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COPERTURE DI AMIANTO: A CHE PUNTO SIAMO IN APPENNINO?

63 campi da calcio d’amianto sui tetti delle case di 7 comuni

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Amianto

63 campi da calcio d’amianto sopra i nostri tetti in Appennino.

È quanto emergeva da una una rilevazione commissionata dall’Unione dei comuni, nel 2017 quando vennero censiti 1856 tetti di fabbricati coperti con Eternit. Una situazione che da allora è probabilmente evoluta con rimozione a cura dei privati, ma anche con abbandoni illeciti in luoghi non autorizzati a ricevere il pericoloso materiale edile oggi vietato.

L’AMIANTO NELLE COSTRUZIONE E IL DIVIETO IN VIGORE

L’amianto, infatti, un tempo ampiamente utilizzato nelle costruzioni, ora è riconosciuto come un materiale pericoloso per la salute. È dal lontano 1992 che in Italia è vietato produrre manufatti contenenti amianto e dal 1994 proibita l’importazione e la vendita.

Da allora la rimozione delle coperture in amianto rimane un tema cruciale per la salute pubblica. Dal punto di vista chimico-fisico, l’asbesto (o più comunemente amianto) è un insieme di minerali fibrosi appartenenti alla numerosa famiglia dei silicati – la più diffusa sulla litosfera -  fra i quali si annoverano le argille, i feldaspati, le miche, il talco,…

UN MATERIALE CANCEROGENO

Purtroppo solo nella seconda metà del Novecento è stato determinato con certezza che le polveri contenente amianto, se inalate, possono causare patologie come l’asbestosi e il mesotelioma pleurico. L'amianto venne infatti ufficialmente riconosciuto come cancerogeno certo per l'uomo nel 1977 dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), con sede a Lione. Questa classificazione avvenne dopo una valutazione molto rapida, data la forza delle prove scientifiche disponibili già allora. Ma i primi sospetti sui rischi per la salute legati all'amianto risalgono addirittura all'inizio del XX secolo. Già negli anni '20 si parlava di asbestosi, una malattia polmonare causata dall’inalazione delle sue fibre.

DOVE È ANCORA PRESENTE E COSA PREVEDE LA LEGGE

Se da una parte abbiamo la sicurezza che da oltre trenta anni non si utilizzano più manufatti, lastre e coperture contenente asbesto, dall’altra, non è noto quanti sono ancora i tetti nella nostra Provincia e nella nostra Regione che contengono amianto, molti dei quali diventati ancora più pericolosi poiché l’ingiuria del tempo passato e l’incuria può far disperdere le loro fibre nell’ambiente circostante.

La legge impone ai proprietari la rimozione delle lastre di amianto quando risultano friabili, danneggiate, deteriorate oppure in caso di demolizione o ristrutturazione del fabbricato.

Di converso, per il mantenimento delle coperture esistenti, a richiesta, il proprietario deve produrre al proprio comune una dichiarazione di un tecnico (da ripetersi periodicamente) che sotto la propria responsabilità attesti l’integrità delle lastre; integrità ormai quasi impossibile da riscontrare, a dispetto del nome, in lastre di Eternit di oltre trenta, ma anche cinquanta o 60 anni di vita!

LA SITUAZIONE IN APPENNINO NEL 2017…

Come accennato, secondo una rilevazione commissionata dall’Unione dei comuni, nel 2017 nel nostro Appennino c’erano 1856 tetti coperti con Eternit, pari a 443.360 metri quadrati (oltre 44 ettari, ossia circa 63 campi da calcio); una presenza di circa 13 mq per residente. Neanche tanti se paragonati ad altre realtà emiliane che una presenza ben maggiore.

Considerando che il 54% delle coperture in amianto in Appennino riguarda tetti estesi fino a 100 mq, si deduce che la maggioranza del fenomeno è frazionata fra molti proprietari.

Oggi non conosciamo con la stessa precisione dell’indagine del 2017 quanto amianto sia ancora distribuito nei sette comuni dell’Appennino reggiano a minacciare la salute dei montanari.

… E OGGI

In assenza di dati aggiornati, con una buona approssimazione si può solo ipotizzare che siano ancora tantissime le coperture di fibroamianto presenti nei nostri monti e nelle province emiliane; inoltre è quasi impossibile che lastre con una età media di mezzo secolo di vita siano ancora integre.

Secondo gli esperti interpellati da Redacon, con un così alto numero di lastre di Eternit da eliminare, è ipotizzabile una impennata di richieste di demolizione con conseguente aumento dei prezzi delle imprese specializzate nella rimozione delle lastre e nella eliminazione della loro pericolosità mediante inertizzazione nel cantiere, e una impennata dei costi del loro stoccaggio perpetuo che dovrà avvenire in appositi siti autorizzati.