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Elda racconta: Gesù muore sul calvario

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Gesù sorvegliato dal Centurione e da un gruppo di soldati, portando la Croce sulle spalle, avanzava lentamente verso il Calvario.

Lungo la via, molta gente o indifferenti o ragazzi curiosi Lo seguivano.

Fra questi c’erano poche persone amiche e dolenti, Maria Santissima (sua Madre) seguiva il figlio col cuore che le sanguinava dal grande dolore, era sostenuta da Maria Maddalena che amava Gesù con tutto il suo cuore e il discepolo preferito, Giovanni.

Estenuato per gli strapazzi e il sangue perduto, il Divino Maestro non si reggeva più, cadde in terra per ben tre volte.

I soldati temettero che morisse “prima” di essere crocifisso, obbligarono a portare la croce a un contadino che passava di li, un certo Simone di Cirene.

Procedevano lentamente verso questo posto un po’ elevato fuori dalle mura della città.

A un tratto si udirono i pianti e i lamenti, di un gruppo di donne, ma Gesù disse loro:

“Figlie di Gerusalemme non piangete su di me, ma sulla vostra città e i vostri figli (Lui sapeva cosa ne sarebbe stato di questa città).

La tradizione racconta anche che Sua Madre l’aveva incontrata prima di uscire dalla città, con un gruppo di donne, fra queste c’era “Veronica” Che asciugò il volto di Gesù con un panno di lino e l’effige di lui vi era rimasta impressa.

Arrivarono, in cima al Calvario, in Ebraico Golgota.

Con Gesù, c’erano anche due ladroni che dovevano essere crocifissi come Lui.

Prima i soldati offrirono loro una bevanda inebriante con dentro della mirra che li faceva stordire un po’, ma Gesù si rifiutò di berla, voleva offrire la Sua vita per noi in perfetta conoscenza.

Gli ordinarono di sdraiarsi sulla Croce, Lui ubbidì allargando le braccia e offrendo le Sue Sante Mani in modo che potessero inchiodarlo alla Croce, coi chiodi e qualche colpo di martello.

Alzarono questa Croce e l’infilarono nel buco già preparato prima per terra.

Rifiutò un’altra volta la bevanda contenente mirra che gli allungavano.

Sulla croce avevano inchiodato un cartello con su scritto (IN:RI)

Che significava “Gesù Nazzareno re dei Giudei”.

Intanto Gesù spasimava, gli avevano messo in testa anche la corona di spine e il sangue gocciolava dalla fronte fin sul viso.

Gesù durante tutti gli interrogatori aveva sempre taciuto, sulla Croce parlò sette volte.

Con Lui erano stati crocifissi altri due ladroni e uno imprecava.

“Se sei il Figlio di Dio, digli di venirci a liberare”

E le guardie gli facevano il coro, ma Gesù disse:

“Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.

Uno dei due, crocifisso vicino a Lui disse:

“Signore ricordati di me, quando sarai nel tuo regno”.

Egli rispose:

“In verità ti dico, che oggi sarai con me in paradiso”

Presso la Croce poi stavano Sua Madre, la sorella di Leie Maria Maddalena, visto Giovanni lì vicino Disse:

“Donna ecco tuo figlio” e a Giovanni “Ecco tua madre”.

DA quel momento Giovanni si prese cura di Maria.

Intanto il sole si oscurò e le tenebre avvolsero la terra per circa tre ore, da mezzogiorno fino alle tre.

Dopo un lungo silenzio, aprì la bocca divina per mandare un lungo sospiro:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Chi era li vicino fraintese il Suo parlare Ebraico e dissero:

“Sta chiamando Elìa”.

Poi disse:

“Ho sete”

Ma la sua non era sete d’acqua, ma sete del Padre e di redimere tutte le anime.

Uno corse a prendere una spugna l’inzuppò d’aceto poi messala su una canna gli sfiorò la bocca.

Poco dopo, Gesù vedendo che tutto ciò che era stato predetto nelle scritture si era avverato, disse.

“Tutto è compiuto”

Poi mandando un alto grido disse:

“Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito”.

E chinato il capo spirò.

Ed ecco che il velo del tempio si squarciò in due parti da capo a fondo, la terra sussultò, le pietre si spaccarono e rotolarono, si aprirono le tombe e molti giusti resuscitavano il Centurione che stava di guardia a Gesù diceva.

“Egli era veramente il Figlio di Dio” e tutti i presenti se ne andarono battendosi il petto.

Intanto un soldato per rassicurarsi che era proprio morto gli scagliò una lancia nel costato, ma uscirono poche gocce di sangue e un po’d’acqua.

Elda Zannini

Dialetto:Geseò al mòr inséma al Calvàri

Geseò, suveglià a vésta dal centuriun e da un greù ed suldà,al camineva lent vers al Calvàri.

A dre ed Lu a gh’era na meùcia ed curiùs, ma a ghera anch Su Mama cun su surela Maria di Cleofa e maria Maddalena quela clà s’era inamurada ed Geseò e al su apostle preferì Svan.

Urmai Nostre sgnur an sersiva po’ in t’al gamb, pri strapàss e i maltratament, e l’era cascà in tera per ben tre volti.

Alura i suldà per paura c’al murèsa prema d’arivàr insèma. Ian fat purtàr la crus a un cuntadìn c’al paseva ded lè.

As sentiva piansre e lamentas  da na meùcia ed dòni alura Crest al gh’hà dett: “ Han piansì mea per me, ma piansì pri vostre fieò e per Gerusalemme (Lu al saiva cusa asrè capità a ste cità).

Su Mama al’aiva incuntrada prem d’arivàr ed là di mur ed la cità e adesa la gh’andeva adrè cul cor c’agh sanguneva, insem al Veronica chi a un sert punt l’ha sugà la facià ed Nostre Sgnur e questa la gh’era rmasa impresa in t’al sugamàn.

Iarivè insema al calvàri, cun Lu a duvia muri ranch deù ladròn.

I suldà i vrivne fagh bevre na specie ed droga, ma Lu al s’è rifiutà

Po’ i l’an fat asacar insema àla crus per tèra i gh’an inciuldà man e pe, po suvra i gh’an scrett “IN RI” ca vriva dir “Gesù Nazzareno re dei Giudei”

Intant Geseù al stèva mal i gh’aivne anch mès in cò na curuna ed “bòch” el al sangue agh gusèva insema àla faacia.

I deù ladrun insema al crus àtaca a lu i dsivne:

“It dì d’esre al fieol ed Deo, alura ciamle c’al vegna a liberas”.

“Padre perdunia in san mèa quel chi disne”.

Davanti àla crùs a gh’era su Mama cun su surèla e Maria Maddalena e l’è vsin anch Svan.

Alura al Crèst l’ha det .

“Dòna ecco tu fieol”,  po’ a Svan “ecco tu Mama”

E da cul mument lè Svan a n’à po’ lasà la Madòna sula.

Dop un po’ l’ha det:

“Dio mio, Dio mio, perché m’et abndunà?”

Dop un po’:

“Iò se”

Ma la sua la n’era mèa se d’acqua, ma se ed su Padre e se ed perdunar a tanti anme.

Eun l’è caminà a tòr na spògna bagnada int l’asè e agh l’ha slungada vsin àla bòca.

Ala fin l’ha det.

“Teùtt urmai l’è sta fat”.

Po’ un gran sbrài:

“Padre im met in t’al tò man”

L’è mort.

Ecco chi al vel dal tempi al s’è sciancà d’in sèma in fònda, l’è gnu un teremòt i sass i se spchèvne e i rudlevne, al centurùn al dis:

“L’era verament al fieol ed Dio” e teucc indèvne vea picindse al pett in segn ed culpa.

Intant un suldà pr’essre sicur càal fòsa mort al gh’à furà cun la lancia dàla parta dal còr.

Elda Zannini