Sta suscitando accese polemiche il divieto di transito per motocicli e biciclette imposto dalla Provincia di Reggio Emilia sull’ultimo tratto della strada provinciale SP18, che collega Ospitaletto al Passo di Pradarena, al confine con la Toscana.
Il provvedimento, in vigore dal 23 aprile, interessa circa sei chilometri di strada e ha l’obiettivo dichiarato di garantire la sicurezza degli utenti a due ruote, dopo che l’inverno e le recenti precipitazioni primaverili hanno danneggiato il manto stradale e compromesso le barriere di protezione.
La decisione ha però generato un’ondata di malcontento tra gli operatori turistici, le amministrazioni locali e numerosi frequentatori della zona, soprattutto in vista della stagione primaverile ed estiva, periodi cruciali per l’economia dell’Appennino.
A farsi portavoce del disagio sono stati in particolare gli operatori di Ligonchio, frazione del Comune di Ventasso.
Anche il sindaco di Ventasso, Enrico Ferretti, ha preso posizione contro il divieto: «Non condivido questa misura, che rappresenta un danno evidente per il turismo dell’Appennino. Servono soluzioni che garantiscano la sicurezza senza penalizzare l’accesso».
In segno di apertura, la Provincia ha fissato per oggi, (lunedì, ndr) un incontro con lo stesso Ferretti per discutere delle opere necessarie e definire tempi e modalità di intervento. Secondo una nota ufficiale, l’ente sta lavorando alla progettazione dei lavori, con l’obiettivo di aprire il cantiere tra luglio e agosto, compatibilmente con i tempi tecnici della gara d’appalto.
Ma la prospettiva di un cantiere nel cuore della stagione estiva preoccupa tutti.
Un messaggio di fiducia arriva dal sindaco di Villa Minozzo, Elio Ivo Sassi, attraverso un post pubblicato ieri sul suo profilo Facebook: «Oggi ho avuto un colloquio telefonico con il presidente della Provincia, che ringrazio per la disponibilità (polemiche a parte) e che ha confermato la volontà della Provincia di Reggio Emilia, di risolvere il problema già nella giornata di domani».
Lo stesso Sassi nei giorni scorsi aveva dichiarato che «quei cartelli rappresentano un colpo durissimo al turismo, settore fondamentale per la nostra economia. Chiederò una revisione immediata dell’ordinanza e la ricerca di alternative che non danneggino la fruibilità della zona».
Contraria anche la voce del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il presidente Fausto Giovanelli ha invitato a ritirare il provvedimento e sostituirlo con una regolazione della velocità e segnalazioni puntuali: «Penso che il divieto di accesso per moto e biciclette al Passo dì Pradarena dal versante reggiano sia un provvedimento sbagliato, da ritirare subito e sostituire con adeguata segnalazione dei pericoli dei problemi di sicurezza nei punti delicati e regolazione del traffico e della velocità. Questo certamente per le giuste esigenze e richieste degli operatori turistici; ma anche per una più equilibrata e bilanciata valutazione dei problemi di sicurezza e l' interesse generale alla circolazione degli utenti».
Fortemente critico anche il Circolo Fratelli d’Italia Alto Crinale, che ha parlato di «scelta miope che penalizza il turismo montano». Secondo il circolo, la SP18 versa da anni in condizioni precarie e il divieto attuale rappresenterebbe «un’autodenuncia dell’incapacità della Provincia di intervenire con efficacia». Il gruppo ha annunciato l’intenzione di portare la questione all’attenzione della Regione Emilia-Romagna.
Il caso del Passo di Pradarena evidenzia ancora una volta le difficoltà legate alla viabilità appenninica: tra risorse limitate, fragilità idrogeologica e necessità di rilancio turistico, la sfida resta quella di coniugare sicurezza e sviluppo.
L’incontro di oggi in Provincia potrebbe segnare un primo passo verso una soluzione condivisa.
Invece di fare manutenzione ordinaria, meglio mettere divieti. Se fossero provvisori e per breve periodo avrebbero senso ma come si vede dal mattino (strada provinciale Rossendola Vaglie Collagna che vi è da anni) la sera é molto lontana. Occorre oltre che ondignarsi anche operare perché questi divieti non ci siano e quindi far fare pulizia delle cunette e delle caditoie in modo regolare é IMMORALE ed INCIVILE non permettere che mezzi regolari fra cui le moto su cui si pagano tasse possano transitare su strade provinciali.
In un paese serio, dove il servizio pubblico funziona e chi amministra si assume le proprie responsabilità, un cartello del genere non sarebbe nemmeno immaginabile. Quello che la Provincia sta dicendo, in sostanza, è: non siamo in grado di gestire il territorio, non facciamo manutenzione, e l’alto crinale – così come il turismo – non ci interessa.
Tutto questo è ancora più paradossale considerando che il Giro d’Italia passerà proprio da queste zone. Da una parte si cerca di promuovere l’Appennino come meta per il cicloturismo, dall’altra si chiude uno dei passi più belli e meno trafficati della provincia.
Se una strada è pericolosa, si mette in sicurezza, non si scarica il problema su un cartello. Quel cartello è la prova concreta di una rinuncia alle proprie responsabilità. E visto che gli stipendi pubblici vengono pagati con le nostre tasse proprio per gestire situazioni come questa, viene spontaneo chiedersi: se viene meno la responsabilità, ha ancora senso pagare il compenso?
Chiudere quel tratto di strada ad alcune categorie di veicoli, pur avendo il focus sulla sicurezza, mi induce a pensare che in Provincia si sentano soli al mondo.