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Lupo, stop alla protezione assoluta in Europa: cosa cambia

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Con l’entrata in vigore del nuovo status giuridico del lupo a marzo 2025, si apre una fase delicata per la gestione di una delle specie simbolo della fauna selvatica europea.
In questo articolo spieghiamo cosa è cambiato nella normativa europea, quali sono le motivazioni del declassamento, le reazioni di associazioni ambientaliste, e cosa potrebbe accadere in futuro.
Diamo spazio anche alla voce di un esperto sul campo, per capire cosa implica davvero questa decisione per l’Italia e le politiche regionali di conservazione.

Cosa cambia con il nuovo status di protezione del lupo

Da specie “rigorosamente protetta”, il lupo è stato riclassificato come “protetto” a livello europeo, nell’ambito della Direttiva Habitat.
Secondo il Consiglio dell’Unione Europea, il cambiamento si basa sull’aumento e la stabilizzazione delle popolazioni di lupo in molte regioni del continente. L’obiettivo dichiarato è offrire agli Stati membri maggiore flessibilità nella gestione della specie, in particolare dove si registrano conflitti con l’allevamento e l’agricoltura.

Le critiche delle associazioni ambientaliste

La decisione ha sollevato forti critiche da parte di organizzazioni ambientaliste e associazioni per la tutela della fauna selvatica.
Molti contestano la mancanza di basi scientifiche solide per il declassamento e temono che questo possa tradursi in un aumento degli abbattimenti legali del lupo, compromettendo gli sforzi di conservazione degli ultimi decenni.

In Italia, alcune associazioni hanno già presentato ricorsi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiedendo l’annullamento della decisione e contestando il processo decisionale.

Perché se ne parla adesso?

La modifica era stata approvata a fine 2024, ma la notizia ha acquisito rilevanza mediatica solo con la sua entrata in vigore nel marzo 2025.
A rilanciare il dibattito sono stati anche i ricorsi legali e le discussioni politiche sulle nuove modalità di gestione della fauna selvatica.

Quali prospettive per il lupo in Europa?

Il futuro del lupo dipenderà molto dalle politiche adottate a livello nazionale e regionale.
In attesa del pronunciamento della Corte UE sui ricorsi, gli Stati membri dovranno rivedere le proprie strategie per bilanciare la tutela della specie con le esigenze economiche e sociali dei territori.

Il punto di vista tecnico, Luigi Molinari: “Più flessibilità, ma entro limiti precisi”

Luigi Molinari, tecnico faunistico del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, chiarisce cosa significa concretamente il nuovo scenario normativo per l’Italia:

«Il nuovo status del lupo non comporta automaticamente l’apertura della caccia: non sarà inserito nel calendario venatorio. Tuttavia, apre la strada a una maggiore flessibilità per quanto riguarda gli abbattimenti selettivi. Questo significa che, in futuro, sarà meno complesso autorizzare interventi nei casi ritenuti necessari, ma sarà comunque necessario modificare le normative nazionali e regionali attualmente in vigore, a partire dalla legge 157 del 1992 (la legge sulla caccia) sulla protezione della fauna selvatica.

ISPRA ha già espresso il proprio parere: pur riconoscendo che lo stato di conservazione del lupo permette interventi limitati, ha posto un tetto massimo agli abbattimenti. In Emilia-Romagna, ad esempio, si parla di un massimo di 9-15 lupi potenzialmente abbattibili. Non è un via libera indiscriminato: le Regioni potranno agire solo entro limiti ben definiti.

Questo non significa che da domani si potrà sparare ai lupi. Anche con la ratifica, il quadro resterà regolato: ogni abbattimento dovrà comunque essere giustificato da situazioni specifiche, e non ci sarà alcun effetto demografico significativo. Uccidere uno o due esemplari per provincia, ad esempio, non ridurrebbe le predazioni sugli animali domestici, né risolverebbe i conflitti.

È una questione complessa e molto dipenderà dalle spinte politiche e dalla volontà delle singole Regioni».

La nota della LAV sulla caccia al lupo   

«Il voto degli europarlamentari e la ratifica del Consiglio dell’UE rappresentano una scelta ideologica filo-venatoria, priva di fondamento scientifico», dichiara Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici della LAV. «La scienza e l’esperienza dei Paesi dove la caccia al lupo è già attiva dimostrano che uccidere i lupi non riduce le predazioni, ma anzi può aumentarle. Inoltre, non favorisce l’accettazione sociale della specie, come confermato dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l’organizzazione scientifica più autorevole al mondo in materia di conservazione»

In Italia, ogni anno, quasi tre milioni di pecore finiscono nei macelli, con circa 300.000 agnelli uccisi solo durante il periodo pasquale. È quindi inaccettabile che, con il pretesto delle circa 9.000 predazioni annue attribuite al lupo, si apra la caccia a questa specie protetta, mentre i dati degli allevatori indicano che tali predazioni riguardano tutte le specie allevate.

«Ribadiamo la nostra ferma opposizione all’apertura della caccia al lupo», conclude LAV. «La modifica alla Direttiva Habitat deve essere contrastata con tutte le forze a livello nazionale. Formalmente, il governo ha 18 mesi per recepire la normativa, ma temiamo che il ministro Lollobrigida acceleri i tempi in soli 18 giorni. È inaccettabile che la politica utilizzi gli animali come strumenti per raccogliere consenso, ignorando la scienza e cedendo alle pressioni del mondo venatorio e allevatoriale. Non lasceremo i lupi nelle mani dei loro aguzzini politici».

1 COMMENT

  1. Se il “declassamento” del lupo intende ridurre le sue azioni predatorie, c’è chi prevede scarsi o nulli risultati, visto che gli eventuali abbattimenti riguarderanno verosimilmente un numero limitato di esemplari, tale cioè da non incidere sul fenomeno predatorio, ma potrebbe anche succedere che il predatore, dato per essere un animale alquanto intelligente, avverta che qualcosa è cambiato nei suoi confronti, e ritorni a temere l’uomo al punto di mantenersi quanto più possibile distante dagli abitati e insediamenti zootecnici.

    Posso naturalmente sbagliarmi, ma a me pare che l’obiettivo delle nuove norme non sia tanto quello di ottenere una drastica o significativa riduzione di questa specie, quanto piuttosto svolgere una sorta di “deterrenza”, in modo da indurre il lupo a preferire gli ambiti meno antropizzati o meno popolati, e ridurre così le occasioni di contatto con l’uomo e le sue attività, il che potrebbe pure giovare al futuro di questo controverso inquilino delle selve (le quali vanno estendendosi in parallelo al ridursi dei terreni coltivati)

    Al momento non sappiamo come verranno organizzati gli “abbattimenti selettivi”, ma se casomai riguardassero in primo luogo i soggetti “confidenti”, o comunque li includessero, vi rientrerebbero probabilmente anche quelli che sono stati spesso supposti quali ibridi (frutto dell’incrocio lupo-cane, e quindi meno diffidenti rispetto all’uomo), talché ne trarrebbe beneficio il patrimonio genetico del lupo, ove giustappunto gli esemplari ibridi rappresentassero un reale problema in tal senso (come più volte è capitato di sentir dire).

    Mi sembra di aver recentemente letto che una delle nostre Regioni starebbe pensando di autorizzare l’impiego di proiettili di gomma, quale deterrenza nei confronti del lupo, e qualora il metodo venisse effettivamente applicato, una relativa fase di sperimentazione potrebbe servire a comprendere se pure tale strumento riuscirebbe a dar risultati, e in ogni caso io credo che potremmo sentirci un po’ tutti soddisfatti se l’una o altra forma di dissuasione funzionasse, posto che se ne avvantaggerebbe la convivenza uomo-lupo.

    Infine, in talune prese di posizione a favore del lupo mi sembra di scorgere una qualche dose di noncuranza verso il settore zootecnico, posto che paiono darsi per fisiologiche le perdite di animali allevati dovute al lupo, mentre io penso invece che la nostra agricoltura meriti grande rispetto, e si debba pertanto cercare coralmente di far sì che il lupo cerchi il suo sostentamento alimentare tra gli ungulati selvatici (nell’ambito silvestre, peraltro in continua crescita), così da fungere anche da regolatore della loro espansione numerica.

    P.B. 08.06.2025

    • Firma - P.B.