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l'intervento di alcuni rappresentanti del pd in appennino

«Un maldestro tentativo di scalfire la storia»

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Paolo Ruffini

«Superato lo stupore dovuto alla lettura di una non comune serie di enormità che disegnano la storia distopica di Luca Fiocchi, viene subito da ragionare, mestamente, su quanto siamo ancora lontani, tra noi italiani, a condividere la storia comune che ci ha portato alla Repubblica ed alla sua Costituzione».

Queste le parole di Sergio Fiorini e Francesco Ferretti, rispettivamente segretario Circolo Partito Democratico Villa Minozzo e di Ventasso, e di Paolo Ruffini, coordinatore Partito Democratico zona montana.

Una risposta a Luca Fiocchi, che in una lettera inviata e pubblicata su Redacon, scrive  della resistenza in Appennino.

«Quando si parla di Resistenza – spiegano i rappresentanti del PD dell’Appennino -  si parla di una guerra patriottica combattuta da giovani uomini e giovani donne che non hanno voluto consegnare il nostro Paese all’invasore nazista ed al traditore fascista di esso alleato e servo.

I patrioti furono la parte migliore della gioventù di allora, aResistenzavanguardia di una popolazione vessata, stremata, spesso ridotta alla fame e privata del presente e del futuro. Ci furono quelli, non molti, che non si schierarono, vennero chiamati collaborazionisti, novero da cui scaturirono anche le numerose spie che i resoconti storici ci hanno indicato».

«Il popolo – continuano - anche nella nostra montagna, fu l’habitat dei partigiani e, ai limiti del possibile, li aiutò e li sostenne. Minoritario, dopo l’8 settembre, l’ingloriosa fuga del re e, appunto, l’invasione nazista, divenne il fascismo, la caricatura ancor capace di ferocia di Mussolini, il regime fantoccio».

I rappresentanti dei circoli PD spiegano che «la Chiesa espresse in quei 20 mesi fulgide figure di resistenti, ricordando i più noti, don Pasquino Borghi, parroco di Tapignola, fucilato per aver protetto ed ospitato i partigiani, don GB Pigozzi, parroco di Cervarolo fucilato nell’aia, don Domenico Orlandini di Poiano, partigiano Carlo, fondatore delle Fiamme Verdi, don Vasco Casotti di Febbio, don Venerio Fontana di Minozzo».

E sottolineano che «la neonata Democrazia Cristiana ebbe un ruolo politico importante ai vertici del CLN, ed anche nel CLN montagna che si formò allora, basti ricordare la figura del dott. Pasquale Marconi, e, tra le forze democratiche che fecero uscire il paese dalla dittatura nazifascista, fu uno dei capisaldi della rinascita nella libertà».

«La strage di Cervarolo - affermano -, come quella della Bettola, di Legoreccio, di Minozzo è uno dei tristemente tanti crimini contro l’umanità dei nazifascisti. A Cervarolo come detto furono trucidati il parroco, un disabile, tre ragazzini, un pastore ventenne fu gettato nel dirupo. Alla Bettola persino un neonato, e ci fermiamo qui. Nelle battaglie i partigiani furono colpiti e colpirono, uccisero e vennero uccisi. Ma nulla che assomigli neanche lontanamente alla barbarie delle rappresaglie contro civili inermi.

Fiocchi nega persino la battaglia del 10-14 aprile 1944 in difesa della Centrale di Ligonchio! Vorremmo che fosse ancora con noi Giacomo Notari (Willy), scomparso l’anno scorso e che ricordiamo ed onoriamo, a spiegargli come lui, partigiano a 17 anni, partecipò a quell’azione, anch’essa profondamente patriottica.

Possiamo fermarci qua, solo per riparare a questo maldestro tentativo di scalfire la storia».

E concludono: «Per il presente ci poniamo una domanda: poiché Luca Fiocchi si firma componente del Circolo di FdI Alto Crinale, cosa ne pensano i rappresentanti di questo partito che siedono nei Consigli Comunali o nelle Giunte? Cosa ne pensano gli alleati?

Una parola, un cenno che ristabilisca almeno tra di loro il percorso per la libertà, la Repubblica e la Costituzione, in prossimità dell’80° della Liberazione, forse non guasterebbero».

1 COMMENT

  1. Imparo qui, dal quinto paragrafo, che i “non molti, che non si schierarono, vennero chiamati collaborazionisti, novero da cui scaturirono anche le numerose spie …”, ed essendo la prima volta che lo sento dire, salvo il venir smentito, ne traggo l’idea che possa esservi qualcuno incline a “riscrivere” la storia a propria misura, per adattarla al proprio sentire politico-ideologico, e stupirebbe non poco il fatto che a farlo sia proprio chi rimprovera sistematicamente di “revisionismo” quanti espongono dati, versioni, ed opinioni, non in linea col pensiero “politicamente corretto”, e nel contempo mi sembra quantomeno ingeneroso l’accostare al collaborazionismo persone pacifiche che allora ritennero di non schierarsi (per ragioni che non conosciamo e che dunque non dovremmo catalogare ed etichettare a nostra discrezione).

    P.B. 23.04.2025

    • Firma - P.B.