare così a stretto contatto con la natura può farci provare uno stato di pace interiore, di conoscenza di noi stessi, riportandoci ad uno stato interiore più primitivo e puro. Nonostante si sia trattato di un lavoro di gruppo, infatti, personalmente l’ho vissuta come un’esperienza intimistica che mi ha permesso di entrare in contatto con il mio io interiore. Il lavorare all’aria aperta, con i miei amici, mi ha riportato un po’ indietro nel tempo, come quando ero piccolo ed era divertente dedicare ore intere al gioco in mezzo alla natura, mi ha aiutato a rallentare i ritmi e a prendermi il mio tempo.

(Caliceti Luca 4P)

Vedere un’opera in mezzo alla natura composta in buona parte da elementi naturali è sorgente di molte emozioni diverse: paura, soggezione, curiosità, fascino, sublimazione. Ogni “faccia” di quest’opera è mutabile e muterà, ciò che vedrai in un momento sarà unico e tu e tu soltanto potrai dire di averlo visto in quel modo; già domani, dopo una notte tempestosa o una calda serata estiva, quell’opera cambierà per sempre e non tornerà più quella di prima.

Penso che la Land Art riesca davvero a umanizzare l’arte, un soggetto vivo che cambia nel tempo e “invecchia”, può essere visto come un limite forse, non è perfetto; per me invece è affascinante, un'opera infinita che va oltre che può vivere e respirare, che oggi c’è e domani sarà qualcos'altro: il concetto del correre contro il tempo, di non avere tempo ma istanti infiniti.

(Benassi Laura 4I)

Impara ciò che deve essere preso sul serio e ridi del resto.

La salita è dura, ma quando arrivi in cima il panorama è mozzafiato: vivere soltanto vivere, in quel momento, in quel luogo. Senza mappe, senza orologio, senza niente. Montagne innevate, fiumi, cieli stellati.

Solo io e la natura selvaggia, noi siamo, quindi io sono.

Non c'è motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perchè ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo; a volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza.

Vivere la vita è una cosa veramente grossa: c'è tutto il mondo fra la culla e la fossa. Sei partito da un piccolo porto, dove la sete era tanta e il fiasco era corto e adesso vivi perchè non avrai niente di meglio da fare finchè non sarai morto.

La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti; da ancora uno sguardo fuori dalla finestra, una brevissima occhiata, per l'ultima porzione di stelle. Poi nel buio, benchè nessuno lo veda, sorride.

Chi vive, quando vive, non si vede: vive. Se uno può vedere la propria vita è segno che non la sta vivendo più: la subisce, la trascina. Morire non è nulla, non vivere è spaventoso.

(cut up della 4)