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Elda racconta: Il grembiule nero

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In tanti mi chiedono come faccio a ricordare tante cose. Ma!!... Questo solo Dio può saperlo!

Vi dirò, ora forse sono arrivata in fondo al pozzo, sì mi accorgo che a forza di attingere l’ho quasi prosciugato, allora ricorro a qualche rimedio, uno di questi si chiama Mirella, mia amica da sempre con un anno più dei miei e la mente lucida più della mia. Ogni tanto le faccio uno squillo e la distolgo dai suoi manicaretti (la cucina è la sua passione) e col mio “ricordi?” lei tira fuori dal suo pozzo un’infinità di cose, che messe assieme alle mie, continuiamo a raccontarvele.

Perciò grazie Mirella dell’aiuto che mi dai stando sempre nell’ombra col tuo carattere educato, gentile, signorile e con questo voi lettori, avrete capito subito di chi vi ho parlato, detto questo ora vi racconto.

Qualche giorno fa mi trovavo seduta con altre signore, su una panchina, una delle poche che sono rimaste per dar ristoro ai viandanti “dove poi saranno finite le ultime tre, fra l’altro molto utili, che si trovavano nella salita del cimitero?” Anche questo solo Dio lo sa.

Torniamo a noi che fra una chiacchiera e l’altra osservavamo una fila di scolari capeggiati da una maestrina che passava nel marciapiede di fronte. Una delle signore anziane fa:

“Vi ricordate quando andavamo a scuola noi, tutte col grembiule nero, il collettino bianco e il fiocco rosa, poi sulla manica sinistra in alto ricamato in rosso c’era il numero romano che indicava la classe che frequentavi una, due, o tre stanghette ecc. La disciplina di allora si notava anche da questo, eravamo tutte uguali”.

Lì per lì ho apprezzato questa battuta, ma col senno di poi, chissà perché, questo “senno” arriva sempre più tardi.

Eravamo tutte uguali? Questo sarà sembrato a te e ci tengo a dire che rispetto il tuo pensiero, ma dal momento che viviamo da un bel po’di tempo in democrazia, penso di poterla raccontare come la penso io. 

Ti dirò, io non mi sentivo affatto uguale con quel grembiule che sapeva tanto di rimedio confezionato con due stoffe diverse e me lo sono dovuto sorbire per ben quattro anni. Come crescevo in altezza continuavano a far scendere l’orlo in fondo lasciato abbondante per la “crescenza” non importava se il corpino invece di finire in vita ormai arrivava sotto le ascelle. I collettini bianchi? Si qualche volta lo erano, ma non tutti e alle volte vi spuntava su una ditata d’inchiostro e quella non era facile toglierla, comunque non immediatamente, quei colletti che non stavano mai fermi e ti si giravano sulla spalla o addirittura sul coppino. E il fiocco rosa? Allora erano di seta e si sgualcivano facilmente, forse qualcuna aveva il ricambio, ma noi figlie di povera gente, la mamma ce lo stirava la mattina tirandolo attorno al tubo della stufa, potete immaginare il risultato.

Non era assolutamente vero che eravamo tutti uguali, chi aveva le maniche troppo corte e chi troppo lunghe, chi lo aveva sopra al ginocchio e lasciava scoperto un pezzo di sottana colorata e chi lo aveva troppo lungo e arrivava dove cominciavano gli scarponi, chi aveva le tasche scucite e fermate alla belle e meglio con una spilla da balia, chi girava con l’orlo penzoloni. Ben poche avevano il grembiule di “satèn” confezionato dalla più brava sarta del paese.

E i maschi? I più grandi con quella specie di giubbotto nero, si dalla vita in su potevano sembrare uguali, ma di sotto? Non tutti potevano permettersi i calzoni alla “zuava” di vigogna grigia. La maggior parte, quando si alzava mostrava due belle pezze nel sedere e magari non dello stesso colore, ma quale uguaglianza, era solo apparenza.

Molto meglio ora con quelle belle felpe colorate e le scarpe da ginnastica ai piedi, così diversi, ma così uguali, chiacchierini sprizzano gioia di vivere da tutte le parti. 

Certo che pensandoci bene non vorrei essere nei panni di queste mamme che fanno a gara per comprare abitini all’ultima moda e “firmati” da far indossare ai figli, con la scusa che i tempi sono cambiati.

Forse l’ideale sarebbe una divisa uguale per tutti, per esempio gli inglesi ci sono arrivati da un bel po’, belle gonne blu pieghettate, calzettoni e maglietta. Tutti uguali, ma per favore niente grembiule nero che mi sapeva così tanto di lutto.

 Certamente i bambini di adesso, non sono da paragonare a quel che eravamo noi, tutti in fila, femmine con femmine, maschi con maschi tutti mesti e silenziosi, se non volevi prendere un’occhiataccia dalla maestra o una tirata veloce d’orecchi fatta dai maestri che avevano il compito di insegnare e educare i maschi. Era quella l’educazione? O era un incitamento alla violenza, usando scappellotti e calci nel sedere? Forse imparavi soltanto, che solo in questo modo potevi ottenere? Fate un po’ voialtri, a me in vecchiaia vengono molti dubbi e devo anche aggiungere, mai nessun genitore che andasse a reclamare, neanche quella volta che un mio carissimo amico, che certamente non lo meritava, tornò a casa con il lobo dell’orecchio lesionato. Lo portarono a far curare al pronto soccorso in silenzio. Si la povera gente reagiva così.

Fatto sta che a me sto grembiule nero proprio non piaceva e hanno dovuto portarlo anche i miei figli, però non vorrei vederlo indossato dai bimbi di adesso, ma una bella divisa seria uguale per tutti, forse toglierebbe la brutta abitudine che sta dilagando nelle scuole, presentandosi abbruttiti da questi “jeans” stracciati e da minigonne vertiginose indossate da 'ste bambine che ancora non sanno cosa vuol dire provocazione e sesso e si mettono in mostra così, perché pensano che ciò faccia solo moda. Non sanno che possono anche essere guardate da persone “malate”… perciò mamme state attente quando comprate abiti ai vostri figli e quando li indossano.

Elda Zannini

2 COMMENTS

  1. Bel racconto, Elda grazie per avere descritto il grembiule nero, con il colletto bianco, e il fiocco rosa, anche mia figlia Giulia la portato, si diceva per essere tutti uguali, lei era felice il giorno della ginnastica che non si indossava, bei ricordi, grazie

    Gilioli Chiara

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