Nuovamente insieme per Gaza, dopo l'inziativa di sabato scorso che ha visto la partecipazione di una moltitudine di persone insieme per Gaza, gli organizzatori hanno deciso di alzare il tiro e riproporre per questo sabato 31 maggio un nuovo incontro.
L'appuntamento è per le ore 15.00 in piazza peretti 9/F (intorno alla fontana), con musiche, letture, interventi liberi.
Confrontarsi per ascoltare, pensare, condividere.
In quella tormentata terra si sta consumando una tragedia che ognuno di noi vorrebbe veder quanto prima finire, al di là delle rispettive ragioni delle parti in causa, e dal momento che le azioni belliche israeliane vengono motivate, almeno così sentiamo dire, quale forma di pressione per ottenere la completa liberazione degli ostaggi, mi domando perché mai quanti manifestano per Gaza non si pronuncino a favore di tale liberazione, dietro la garanzia internazionale che il suo verificarsi farebbe contestualmente cessare il conflitto e le ostilità in atto.
Posso naturalmente sbagliarmi (nel senso che un pronunciamento del genere può esservi stato e mi è sfuggito), del che mi scuserei subito, ma se così non fosse, e pur nella consapevolezza che si tratta di materia molto complessa e delicata, cui non si addicono di certo soluzioni semplificate, credo che l’iniziativa di cui avanti dicevo non sarebbe fuori luogo, da quanto posso capirne, e porterebbe verosimilmente l’altra parte a rispondere ed esprimersi in merito, fornendo così ulteriori elementi riguardo al comprendere come possa evolvere la situazione.
P.B. 28.05.2025
Penso che tutti siano d’accordo sul fatto che gli ostaggi debbano essere liberati, ma non c’è dubbio a mio avviso che non sia questo l’obiettivo perseguito dalle forze armate e dai politici di estrema destra israeliani. Lo dimostrano le proteste degli stessi parenti degli ostaggi e di una larga parte della società israeliana nei confronti del primo ministro Netanyahu.
L’obiettivo dichiarato è il totale annientamento di Hamas, ma quello reale è l’annientamento della popolazione Palestinese in generale. Ricordo che solo pochi giorni fa il politico israeliano Moshe Feiglin, leader del partito di estrema destra Zehut, ha dichiarato alla tv israeliana che “Ogni bambino, ogni neonato a Gaza è un nemico. Il nemico non è Hamas…Dobbiamo conquistare Gaza e colonizzare e non lasciarci un solo bambino come abitante. Non c’è altra vittoria”.
Visti i numeri in gioco (decine e decine di migliaia di morti, in gran parte bambini), e vista la palese irrilevanza della questione ostaggi per il governo di Israele, credo che in questo momento sia necessario concentrarsi sul fermare questo genocidio, a meno che non si voglia come spesso accade minimizzare la questione con il collaudato metodo del “benaltrismo”.
Mentre Andrea sembra non aver dubbi sul fatto che l’obiettivo perseguito “dalle forze armate e dai politici di estrema destra israeliani” non sia la liberazione degli ostaggi, io non mi ritengo in grado (come tanti altri, penso di poter supporre) di sapere quali siano gli obiettivi delle operazioni belliche condotte da quel Governo, ma la liberazione degli ostaggi mi pare essere una motivazione ripetutamente menzionata e ascoltata da quando è iniziato il conflitto, e credo possano leggersi in tal senso anche “le proteste degli stessi parenti degli ostaggi”.
Io non so come Andrea possa parlare di “palese irrilevanza della questione ostaggi per il governo di Israele”, ma in ogni caso, almeno secondo il mio modo di ragionare, le manifestazioni riguardanti l’una o altra materia dovrebbero essere anche propositive, ossia includere proposte realistiche per cercar soluzioni riguardo ai problemi volta a volta in causa, e se quella della liberazione di tutti gli ostaggi, con contestuale fine delle ostilità, cadesse semmai nel vuoto, fornirebbe comunque elementi per orientare le eventuali prossime iniziative per la pace.
P.B. 30.05.2025
Io penso che basti informarsi e leggere le dichiarazioni delle parti in causa per giungere alle conclusioni da me precedentemente esposte, una su tutte che le proteste dei parenti degli ostaggi (ed aggiungo anche degli ex ostaggi già liberati) sono tutte indirizzate verso il governo Netanyahu e le azioni dell’IDF che mirano più alla vendetta verso Hamas e verso gli (innocenti) abitanti di Gaza, che alla liberazione degli ostaggi.
Si può facilmente capire, a mio avviso, che la liberazione degli ostaggi non potrà mai avvenire fino a quando l’accanimento dell’IDF sui civili non terminerà, ed anche che i governi occidentali non hanno alcuna possibilità di fare pressioni di alcun genere su Hamas, mentre potrebbero tranquillamente tentare di agire sull’altra parte in causa, che è a tutti gli effetti un alleato dei paesi occidentali e dell’Italia. Ritenere realistica la proposta, come governo Italiano o come paesi occidentali di protestare (o anche negoziare) con Hamas per giungere alla liberazione degli ostaggi è, a mio modesto parere, totalmente fuori da ogni logica.
Dal ragionamento di Andrea traggo che, a sua opinione, il nostro Governo potrebbe agire su una soltanto delle due parti in causa, e a me sembra che lo stia già facendo, anche con pronunciamenti piuttosto chiari.
Tra gli oppositori del nostro Governo c’è invece chi ritiene insufficiente tale suo agire, e vorrebbe che venissero sospese le relazioni diplomatiche con Israele, quale forma più forte e decisa di protesta.
Ma se venisse dato ascolto a detti oppositori, mi chiedo come potrebbe intervenire il nostro Governo su quello israeliano, una volta sospese le relazioni diplomatiche (forse Andrea conosce il modo per uscire da siffatta contraddizione).
P.B. 04.06.2025
Non sta a me trovare il modo di uscire da “siffatta contraddizione”, visto che io non ho mai sostenuto che bisogna sospendere le relazioni diplomatiche. Sarebbe invece opportuno, per esempio, applicare sanzioni e interrompere la vendita di armi per esempio. Esattamente come si fa con la Russia. Ma…come scrive sempre lei? Due pesi e due misure?
A me sembra che le sanzioni non giovino granché all’azione diplomatica, la quale si propone per solito di trovare punti di mediazione tra le posizioni delle parti in causa, ossia i cosiddetti “punti di caduta” accettabili dalle stesse, il che mi fa pensare che chi manifesta per Gaza dovrebbe anche indicare quale può essere nella fattispecie il punto di caduta.
P.B. 05.06.2025
Quindi, se non ho capito male, P.B. sta criticando l’azione diplomatica del Governo Meloni nei confronti della Russia, visto che da anni sta sostenendo l’uso di sanzioni per cercare di risolvere il conflitto in corso…
https://www.iltempo.it/politica/2022/12/12/news/giorgia-meloni-g7-sanzioni-russia-guerra-ucraina-vladimir-putin-zelensky-olaf-scholz-34184285/
Con tutta la simpatia che posso avere per Andrea, al quale riconosco di non sottrarsi al confronto (diversamente da chi, anche su queste pagine, dà “lezioni”, o fa i propri “sermoni”, salvo poi evitare il contraddittorio, sistematicamente o quasi), mi sembra che i due contesti o scenari siano piuttosto differenti, e difficilmente comparabili.
Lo stesso Andrea, del resto, nel suo commento del 31 maggio, diceva che i governi occidentali “potrebbero tranquillamente tentare di agire sull’altra parte in causa, che è a tutti gli effetti un alleato dei paesi occidentali e dell’Italia”, mentre non mi sembra potersi parlare di eguale alleanza per la Russia (senza entrare nel merito di cosa sia giusto o sbagliato).
E quando si vorrebbe convincere un alleato, trovo abbastanza improprio, se non controproducente, ricorrere alle sanzioni, e circa quelle adottate verso la Russia (giuste o sbagliate che siano), non mi paiono il frutto di decisioni del solo Governo Meloni, perché se non erro pure altre forze politiche dell’arco costituzionale di casa nostra sono sulla stessa lunghezza d’onda.
P.B. 08.06.2025
Con tutta la simpatia che anche io nutro per P.B. penso che se si considerano le sanzioni un ostacolo alle relazioni diplomatiche ed uno strumento inefficace come deterrente, essendo questa un’affermazione di carattere generale dovrebbe valere sempre, indipendentemente dal fatto che un paese che commetta crimini di guerra sia o meno un alleato. La mia impressione è piuttosto che si tenda a fare una distinzione sui comportamenti semplicemente a seconda di chi li metta in atto, giustificando a priori il governo della propria parte politica facendo così “due pesi e due misure”.
Riguardo poi alle “altre forze politiche dell’arco costituzionale di casa nostra” sono fermamente convinto che un governo di differente colore politico (nella fattispecie dei partiti che sono oggi all’opposizione e che oggi protestano) si comporterebbe esattamente nello stesso modo.
A prescindere da tutti i chiaroscuri, sono lontani i tempi in cui la politica era una cosa seria, e a prescindere dai giudizi sul personaggio sono convinto ad esempio che con Bettino Craxi presidente del consiglio le cose sarebbero andate ben diversamente, non avendo egli mai nascosto il suo sostegno alla causa palestinese ed avendo egli dimostrato il coraggio delle proprie azioni quando si trattava di questo tema.
Cordiali saluti
Nel sentir ricordare Craxi, rammento a mia volta, con sconsolante tristezza, i tanti che all’epoca ne reclamavano un trattamento da “malfattore”, misconoscendone le doti di statista, e il prestigio cui aveva portato il Belpaese fuori dai confini nazionali, frutto del ruolo che aveva esercitato a livello di questioni internazionali (area mediterranea in particolare, o comunque inclusa), e se tra i suoi accusatori di quel tempo c’è stato chi si è poi ricreduto, dopo aver compreso quanto gli accadimenti di allora ci avessero privato di una preziosa risorsa politica, altri hanno invece conservato i sentimenti di astioso livore verso la sua figura.
P.B. 10.06.2025