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Le cooperative di comunità: una risorsa per il territorio

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Attaccamento al territorio, lavoro, servizi ad una popolazione spesso decimata, turismo responsabile, accoglienza, desiderio di tornare o di resistere, valorizzazione dei prodotti locali e del territorio: sono questi i sentimenti e le azioni emerse da tutte le esperienze di cooperazione di comunità che si sono presentate a Castelnovo ne’ Monti nell’ambito del confronto promosso da Confcooperative Terre d’Emilia, prima tappa del “tour”  tra queste esperienze comunitarie e di analisi delle possibilità di sviluppo delle aree appenniniche.

Le coop di comunità reggiane hanno quasi 300 soci, più di 30 occupati, che crescono sensibilmente con gli stagionali, 1,3 milioni di fatturato destinati a diventare quasi 2 milioni nel 2023, riflessioni, prospettive e suggestioni che si possono riassumere nelle parole di Emilio Casalini, giornalista, autore e conduttore del programma televisivo Generazione Bellezza, e di Giovanni Teneggi, responsabile dell’area ricerca e sviluppo di Confcooperative Terre d’Emilia.

“Le cooperative di comunità – spiega - Casalini - sono frutto di una visione altissima su bisogni, aspirazioni e prospettive e, al tempo stesso, sull’impresa, sul lavoro, su conti che devono tornare, e sono chiamate a creare una narrazione del territorio che ridà consapevolezze a chi lo abita e diventa fattore di attrazione per altri”.

Alle coop di comunità reggiane, tutte in vario modo impegnate proprio nel turismo, oltre che nella ristorazione, nella ricettività, nei servizi sociali ad abitanti di piccoli paesi e borghi, nella forestazione, nello sport e nella valorizzazione di tradizioni e storie locali, Casalini ha indicato la più suggestiva via per accrescere l’attrattività dei luoghi.

“Non bisogna spingere –  afferma - su un qualsiasi turismo ad ogni costo, ma puntare sulla valorizzazione del territorio che si narra come luogo desiderabile; è in questo modo che il turismo che verrà sarà esattamente ciò che ogni realtà merita, corrispondendo alla sue vocazioni e caratteristiche, alle sue risorse e vocazioni”.

Per Giovanni Teneggi "le coop di comunità colmano un cratere generazionale tra chi gestiva luoghi e risorse e non c’è più e chi ancora non c’è ma può arrivare”.

Un ruolo, anche questo, riconosciuto trent’anni dopo la costituzione della prima cooperative di comunità reggiana, la Valle dei Cavalieri, grazie alla legge regionale sulla cooperazione di comunità.

“La cosa più importante di quest’atto – spiega il consigliere regionale Gabriele Del Monte, correlatore della legge regionale sulle coop di comunità – è proprio il fatto che esiste, perché riconosce le coop di comunità, il loro ruolo economico e sociale e le rende finalmente partecipi della possibilità di accedere a risorse pubbliche per lo sviluppo”.

Su questo versante, ora, si attende un analogo provvedimento nazionale, che riconosca, tra l’altro, la figura del volontario anche in queste imprese, al pari di quanto accade per le coop sociali.