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L'intervista

Come nasce Casalions: giovani, comunità e amore per l’Appennino

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In un tempo in cui i piccoli borghi rischiano l’abbandono e l’oblio, c’è chi sceglie di restare, o di tornare, per prendersene cura. È da questo desiderio profondo che nasce Casalions, una nuova realtà nata a Casalino, nel cuore dell’Appennino reggiano. Più che un’associazione, è un gruppo di persone animate da uno spirito comune: valorizzare il territorio, riscoprirne la storia, e soprattutto farlo vivere, con iniziative che uniscano natura, comunità e tradizione.

In questa intervista, i fondatori ci raccontano come è nato il progetto, qual è il legame che li unisce a Casalino e cosa significa oggi, per loro, impegnarsi in prima persona per un futuro più vivo e condiviso nelle terre alte.

Come nasce l’idea di creare Casalions ?

L’idea di creare Casalions nasce da un bisogno condiviso: quello di fare qualcosa di concreto per il nostro paese, per valorizzarlo e farlo vivere davvero. È nata spontaneamente da un gruppo di persone unite dall’amore per il territorio e dalla voglia di attivarsi, di mettersi in gioco e dare un contributo reale alla comunità. Ci teniamo a dire che non siamo i primi né gli unici a muoverci in questa direzione: siamo solo gli ultimi arrivati. A Piolo, Montecagno, Primaore, Ligonchio, Ospitaletto e in tante altre frazioni, ci sono realtà che già da anni si impegnano con passione per tenere vivo il territorio. Realtà che stimiamo molto e che ci hanno anche dato una mano. Crediamo che il modo migliore per far crescere questi luoghi sia proprio unire le forze.

Chi sono i fondatori e qual è il vostro legame con Casalino?

Siamo un gruppo di persone legate a Casalino in modi diversi: c’è chi ci vive tutto l’anno, chi torna appena può, chi ci è cresciuto o ci ha passato tante estati. Tutti, però, abbiamo un legame profondo con questo posto: ci sentiamo a casa e vogliamo fare qualcosa di bello per farlo vivere e crescere.

Il nome “Casalions” è molto particolare: ci raccontate come è nato e cosa rappresenta per voi oggi?

Casalions è un gioco di parole nato per caso durante un torneo di beach volley. Oggi per noi rappresenta lo spirito del gruppo: unito, coraggioso e con tanta voglia di fare.

Avete già avviato alcune iniziative? Ci sono attività in programma per l’estate o il prossimo autunno?

L’inaugurazione del sentiero per la miniera degli Schiocchi è stata organizzata dall’Associazione Pro Natura, alla quale siamo molto grati per averci dato l’opportunità di partecipare e farci conoscere. Stiamo lavorando a nuovi eventi che uniscano natura, socialità e tradizione, con l’obiettivo di coinvolgere sempre più persone e valorizzare il territorio.

Quali strumenti usate per comunicare con soci e simpatizzanti (social, incontri, newsletter)?

Usiamo principalmente i social, come Instagram e Facebook, per aggiornare e coinvolgere le persone. In paese ci affidiamo anche al passaparola e ai classici volantini. E quando possibile, organizziamo incontri dal vivo, che restano il modo più bello per confrontarsi e condividere idee.

La burocrazia è spesso un ostacolo per le piccole realtà. Com’è stato il processo per fondare ufficialmente la Pro Loco?

Da soli sarebbe stato difficile, ma l’essere un gruppo unito ha fatto la differenza. La burocrazia è stata lunga e ha richiesto attenzione e pazienza, ma grazie alla determinazione del gruppo e a qualche supporto esterno, tutto è diventato più gestibile.

Qual è il valore che vedete nel territorio, nella natura, nella storia di Casalino e Cà Bracchi?

Questo territorio è un patrimonio prezioso, spesso sottovalutato. È un tesoro fatto di natura, storia e tradizioni. Casalino e Cà Bracchi custodiscono storie che rischiano di perdersi, ma che meritano di essere raccontate. Per noi, valorizzare tutto questo significa far riscoprire l’importanza di un luogo che ha ancora tanto da offrire.

Cosa direste a un giovane che vorrebbe tornare a vivere in Appennino ma ha paura delle difficoltà?   

Diremmo che è normale avere paura, ma che vale la pena ascoltare quella voce interiore. Vivere qui non è sempre facile, ma si può davvero costruire qualcosa, trovare un ritmo più umano, sentirsi parte di una comunità. E soprattutto: non si è soli. Ci sono sempre più giovani che stanno facendo questa scelta, e insieme si può creare una rete che sostiene e dà forza.