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“Dalla crisi si esce con nuova economia sociale e sussidiarietà”

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“Da questa crisi non si esce ricercando solo risposte economiche o finanziarie: c’è una coesione sociale da rilanciare e sulla quale fare leva, e c’è una sussidiarietà fra tutti i soggetti privati e i soggetti pubblici che va messa in campo subito, per fronteggiare emergenze ma anche per ridare una prospettiva di sviluppo al territorio”.

E’ questa una delle indicazioni di fondo emerse dalla relazione presentata da Giuseppe Alai, presidente di Confcooperative, all’assemblea annuale della centrale cooperativa.

“Dove dobbiamo andare per rigenerare crescita – ha proseguito Alai – non ce lo possono dire le agenzie di rating, né semplicemente quei mercati che da millenni sono mossi da un principio unico e condiviso sia da chi vende che da chi compra, ovvero ottenere nello scambio il massimo profitto”.

“Questa logica – secondo Alai – oggi rischia di portare alla cannibalizzazione tra imprese e sta producendo lacerazioni gravi sia nell’economia che nel tessuto sociale: la risposta non può che essere la ricucitura di queste relazioni con azioni che finalmente ci portino a costruire un’economia impregnata di sociale, un’economia in cui le cooperative, le società di capitale, le banche e le istituzioni riprendono la via di una sussidiarietà autentica, fondata innanzitutto sulla consapevolezza che un modello di sviluppo basato principalmente sulla crescita della produzione e sulle risorse finanziarie rese disponibili da terzi è del tutto superato, come purtroppo dimostra in modo eclatante la crisi delle costruzioni”.

La nostra responsabilità è crescente, la cooperazione, è ancora e lo resterà per molto tempo, lo strumento più idoneo per generare la tenuta sociale delle comunità avvalendosi del lavoro, delle capacità e dell’intelletto delle persone.

E la prima questione sulla quale è urgente rilanciare coesione sociale – ha proseguito il presidente di Confcooperative – è il lavoro, che è il fine della solidarietà che unisce i soci nelle cooperative e li rende capaci di far sì che i principi di equità e di democrazia economica che animano le imprese si traducano in occupazione, reddito, mutualità allargata nelle realtà locali”.

E proprio su questi temi, parlando agli esponenti delle imprese aderenti a Confcooperative, Alai ha aggiunto che la responsabilità dei cooperatori è crescente, “perché la cooperazione resta lo strumento più idoneo per assicurare tenuta sociale nelle comunità, orientando le persone a condividere il lavoro, le capacità, gli impegni e una cultura orientata alla solidarietà.

Confcooperative è giunta all’appuntamento assembleare con alle spalle un 2012 che ha registrato un fatturato in crescita per il 48,7% delle imprese, una stabilità per il 20,5% e un calo che riguarda il 30,7% delle imprese, con punte largamente superiori alla media nel comparto del lavoro e servizi, con il 54,5% delle imprese che segnalano cali, e nella solidarietà sociale, dove le imprese segnate da flessioni sono state il 37,5%

Nonostante il difficile andamento, tiene però l’occupazione: su oltre 17.000 occupati, solo 445 risultavano infatti segnati dall’applicazione di ammortizzatori sociali.

 

 

1 COMMENT

  1. Dalla crisi si esce anche e soprattutto liberando le poche energie rimaste dal gioco afflittivo della burocrazia inutile che imperversa in modo improprio rispetto l’evoluzione della situazione economica. Faccio un esempio: non può ammettersi un livello di burocrazia e adempimenti “contenitivi” da boom edilizio ed economico quando il livello è tornato ad essere quello degli anni ’50. E’ un controsenso in termini. La normativa urbanistica ed edilizia oggi è centinaia di volte maggiore di quella che c’era quando l’Italia conobbe un suo benesse, da cui oggi è da ritenersi impropria, non più adatta. Lo stesso dicasi per il carico fiscale che all’inizio degli anni ’70, ad esempio, non contemplava neanche l’esistenza dell’IVA. Se la spesa pubblica è eccessiva rispetto alla produzione generale significa che va proporzionalmente abbassata e non solo nei luoghi comuni, ma in tutti quelli che si sono aggiunti dagli anni ’50 ad oggi. Altrimenti si deve accettare questo disatroso declino, perchè non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

    (Marco)

    • Firma - marco