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LA LETTERA

Altri pezzi delle nostre storie

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Riceviamo e pubblichiamo
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La storia è una materia seria,  si affermava in un articolo di pari titolo, pubblicato su queste pagine il 25 aprile (a firma di un componente della Segreteria provinciale di Sinistra Italiana), quale replica ad una nota  del giorno innanzi, pubblicata come “Chiarezza sull’articolo Resistenza in Appennino”, il cui estensore, dichiaratosi appartenente a Fratelli d’Italia, ha avanzato proprie considerazioni sugli eventi  riguardanti il nostro territorio negli anni che seguirono all’8 settembre 1943, segnati dalla “guerra civile”, inserendovi pure talune informazioni che sino ad ora non erano a conoscenza mia (non penso per mie sviste), e fors’anche di altri.
Nell’articolo che ho menzionato nell’avvio di queste righe, il suo autore sottolineava meritoriamente l’oggettività che deve ispirare la narrazione degli eventi trascorsi, a motivo che, sempre a suo dire, la storia è una materia seria e come tale va maneggiata, concetto  senz’altro ineccepibile, quantomeno sulla carta, al che, in  un mio relativo commento,  mi sono permesso di chiedermi quanta oggettività ci  sia stata nel ricordare le vittime delle Foibe (una storia dimenticata, come viene talora definita), stante il ritardo con cui ne siamo venuti a conoscenza (mentre quei dolorosi e tragici  fatti erano verosimilmente noti da non poco tempo).
Restando nel concreto, allorché veniamo a conoscere aspetti e particolari “inediti” (in ordine a quanto ebbe a succedere allora nei nostri luoghi), perché c’è qualcuno che li segnala, viene da domandarsi se il loro anteriore “oblio” sia dipeso  dal non esserne al corrente, da parte di chi ne aveva scritto in precedenza,  o vi siano a monte altre ragioni, non proprio involontarie, a dispetto della oggettività, e benché detto interrogativo sia per solito destinato a rimanere tale, ossia senza riposta, io credo che ogni pezzo aggiuntivo circa le nostre storie aiuti la comprensione di quegli anni così tormentati e sofferti (e possa pertanto risultare  utile).
                                        Oggettività vorrebbe che  ………
E del resto oggettività vorrebbe  (salvo lo smentirsi,  e a meno che  abbia ad essere una parola di mera circostanza) che si accettasse ogni ulteriore “integrazione” o supplemento,  inerente a quel periodo storico, rispetto a quanto già possiamo sapere, senza che ciò comporti il chiamare immediatamente  in causa propositi di  “revisionismo”, o supposte tentazioni nostalgiche, anche perché non viene comunque meno la possibilità di contestare le “integrazioni”, o ricusarle, dopo di che  ciascun lettore valuterà a proprio  modo, e col proprio metro,  l’insieme delle notizie apprese, anche in base alle rispettive simpatie politiche e convincimenti ideologici.
Sempre in argomento, se ampliamo la panoramica, e pur sapendo di  entrare in un terreno oltremodo  delicato, non mancano di certo i motivi di parlar male  del fascismo e del Ventennio, ma per non venir meno all’oggettività andrebbe pure ricordato che risale a quell’epoca la nascita di ONMI, IMI, INPS, INAIL, IRI, Ente Comunale Assistenza (ECA),  rete degli edifici scolastici, ossia strumenti di riconosciuta valenza sociale, che non riscattano e riabilitano di certo il fascismo, ma il volerlo semmai dimenticare credo porti acqua al mulino di quanti del Ventennio intendono abiurare soltanto le colpe di cui si è macchiato (e non la sua totalità).
P.B.